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Venti domande a... Alberto Bertolini

09/01/2008 09:19

Carta d'identità: Bertolini Alberto, nato Morbegno (So) il 23 aprile 1977, segno zodiacale Toro, sposato con Lucia, padre di Alice, quattro mesi di età.

Scaramantico? Nella... normalità, ma niente ossessioni, niente fisse insomma.

Da piccolo eri... Agitato, come tutti i bimbi del resto. Sempre con il pallone tra i piedi, inseguendo quello che era il sogno della mia vita: fare il calciatore.

Nella vita devi dire grazie a ...Sicuramente ai genitori perché mi hanno permesso di vivere il mio sogno, sopportando tanti sacrifici, non solo economici. Penso, tanto per fare un esempio, alle tantissime volte che mi veniva a prendere mia mamma alla stazione, di ritorno dagli allenamenti. La stazione era a dieci km da casa mia...

Letture? Non tantissime, perché nel tempo libero cerco di studicchiare visto che mi mancano due esami a laurearmi in Scienze Politiche a Milano: inglese e diritto privato. Quest'ultimo è un vero incubo. Tornando alle letture ti dico che l'ultimo libro letto è stato "Il sogno di futbolandia" di Jorge Valdano, pieno di aforismi sul calcio. Mi incuriosiva vedere se mi rispecchiavo nelle sensazioni di questo grande del calcio. Sensazioni che poi sono di tutti quelli che amano e praticano questo sport. Mi è piaciuto molto.

Cinema? Che genere? Attori-attrici preferite. Generalmente prediligo i thriller e come attore mi piace particolarmente Denzel Washington. Tra le donne scelgo Julia Roberts.

Musica? Di tutti i tipi con particolare predisposizione per quella pop, possibilmente un po' melodica. Un nome? Su tutti Eros Ramazzoti.

Internet? Lo usi e con che frequenza? Ne abuso! Anche se ora ho un po' meno tempo a disposizione perché c'è la bimba. Mi piace vedere di tutto: dal basket americano alle notizie di cronaca. Naturalmente seguo anche voi. Internet è il mezzo del futuro e ci credo moltissimo; con i miei suoceri e i miei genitori uso skipe per comunicare. Ti ho detto tutto.

Hobbies? Internet, appunto, e poi l'università. Non è che mi rimanga molto tempo per altro.

Mare o montagna? Sono vissuto in montagna e l'erba del vicino e sempre più verde: dico mare.

Piatto preferito? I pizzoccheri, una pasta di grano saraceno condita con un po' di burro e formaggio. Un piatto della mia tradizione valtellinese, sconsigliato nel pre-gara.

Città che ami di più. Ho fatto il viaggio di nozze in Polinesia e sono rimasto innamorato di quella terra, è stato tutto spettacolare, almeno con gli occhi di chi è in vacanza. Poi, anche se devo ammettere che non ho girato tantissimo, dico Italia che nel suo insieme è molto affascinante.

Quale è il momento di massima tensione prima di una gara? Sarà assurdo ma per me il massimo è quando sono in panchina. Non puoi scaricare la tensione, puoi incitare i compagni ma non ti basta. E allora i momenti mentre vai allo stadio in pullman, mentre sei lì a vedere la partita sono difficili da gestire a livello di tensione emotiva.

Partita più bella? Un derby Lecco-Como, vinto uno a zero con gol mio. Una partita memorabile visto che siamo sempre stati considerati la squadra più debole rispetto ai lariani e per noi la partita assumeva sempre un sapore particolare.

Partita incubo? Le ultime due finali perse con il Monza, prima contro il Genoa e poi, lo scorso anno, contro il Pisa. Arrivati due volte a Roma e mai visto il Papa. Partite eccezionali sotto il profilo della tensione: ti senti di serie A ma l'epilogo è stato davvero brutto.

Espulsioni in carriera? Una volta o forse due. Una assurda: già ammonito, faccio il gol, mi levo la maglietta e senza pensarci festeggio la rete. Un attimo e sono espulso. Appena me ne rendo conto provo a rimetterla ma, ahimè, è troppo tardi. E' successo quando ero a Reggio Emilia.

Allenatore che ti ha dato di più? Ce ne sono tanti, forse Adriano Cadregari che dieci anni fa mi ha "buttato" in serie C facendomi esordire. Mi ha insegnato veramente tante cose.

Idolo calcistico da piccolo. Roberto Baggio e poi Alessandro Del Piero.

Giocatore attuale di riferimento? Alessandro Del Piero, per quello che ha fatto, per la persona che è, per l'immagine positiva che dà del calcio. Figurati, se avessi avuto un bimbo lo avrei chiamato Alessandro. Un bel nome, per carità, ma che lego anche a un giocatore per me simbolo.

Squadra del cuore (con qualche sospetto a questo punto). Juventus, con convinzione.

Se non avessi fatto il calciatore saresti... A questo punto sarei già laureato! Scherzi a parte, mi piace moltissimo la matematica e in generale le discipline scientifiche, credo mi sarebbe piaciuta una facoltà tipo ingegneriae un lavoro di conseguenza legato a questo tipo di studi. Ma è inutile ci pensi: sono davvero fortunato a fare ciò che avrei sempre voluto fare.

Il più burlone dello spogliatoio rossonero... Beppe Giglio, senza dubbio. E' un esperto in burle e scherzi. Ma chi la fa l'aspetti...

Fabrizio Vincenti

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