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Paolo Giovannini, un'amara confessione: "Sfido chiunque a fare meglio con le risorse che avevamo"
06/04/2011 10:01
Ci sono momenti, nella vita, professionale e non, di una persona, in cui le parole, per forza di cose, devono rendere, nella loro nuda e cruda verità letterale, il senso delle cose. Alla Lucchese, probabilmente, questo istante è arrivato. Tutti o quasi lo hanno capito, Giovanni Valentini lo sta gridando ai quattro venti, i politici ne hanno paura, Giuliano Giuliani non sa che pesci prendere. E, intanto, la Lucchese Libertas 1905 si avvicina, sempre di più, alla fine della stagione senza avere, davanti, alcuna sicurezza. Paolo Giovannini, direttore sportivo aziendalista visto che, fino a prova contraria, è nel consiglio di amministrazione della società sia pure con delega solo per il settore tecnico, lo sa bene, ma sa anche che, non sempre, davanti all'evidenza, si può far finta di niente.
Stipendi in ritardo di tre mesi o quasi, pochi soldi per disputare le trasferte, addirittura, nessuno per partecipare ai tornei del settore giovanile, programmi zero, futuro nero, la Valore che se ne va e non c'è un cane che arriva. Dire che siamo nella merda è, a questo punto, un eufemismo.
Soldi per le trasferte, a dire la verità, non sono mai mancati e non ci siamo fatti mancare niente. Ritardi nei pagamenti, come già sappiamo, ci sono stati e ci sono, ma la promessa da parte della proprietà di saldare tutto, anche se un piano preciso ancora non c'è, dovrebbe bastare.
In queste condizioni come si fa a fare il direttore sportivo?
Navigando a vista e pensando solo al presente che è quello di ottenere il miglior piazzamento possibile dando, ormai, per scontata la salvezza come obiettivo stagionale raggiunto e fare ognuno la propria parte, in primisi la proprietà. Ma anche il sottoscritto, per la parte che gli compete, di fare in modo che, dal primo all'ultimo collaboratore del settore giovanile, nessuno possa portare per bocca una gestione tecnico-patrimoniale concordata, oculata e ridotta strada facendo.
Che idea si è fatto sui motivi che hanno portato la Valore ad abbandonare la nave?
A me è stato sempre detto che i motivi andavano ricercati nella difficoltà di Valore di portare avanti, da sola, un progetto che va al di là dei 50 milioni di euro necessari per realizzarlo. Non rimprovero niente alla mia proprietà, la vita, il lavoro, le amicizie sono sempre confermate da momenti positivi e momenti negativi. In questo frangente, la Valore avrebbe avuto bisogno di un 'appoggio' che, fino ad oggi, non è arrivato.
Dopo due anni trionfali, conditi da propositi e obiettivi di un certo valore, come ci si sente precipitati in questa situazione?
Scinderei le due cose: una le aspettative che ognuno di noi ha; quindi la realtà dei fatti che, specie nel mondo del calcio, ciò che viene programmato non sempre trova pratica attuazione. Però, una proprietà, una società, i suoi collaboratori devono cercare di dare il meglio di sé indipendentemente dalle difficoltà. Lucca, in tre anni, spendendo circa 2 milioni 700 mila euro di contratti per i giocatori e considerando che 500 mila euro saranno recuperati dalla vendita degli stessi, ebbene senza aver pagato un euro per acquistarli, direi che è stato qualcosa di straordinario e di irripetibile per qualsiasi altra piazza.
Ma allora, conti alla mano, quanto è costata la gestione complessiva della Lucchese in questi tre anni?
Io sono nel consiglio di amministrazione, ma ho la delega solo per il settore tecnico, quindi, non so se e a quanto ammontano le rate del mutuo per pagare i terreni di San Donato, quanto è costata l'ammissione al campionato di serie D, quanto è costato il master plan per lo stadio, quanto è costato il marchio e via dicendo. Dico solo che per ottenere due vittorie in serie D e in serie C2 altre squadre hanno, sicuramente, speso negli anni molto, ma molto di più. Il nostro budget di spesa è superiore, invece, solo a Gela, Viareggio e Foligno. Raggiungere, in C1, una posizione di mezza classifica non era, poi, così scontato. In ciascuno dei due gironi ci sono squadre che hanno contratti in vigore con i giocatori che raggiungono anche i sei milioni di euro per una sola stagione, come Benevento, Nocerina, Barletta, Pisa, Spezia, Verona. Società di serie C1 che spendono più di alcune società di B come Empoli, Piacenza, Albinoleffe, Portogruaro. Per vincere ci vuole pazienza, lavorare tenendo conto delle esigenze della società, mantenere i conti a posto, non spendere più di quello pattuito e aspettare, indipendentemente da allenatori e direttori sportivi.
Il fenomeno Gubbio?
Fortunatamente nel calcio esistono anche le favole. Io, nel mio piccolo, le ho vissute in un paese come Castelnuovo Garfagnana e sono contento che una società abbia speso un quinto di altre compagini e ci sia riuscita. Questo da speranza alla professionalità del nostro lavoro e ci indica una strada dove vige il principio che non sempre, per vincere, bisogna spendere. E' altresì vero che, più che spendere in una singola stagione, occorre una solidità societaria nel tempo. Il Gubbio ha raggiunto la B dopo dieci anni in cui, in ciascuna stagione, aveva, come obiettivo minimo, il raggiungimento dei play-off. Ho giocato contro di loro, alle finali play-off, nel 2000; nel 2005 sono stato da loro contattato per andare a lavorare a Gubbio e nel 2010 li ho ritrovati come avversari. In questo decennio, sponsor principali della società sono state due aziende leader, due cementifici tra i più grandi d'Europa. Che cosa sarebbe accaduto se, davanti ai primi brutti risultati, i proprietari se ne fosse andati? Invece proprietà e dirigenti al seguito sono rimasti sempre gli stessi. Vogliamo fare il conto di quanto il Gubbio ha speso per poter accedere alla C1? E' giusto, perciò, che venga premiata la costanza di persone e di sponsor che non hanno mai abbandonato la barca.
A maggio finisce la stagione. Se finisce la Lucchese che farà Paolo Giovannini?
Per me sarebbe bello restare nel mondo del calcio perché ho grande passione e in dieci anni di attività come direttore generale mi sono tolto belle soddisfazioni, però non ritengo il calcio una cosa fondamentale.
Quando la nave rischia di affondare tutti scappano. Lei non è tra questi, però, se non altro per istinto di conservazione, si sarà guardato attorno?
Non nego di aver già ricevuto alcune telefonate, ma, francamente, la situazione, oggi a Lucca, non è tale da permettersi di valutare il futuro. Nel progetto sportivo Lucchese ci sono calciatori da me portati che hanno vissuto con me momenti belli e momenti brutti e che in questo momento non possono essere totalmente sereni sia per alcune difficoltà economiche sia per l'incertezza societaria che si è creata con il disimpegno della Valore per cui accordi biennali con molti di loro, sottoscritti con grande speranza e con grande voglia di continuare il ciclo qui alla Lucchese, rischiano di essere vanificati nonostante la categoria C1 salvata e l'obiettivo di evitare i play-out raggiunto. Inoltre, nei mesi di maggio e giugno, dovrò ratificare i trasferimenti di Citti alla Juventus e Pezzi alla Triestina che ci permetteranno di avere liquidità per finire la stagione al 30 giugno senza debiti, come la stessa società ha anticipato".
Aldo Grandi