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Giglio-Di Gennaro: uno a zero e palla al centro
21/02/2008 09:03
Questa, sarebbe dovuta essere una di quelle interviste doppie che
ogni tanto vi proponiamo. I protagonisti, Ciccio Di Gennaro e Beppe
Giglio, avevano molto in comune, a partire dal fatto che si sono scambiati le maglie
- quelle del Gallipoli e della Lucchese - proprio in questo
campionato. Il bomber napoletano, però, in questa settimana è andato in una sorta di
silenzio stampa volontario e non risponde soltanto alle telefonate che provengono da Lucca. Un qualcosa a metà tra lo
scaramantico e il tentativo di trovare la massima concentrazione. Segno
evidente che la sfida è di quelle che contano davvero, che creano
tensione e aspettative. Con Gazzetta Lucchese accetta solo di fare due
battute per salutare i tifosi rossoneri: "Perché? Per scaramanzia. Ogni
volta che parlo finisco sempre per non segnare nemmeno un gol. Quindi
preferisco stare zitto. Lucca? Un bel ricordo, una casa che ho comprato
e che si trova a due passi dalle mura, amici che non dimentico e due
anni in cui sono stato benissimo, salvo l'ultima stagione dove ho fatto
fatica a segnare. Per il resto non ho niente da dire ma saluto tutti
con affetto".
Ecco invece le risposte del centravanti rossonero Beppe Giglio, sereno ma carico come non mai.
Ti saresti aspettato di essere terzo a questo punto del campionato?
"No, in questa posizione di classifica no. Ma sapevo, e ne ero certo,
che la Lucchese avrebbe disputato un campionato di vertice, da
protagonista, insomma".
Tu e Di Gennaro vi siete scambiati maglie e città: differenze, pro e contro di queste due avventure.
"A
Gallipoli, infortunio a parte che mi ha tenuto fermo per due mesi, sono
stato benissimo per la gente, per il posto, un po' per tutto. Qui a
Lucca sto altrettanto bene e come società la Lucchese ha un blasone che
è ancora forte. Io l'ho incontrata varie volte da avversario e ho
sempre avvertito forte la sensazione che questa è una piazza
importante, calcisticamente parlando".
Che cosa ti ha sorpreso in senso positivo di questa città?
"E‘ un ambiente pacato, sereno, la città è bellissima e c'è una buona
qualità della vita. Quanto alla società, l'ho detto prima: è una di
quelle importanti. E' una società in cui molti farebbero a gara per
esserci. Per me è motivo di orgoglio vestire questa maglia".
Cosa
vuol dire per un ragazzo del sud, come te e come di Gennaro,
lasciare la propria città mollare tutto ed emigrare al nord?
"Per
un ragazzo di quindici anni, tanti ne avevo quando sono andato via da
casa, è un grande sacrificio anche allontanarsi di cento chilometri dal
proprio mondo. Ma serve a crescere, a imparare a cavarsela da soli.
Serve tantissimo".
C'è qualcosa che invidi al tuo collega sotto il profilo calcistico?
"Qualche anno in meno! Farebbero comodo, scherzi a parte: Di Gennaro sta
facendo benissimo e il suo è un grande campionato, non il primo
peraltro. Ha tanta strada avanti a sé. Spero anche io di averne ancora
abbastanza".
Domenica è una partita di cartello. Come andrà a finire?
"Andiamo
giù a giocarcela. Senza fare calcoli. Del resto sarebbe stupido farne
proprio ora che il campionato si è di fatto riaperto. Certo che
cogliere un risultato positivo ci aprirebbe scenari impensabili sino a
poco tempo fa".
Quali sono i pro e i contro della vostra vita di calciatori?
"Sono
soprattutto i pro a esserci, parliamoci chiaramente. Giriamo tutta
l'Italia, facciamo un mestiere che in tanti vorrebbero fare e ci
invidiano. E non è da trascurare nemmeno l'aspetto economico. I contro?
Beh, quando sei giovane magari sei "costretto" a fare rinunce rispetto ai
coetanei. Mi riferisco alle uscite, al sabato e via dicendo. Ma mi pare
un prezzo basso da pagare rispetto a quello che ti dà il calcio".
Metti in fila le cinque cose che nella tua vita contano di più.
"La
mia famiglia, con mia moglie e i miei figli; la mia famiglia di origine
con i miei genitori; gli amici - ho persone che sono per me come
fratelli anche se manco in Sicilia da quindici anni-, il calcio".
Gazzetta Lucchese