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Un tifoso d'eccezione: Ottavio Di Brizzi da Milano, ma con Salerno nel cuore

09/02/2008 10:21

Ottavio Di Brizzi, 42 anni, direttore editoriale di Rizzoli Bur, la prestigiosa collana di libri famosa in tutta Italia, vive a Milano, ma, nel cuore, porta, da sempre, la città dove è nato: Salerno e, quindi, la Salernitana. Conosce, però, e ammira anche Lucca, non a caso ogni anno piove in Toscana per visitare la manifestazione dedicata ai fumetti Lucca Comics. Domani si gioca la sfida tra la sua squadra del cuore e la Lucchese e per lui il risultato è scontato: "Che domanda è? - esordisce - Non c'è dubbio. Vincerà la Salernitana. Inoltre il cambio di allenatore porta sempre bene, c'è nuovamente un ambiente pieno di euforia. Sono decisamente ottimista".

Salerno, rima d'inverno, o dolcissimo inverno. Salerno, rima d’eterno. E' una poesia di Alfonso Gatto. Che cosa si porta dietro, a Milano e in giro per il mondo, uno che nasce a Salerno?

"Io sono sposato, mia moglie è spagnola e abbiamo due figli (nella foto con il padre), Diego, nato nell'ospedale che, a Madrid, si trova accanto al Santiago Bernabeu e Irene che, a Barcellona, è nata nella struttura vicina al Camp Nou. Da Salerno sono venuto via a diciotto anni, ma della città mi porto dentro qualcosa che non morirà mai: il golfo ad esempio. Il mare, e poi Salerno è una città molto ventosa, con quell'odore tipico dei posti di mare, con il suo cibo, il pesce fresco, la mozzarella e la pizza fatta benissimo".

Quando andò per la prima volta allo stadio?

"Avrò avuto, al massimo, otto, nove anni. Fu un mio zio che era stato anche calciatore a portarmici. Deve essere stata una gara in notturna, di Coppa Italia, con il Napoli. Ricordo i fuochi d'artificio, lo spettacolo, i canti. Si giocava allo stadio Vestuti, che si trovava in pieno centro cittadino".

C'è chi dice che i tifosi della Salernitana non siano tra i più bravi.

"Io sono sincero. La tifoseria della Salernitana è tra le più corrette e quella che ha i maggiori rapporti di cordialità con le curve delle altre tifoserie organizzate. Certo, rivalità con squadre come la Cavese, l'Avellino, la Paganese non si possono cancellare e non escludo possano avvenire episodi poco edificanti. Rammento spesso la proverbiale ospitalità della gente di Salerno e della tifoseria granata".

Dove è cresciuto a Salerno?

"Io vivevo al Torrione, un quartiere centrale. Salerno è una città molto diversa da Napoli. Esiste una sorta di separazione psicologica tra le due città che sono molto diverse tra loro. Io sono venuto via venticinque anni fa e all'epoca la città era piuttosto cupa e senza molte prospettive per i giovani. Ora è molto cambiata anche nella qualità della vita".

Cosa rappresenta la Salernitana per uno che è nato a Salerno?

"Rappresenta un legame ancora forte con il passato. Vivere lontano rafforza ancora di più questo sentimento. La società è una grande società, la squadra ha giocato quasi sempre tra serie A e serie B, almeno negli ultimi anni. Si è sempre detto che i tifosi meritano e sono da serie A: è la verità".

Aldo Grandi

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