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Samuele Cosentino: "Ho letto il libro di Adelaide Ciotola e ne ho comprate cento copie che ho regalato ai miei amici. Questa bambina aiuta a credere e ad amare la vita"

04/12/2009 23:40

Segno zodiacale acquario e, quindi, innamorato della spiritualità e delle lotte per migliorare il mondo circostante. Sposato, due gemelli di otto anni e un bimbo di 14 mesi. Un passato da appassionato di baseball, arbitro e allenatore di uno sport semisconosciuto da noi e popolarissimo negli Usa. Ha visto il film di Robert Redford, Il migliore, per chissà quante volte, ma ogni volta è come se fosse la prima. Dal 1996 è socio del ristorante Gli orti di via Elisa, fratello dei più compassati e ricercati Il Giglio e La buca di S. Antonio, ed è il marito di Silvia Pacini, figlia di uno dei personaggi più famosi e più capaci della ristorazione non solo lucchese, ma anche al di là dei confini regionali.

Samuele Cosentino è un'anima nobile, un idealista, uno che vorrebbe vedere il mondo con i propri occhi e, quindi, che anche gli altri possano vederlo alla stessa maniera. "I titolari della libreria C'era una volta di via S. Croce - racconta seduto a uno dei tavoli del suo ristorante in via Elisa - mi hanno fatto leggere un libriccino scritto da una bimba che, all'epoca, aveva appena sei anni. L'autrice si chiamava Adelaide Ciotola ed era affetta da una terribile malattia che, progressivamente, si mangia il tessuto polmonare fino a provocare la morte per asfissia. Divorai quel testo e, ora, mi appresto a leggere il secondo che proprio oggi hanno presentato in libreria. Questa bambina aiuta ad amare la vita. Io, dopo aver letto quel libro, ne ho acquistate altre cento copie che ho regalato ai miei amici.

La Lucchese è sbarcata in via Elisa sin dai tempi di Maestrelli, quando a gestire il locale c'era il mitico Paolone, personaggio anch'egli come i calciatori che ospitava nei locali di via Elisa e dove si radunava il gruppo rossonero degli anni Novanta. "Quando arrivai agli Orti - racconta Cosentino - Paolone mi disse subito che avrei dovuto assecondare i giocatori della Lucchese, i loro familiari e i loro amici in tutto e per tutto. A me sembravano dei marziani, arrivavano con le famiglie, smontavano e montavano, facevano come se fossero a casa propria. Io lo facevo notare a Paolone, ma lui niente, andava avanti per la sua strada. E devo dire, a distanza di tanti anni, che aveva ragione. Piano piano anch'io mi legai di sincera amicizia con i Russo, i Montanari, i Bettarini, i Fiondella, i Simonetta, i Paci e via dicendo. Ancora oggi, per le festività, ci facciamo reciprocamente gli auguri. La Lucchese di Egiziano Maestrelli è stata una straordinaria esperienza. Noi ricevevamo l'assegno della società in anticipo, era lo stesso Bonelli che ci avvisava. Era una società incredibilmente seria. Poi, con l'uscita di Maestrelli e l'avvento di Aldo Grassi, qualcosa si incrinò. All'arrivo di Fouzi Hadj avevo sempre un credito di ottomila euro con la precedente gestione, ma lui mi saldò il conto. Quando, più avanti, mi trovai a dover avere un credito di oltre 20 mila euro, gli feci una telefonata e, pochi giorni dopo, ricevetti il bonifico. Io, quindi, di Hadj posso solo che parlarne bene".

"Quando tornerò allo stadio? - si domanda il ristoratore - Umberto Sereni, ex sindaco di Barga, mi ha coinvolto in una iniziativa che si terrà domenica 13 dicembre qui da noi. Faremo, infatti, alle 11,30, prima della gara contro la Sangiustese al Porta Elisa, una mega-tortellata gratuita per 120, 130 tifosi dopodiché andremo, e andrò, allo stadio. L'ultima partita vista al Porta Elisa? Sicuramente oltre quattro, cinque anni fa. Mi rimane impresso nella memoria un episodio che accadde durante una gara casalinga. Io stavo rientrando in trubuna dopo essere stato al bar. Sulla sinistra avevo il campo e sulla destra la parte bassa delle tribune. Ero, in sostanza, nel fossato adiacente i cancelli. Vidi Manzo, era da poco ripreso il gioco dopo la pausa, che si involò sulla fascia e, ad un certo punto, fece partire un tiro che si insaccò nel set. Rastelli, era vicino a me, gridò, prima del tiro, "ma che cazzo tiri a fare? ma quando vide la palla nel sacco, esultò. Quella sera ci divertimmo da matti a prenderlo in giro".

Al. Gra.

 

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