Carruezzo: "Il presidente dell'Avellino? Non mi ricordo nemmeno come si chiama". Valentini sempre più amareggiato: "Se continua così, Lucchese a rischio penalizzazione"

07/04/2011 07:55

Toni Carruezzo si è guadagnato, nel corso del tempo, una credibilità, pressoché, assoluta, alla luce anche del suo no quando Fouzi Hadj gli propose di occuparsi della sua squadra elvetica e di restare, in qualche modo, nella Lucchese. Per tanti altri motivi, poi, è rimasto nel cuore dei tifosi rossoneri. Proprio per questo, prima di farsi avanti per acquistare la Lucchese per conto di terzi, ci penserebbe non un anno, ma una vita e, poi, probabilmente non ne farebbe di nulla. Così la notizia che il presidente dell'Avellino sarebbe in attesa di un suo cenno di riscontro per incontrare Valentini, lo ha lasciato alquanto sorpreso: "Io il presidente dell'Avellino nemmeno lo conosco - spiega - Non mi ricordo neanche come si chiama. Sono stato avvicinato da quello che, credo, sia uno dei suoi uomini, il quale mi ha detto di muovermi per far apere al presidente qual è la situazione della Lucchese, ma io non ho ancora fatto nulla anche perché, prima, voglio conoscere chi è questo presidente dell'Avellino. A Lucca conoscono la mia faccia e io non la metto in discussione certo per chi nemmeno so chi sia. Inoltre, la Lucchese ha un costo elevato e non è semplice trovare un imprenditore disposto a spendere milioni di euro per acquistarla. Niente, quindi, all'orizzonte anche se ricevo, sovente, telefonate di gente che mi invita a fare chissà quali passi in direzione dell'attuale società rossonera, ma si tratta di gente che sogna chissà quale mia capacità di persuasione e non è così".
Se ne va, così, un altro, ipotetico pretendente (nemmeno ipotetico!) per lasciare spazio ad un Giovanni valentini che, tra un'amarezza e l'altra, trova anche il tempo di fare una battuta: "Il presidente dell'Avellino vuole la Lucchese? Non ne sapevo nulla, però se ha i soldi per comprarla, che venga avanti e sarà bene accolto". In realtà il presidente del Gruppo Valore spa di Prato, socio di maggioranza del sodalizio rossonero, ormai, non ci spera più: "Mi sono messo il cuore in pace. Nessuno si fa avanti e io non posso che dedicarmi alla contabilità della società, facendo il punto e cominciando a pensare a come chiudere la faccenda. E' chiaro, pagheremo tutto, soprattutto, gli stipendi, ma lo faremo secondo quelle che sono le nostre esigenze e possibilità, quindi, magari, con una certa lentezza che potrebbe, inevitabilmente, causare delle penalizzazioni. Certo, il rischio, per la Lucchese c'è, vorrà dire che se qualcuno vorrà acquistarla più avanti, se la prenderà con i punti di penalizzazione".
Dichiarazioni forti, che non lasciano intravedere alcunché di buono. Se la cordata Susanna-Auricchio-Vincenzini ha fatto tanto fumo, ma nessun arrosto, all'orizzonte non c'è alcuna novità. La Lucchese vale, tenuto conto della categoria in cui si trova e del parco giocatori che, a fine stagione, potrebbe produrre 7-800 mila euro, due milioni e cinquecentomila euro che, tolta la parte di Giuliani, si attesta a quota due milioni di euro. Valentini vuole di più? Sicuro, ma chi glielo darà? E, poi, non sarà meglio beccare qualcosa piuttosto che restare a bocca asciutta e maledetto per tutta la vita dalla città di Lucca e dai suoi tifosi? Detto questo, però, dov'è un lucchese - si parla tanto di lucchesità e di attaccamento alla città - disposto a investire due milioni di euro più altrettanti per la prossima stagione?
Se non siamo alla tragedia, sportiva s'intende, al dramma ci siamo arrivati. Il sindaco Favilla e la sua squadra di assessori, da Leone a Moschini passando per Chiari e via dicendo, farebbero bene a fare mente locale, perché se la Lucchese Libertas 1905 dovesse finire, nuovamente, nel baratro, loro saranno i primi, politicamente parlando, a pagarne le conseguenze.

Aldo Grandi