Castello Banfi, 2830 ettari di paradiso ai piedi di Montalcino: vigneti simili ad opere d'arte, vino e olio da favola. Dal Brunello all'Excelsus, dal Cum Laude al Summus al Florus, alla scoperta di una casa vinicola tra le più importanti e prestigiose d'Italia
04/10/2009 23:15
Dici Banfi, anzi, Castello Banfi e ti domandi come abbia potuto, un'azienda sostanzialmente giovane, arrivare dove è arrivata. Cioè ad essere, almeno per estensione, una tra le più grandi se non la più vasta in assoluto del nostro Paese. Sono 2830 ettari costituenti un tutt'uno, senza isole in affitto né proprietà altrui. Tutto, in questa sorta di paradiso di Bacco, appartiene alla stessa famiglia, quella di John e Henry Mariani, due fratelli americani piovuti in Italia grazie ad un amore sviscerato per la nostra terra. La storia di Banfi è la storia di un sogno realizzato, di una concezione imprenditoriale elevata all'ennesima potenza per quel che concerne le più moderne attrezzature tecnologiche sposate alla più accurata tradizione contadina. Oggi Banfi produce dei vini straordinariamente intensi e enologicamente perfetti. A Montalcino la struttura comprende anche il castello di Poggio alle Mura, acquistato dalla vedova del nobile che lo aveva in proprietà e ristrutturato fino a farne quello che è adesso: un mnaiero di incredibile bellezza con un museo del vetro più unico che raro e una serie di dependance che ospitano lo showroom dove si possono acquistare i prodotti Banfi e degustare le specialità dell'azienda vinicola.
Ad accogliere giornalisti, comitive, rappresentanti e clienti c'è Lorella Carresi - Public Relations & Communication Manager - una donna simpatica e molto disponibile, che al dono della sintesi accompagna anche il bel parlare e un sorriso disarmante. Cordiale, intelligente, perspicace, dotata di un carattere volitivo, la responsabile dell'ufficio stampa di Banfi è una persona che abita a venti chilometri dalla tenuta e che si occupa di tutto ciò che serve per far conoscere e apprezzare il nome e i prodotti dell'azienda.
La storia di Villa Banfi è antica, seppure la sua realizzazione risale ad appena trent'anni fa o poco più. Nel sito di Castello Banfi si racconta di una figura cui è stata intestata l'azienda stessa: si tratta di Teodolinda Banfi, sorella della madre di Giovanni F. Mariani Sr. Grazie alla sua straordinaria conoscenza dei vini, ha esercitato una grande e decisiva influenza sul nipote affidatole adolescente dopo la perdita del padre. Teodolinda Banfi è stata, per molti anni, la governante del Cardinale Arcivescovo di Milano Achille Ratti, nominato nel 1922 Papa Pio XI. Negli archivi Vaticani sono state recentemente scoperte citazioni che definiscono Teodolinda “una vera guardiana” degli appartamenti papali. È descritta come una piccola donna, dotata di una formidabile personalità, “molto autoritaria, specialmente in cucina”, dove si occupava anche della selezione dei vini. Le sue scelte, spesso argomento di conversazione, non sono certamente potute sfuggire all’attenzione del nipote, che solo qualche anno più avanti avrebbe fatto tesoro dei preziosi segreti contenuti nelle cantine del Vaticano. Nel 1929 a Teodolinda è stata garantita la cittadinanza vaticana e la residenza nel Palazzo San Carlo dove, dopo un lungo periodo di malattia, morì nel sonno il 12 febbraio 1938. I suoi resti sono conservati in una cripta sotto la chiesa parrocchiale di Sant’Anna nella Città del Vaticano.
Nel 1974 i figli di Giovanni Mariani, John e Henry, approdarono in Italia per individuare una zona dove poter acquistare i terreni adatti a produrre un vino di alta qualità appetibile e alla portata, almeno in parte, di una buona fetta di appassionati. I terreni, che allora non valevano quasi niente e che, soprattutto, venivano abbandonati per la corsa alla città e all'industrializzazione crescente del Paese, furono comprati a poche lire e il loro valore attuale, invece, assomma a milioni e milioni di euro. Un ettaro di vigneto coltivato a Brunello può costare anche 400 mila euro. I fratelli Mariani hanno investito milioni di dollari sulla tecnologia, convinti, e a ragione, che il buon vino non è né può essere quello del contadino, troppo a rischio sotto il profilo della qualità, ma, al contrario, quello che rispettando tutte le regole secolari di questa produzione, ne esalta le caratteristiche lasciando che la natura faccia il suo corso nel pieno rispetto di tutti quegli elementi che possono contribuire a un prodotto di altissima qualità.
Arrivare a Castello Banfi e visitare la cantina è un'esperienza unica. Chi è abituato a pensare la vendemmia come a un enorme tino dove galleggiano i grappoli in attesa di essere pigiati, ebbene queste immagini bucoliche lasciano il posto a enormi cilindri d'acciaio, a barrique - botti in legno - di svariate dimensioni che servono a custodire e a invecchiare il vino, a un'attività di imbottigliamento altamente meccanizzata, ma solamente dopo che tutto il percorso enologico ha concluso il suo cammino. Apparecchiature digitali, impianti specialistici di ultima generazione, locali ispirati e votati alle più avveniristiche e, allo stesso tempo, accoglienti condizioni che il vino richiede per raggiunfgere la perfezione o, quantomeno, ad avvicinarvisi di parecchio.
Banfi è Brunello, ma non soltanto. E' il regno dei rossi, ma non disdegna i bianchi di alto profilo, fermi e mai oltre il limite, capaci di invecchiare per qualche anno e di mantenere la stessa fragranza e ineguagliabile profumo. Si pensi al Tener, lo spumante capace di far arrossire una inifinità di agguerriti concorrenti; pensiamo al Florus, il moscadello di vendemmia tardiva che si degusta con dolci e pasticceria in genere. E poi la distribuzione dello champagne di Joseph Perrier o dei vini di straordinaro profumo provenienti dal Cile. E cosa dire dei bianchi come il Serena, il principessa Gavia, Le Rime, il Fumaio.
Abbiamo chiesto e ottenuto, noi di Gazzetta Lucchese, di poter visitare l'azienda di Montalcino. Una bottiglia di buon vino è come una bella partita di calcio: gradevole, ma intensa, capace di suscitare emozioni e pensieri raffinati, di far rivivere momenti esaltanti o assaporare aneliti impalpabili di felicità. Per questo, per far conoscere il paradiso di Bacco ai piedi della splendida abbazia di Sant'Antimo, abbiamo realizzato questa rassegna fotografica.
Gazzetta Lucchese
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