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Ivano Fanini, un vulcano in piena attività: "Giuliani riporterà la Lucchese in serie B. Il doping nel calcio? C'è, ma un sistema che si regge e produce miliardi, non lo cancellerà nessuno"

30/07/2009 14:22

Ivano Fanini: o lo ami o lo odi, ma non può esserti indifferente. I suoi collaboratori ne temono le sfuriate, ma ora che lo conoscono da anni, hanno anche imparato a capire che, spesso, è più fumo che arrosto. Una volta, del resto, si arrabbiava molto più di ora, l'età, in fondo, porta consiglio e anche il patron di Amore & Vita Mc Donald's deve aver imparato a proprie spese che nella vita è meglio non esagerare e, soprattutto, non pendersela troppo. Fanini è uno che non nasconde quello che pensa, che conosce il mondo, la vita e gli uomini, in particolare gli atleti. Non si fa commuovere, non si fa smuovere dalle sue convinzioni, ha condotto e sta conducendo una lotta al doping che sa tanto di Davide contro Golia e per questo è stato ampiamente redarguito e punito, è, come la metti la metti, un vulcano in perenne attività.E' passato più di un anno dalle scure giornate che hanno sancito la fine della vecchia Lucchese e chiuso ogni tentativo, compreso il suo, di salvarla. Cosa ricorda di quel periodo e, a distanza, ormai, di un anno, potrebbe raccontarci come andarono le cose visto che lei fu coinvolto in prima persona?

Che idea si è fatto sull'ex presidente rossonero Fouzi Hadj e sui motivi che hanno condotto al crac?

"Le mie idee su Fouzi le ho più volte espresse. Anzi credo di essere stato il primo a manifestare grandi perplessità su di lui. Non capisco perchè abbia comunque speso diversi milioni di euro nella Lucchese e quale oscuro disegno ci sia stato sotto questa sua operazione. Nessun lucchese purosangue avrebbe investito in breve tempo quanto ha fatto lui, figuriamoci se un siriano lo avesse fatto senza uno scopo nascosto".

La Lucchese, adesso, è in mano a dei lucchesi. Ha vinto alla grande un campionato ed è tornata tra i professionisti. Conosce la nuova dirigenza?

"Chi non conosce a Lucca i fratelli Giuliani della Cipriano Costruzioni. Sono dei grandi e se il comune li lascierà lavorare e saranno agevolati in qualche modo, sicuramente riporteranno la lucchese in B".

Quanto tempo è che non mette piede al Porta Elisa?

"Non entro allo stadio da quando hanno lasciato i miei amici Grassi e Gioia".

Quando ce lo rimetterà?

"Sono sempre venuto poco allo stadio anche quando ho sponsorizzato la squadra per 5 anni perchè le mie domeniche erano impegnate con il ciclismo. Senz'altro ritornerò quando la lucchese sarà promossa in C1. Speriamo che ciò accada già nel 2010 perchè ho molta fiducia in Giovannini e Favarin perchè reputo grandi anche loro".

Quali sono, a suo avviso, le caratteristiche che una società di calcio deve avere per navigare nel mare in tempesta dello sport professionistico?

"Oggi nel calcio come in altri sport, secondo me si dovrebbero fare passi secondo la gamba. I tempi non consentono di rischiare più di tanto. In questo ambito era esemplare la gestione Grassi, tant'è che in un certo periodo la Lucchese era una delle migliori e sane società del campionato. Credo che ai fratelli Giuliani non ci sia niente da insegnare in questo senso e sapranno condurre la nave in porti sicuri".

Lei è il più vecchio patron del ciclismo italiano: ha mai pensato al calcio?

"La mia famiglia è legata al ciclismo da diverse generazioni prima della mia. Oggi per difendere la salute di questo sport in senso generale, il mio lavoro è sempre più importante, perchè sta navigando davvero in cattive acque. Ciò non mi consente di spostare l'attenzione verso altri sport". Che differenza c'è tra il mondo delle due ruote e quello del pallone?

Secondo lei, avversario oltre ogni limite del doping, anche nel calcio esiste il problema?

"Innazitutto il calcio, quale sport più popolare, è fatto principalmente di business. Per questo i problemi che sta affrontando il ciclismo, vengono invece messi da parte nel calcio. Si può pensare di fermare il ciclismo ma una macchina che produce fantamiliardi come il calcio non la ferma nessuno. Come ho detto prima, forse nel calcio il doping è ancora più radicato sia perchè è uno sport più ricco e anche perchè non esistono i controlli che ci sono nel ciclismo. Forse gireranno prodotti meno dannosi per la salute perchè il tipo di sforzo richiesto è diverso. C'era uno che aveva iniziato a denunciare e venne fuori un bel polverone. Si tratta di Zeman ma l'hanno fatto fuori subito, o meglio l'hanno costretto a tacere se vuole continuare a fare l'allenatore. Con me non ce la fanno perchè io ho una squadra per conto mio ma possono solo pr ripicca escludermi da determinate corse. A me non importa perchè di gare in calendario ce ne sono tante ed a me interessa solo la salute degli atleti".

Lei è un aperto sostenitore del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: cosa ne pensa delle sue presunte scappatelle extraconiugali?

"Non so cosa significhi tradire mia moglie perchè io ho i miei principi fortemente radicati. Lo stimo come politico e come imprenditore ma questo è un aspetto del premier che non condivido".

Lei, al suo posto, si dimetterebbe?

"No, perchè la vita politica non va confusa con quella privata. Anche Clinton non si è dimesso quando fu coinvolto nello scandalo di Monica Lewinski".

Infine un'ultima domanda: lei avrebbe venduto Kakà?

"Il mio modo di lavorare è imperniato principalmente nel cercare nuovi talenti e lanciarli come campioni, vedi Cipollini, Bartoli, Sorensen, ecc. come pure rilanciare campioni che si sono trovati in difficoltà e che, per un motivo o per l'altro sono stati abbandonati da tutti. Quindi lo avrei venduto anche prima di quanto non abbia fatto il Milan".

Al. Gra.

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