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Italians, prima nazionale per una commedia intelligente che fa sorridere e riflettere: interpreti Carlo Verdone, Sergio Castellitto e Riccardo Scamarcio. Regia di Giovanni Veronesi

13/01/2009 18:58

Giovanni Veronesi ha presentato ieri pomeriggio a Firenze, al cinema Variety di via del Madonnone, in anteprima nazionale, il film Italians, una pellicola che ha, come interpreti, Carlo Verdone, Sergio Castellitto e Riccardo Scamarcio. Forse, il più bel complimento che si può fare a Veronesi è che la sua commedia non solo non è stupida, non soltanto non è volgare, non solamente non ha né capo né coda come la maggior parte delle commedie all'italiana che arrivano sugli schermi, soprattutto, nel periodo delle festività natalizie con il solo scopo di raccogliere i quattrini dei beoti che, al cinema, ci vanno solo una volta all'anno. Italians è un film che piace perché è fatto e girato con naturalezza e semplicità, perché lascia allo spettatore la libertà di decidere se riconoscersi o meno nei protagonisti del film. Al termine della proiezione si sono sentite, dai giornalisti presenti, domande che a tutto miravano fuorché a cogliere l'essenza stessa della pellicola, così bene illustrata, invece, da Giovanni Veronesi.

Questo film non pretende di rappresentare la verità assoluta, ma nemmeno è fatto solo di luoghi comuni. Purtroppo sono proprio i luoghi comuni, spesso, a essere tremendamente e, a volte, tristemente, rappresentativi della realtà. E questo lo ha capito benissimo Veronesi, che senza presunzione e, anzi, con molta umiltà, si è calato nella parte di chi vuole raccontare e raccontarsi senza piangersi addosso né incensarsi, ma, più semplicemente, provare a conoscersi e, soprattutto, a capirsi. Nessuna giustificazione, quindi, per i difetti e i comportamenti, veri o presunti, degli italiani all'estero. Nemmeno, però, una condanna a priori. C'è molto di Sordi e della vecchia commedia all'italiana nel cinema di Veronesi che non ha esitato ad ammettere di essersi e di essere ispirato a e da Alberto Sordi. Del resto, se è vero che tutti i personaggi del film hanno delle caratteristiche tipiche, endemiche e, talvolta, odiose, è altrettanto vero che gli stessi protagonisti, da castellitto a Verdone, alla fine del film riescono a riscattarsi. Ed ecco che, come nei più bei film di Albertone, anche le viltà e le paure diventano, sui piatti di una ipotetica bilancia, dei pesi che non affondano né affossano l'umanità dei personaggi. Come ha giustamente detto Scamarcio, la pellicola e le sue due storie sono intrise di umanità perché, in fondo, siamo esseri umani, con le nostre debolezze che, i soliti specialisti della recensione, hanno ancora una volta fatto finta di non vedere. I due episodi sono diversi, ma simili, almeno nei messaggi che lanciano. Bella la musica della prima parte, bella la fotografia, bella l'idea di ambientare il viaggio di Scamarcio e Castellitto in Arabia Saudita e fino a Dubai, con una luce e una luminosità fascinose e accattivanti. Bella anche l'idea della corsa nel deserto su una Ferrari, un po', fatte le debite proporzioni, come il gran premio assurdo corso nel film L'ultima spiaggia da Fred Astaire, protagonisti Gregory Peck e Ava Gardner per la regia di Stanley Kramer.

Ma i riferimenti e i richiami al cinema del passato sono molteplici. Vedi ad esempio, nel primo episodio, il tuffo finale di Castellitto che raggiunge a nuoto la costa per sfuggire all'arresto dell'amico-agente Scamarcio che lo lascia andare. Un po' come nel film Riusciranno i nostri eroi..., quando Alberto Sordi, piovuto in Africa per cercare il cognato Titino (Nino Manfredi), riesce a scovarlo e farlo salire sulla nave del ritorno, ma quello, venerato dagli indigeni come uno stregone capace di far piovere a comando, si tuffa in mare per non rientrare nella civiltà. E come Sordi che aveva riscoperto se stesso e un'altra vita in mezzo alla savana, così Verdone ritrova se stesso a San Pietroburgo.

Veronesi ha spiegato con umiltà il suo essersi trovato in un mondo dove la donna non ha alcun diritto ed è costantemente subordinata alla volontà dell'uomo. Ha messo in evidenza una piaga, quella della non parità dei diritti, che troppo spesso certe forze politiche e sociali che si definiscono rivoluzionarie e progressiste, evitano accuratamente di affrontare. Veronesi è piaciuto per la sua spontaneità e anche per la sua pazienza. Di fronte a certe osservazioni fatte nel dopo proiezione, chiunque, al posto suo, avrebbe perso le staffe. Un film da vedere.

 

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