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Al chiosco di San Micheletto va in onda la diretta dei tifosi rossoneri su Canale 39: Giuliani č un caterpillar, per Valentini č un tiro al piccione

28/04/2011 22:38

Dietro il tavolo i giornalisti di Canale 39 e lui, Giulio Castagnoli, il mito. In platea, oltre ad alcune decine di tifosi tra i più rappresentativi - sullo sfondo anche un rientrato Andrea Palmeri che ha deliziato il pubblico, insieme ai suoi adepti, con una serie di cori di varia natura politico-sportiva - Daniele Di Piazza, di www.forzalucchese.net , anche lui storico supporter di questa Lucchese che, a quanto pare, è nata apposta per far vivere la gente con il cardiopalma. E poi tante facce conosciute, le stesse si dirà, ormai un'abitudine, ma seguire la squadra in giro per lo Stivale è e non può essere se non una sana abitudine sportiva. Almeno per come la intendono questi ragazzi un po' cresciuti.

Tutto è pronto, in prima fila la famiglia Giuliani al completo, il socio di minoranza, il brutto anatroccolo ormai prossimo a diventare cigno di primaria bellezza. C'è Lido Moschini, assessore comunale allo Sport, arriva Luca Leone, un altro che si è fatto un mazzo tanto per questa società, il presidente della Provincia Baccelli che, sia pure piovuto in sala perché invitato, ha accettato volentieri visto il clima elettorale e ha fatto un intercvento puntuale e onesto, riconoscendo al Comune di Lucca con cui non è sempre tenero, l'aver provato il massimo per portare avanti l'iter progettuale del Porta Elisa. C'è anche l'assessore provinciale allo Sport Cesaretti, bella donna e una prosa decisamente ricca di aggettivi e avverbi come si conviene a un politico.

Giuliano Giuliani entra subito nel vivo della trasmissione e, sollecitato dal presentatore di Canale 39 conduttore di Rossonero, ingrana la marcia del suo caterpillar e travolge tutto e tutti: "Come socio di minoranza, credo di aver fatto anche più di quello che mi spettava. Se, qualche volta, me la sono presa con i tifosi che contestavano i giocatori, è perché io difendevo la squadra, un gruppo che andava in campo sapendo che lo stipendio non era ancora arrivato. La situazione di difficoltà finanziaria del socio di maggioranza è andata avanti per mesi, dal giugno del 2010. Prima tollerata e appoggiata economicamente dal sottoscritto, poi, però, non più sopportata perché io, in questa città, ci vivo e ci lavoro e non potevo più metterci la faccia anche per chi deteneva l'80 per cento delle quote del capitale. Così, a dicembre, ho mollato sperando che dall'altra parte ci fosse una reazione. Non c'è stata, la crisi economica è stata durissima, ma mi preme sottolineare che io non me la sentivo più di fare il presidente e scendere negli spogliatoi, magari rimproverare i ragazzi, quando sapevo che non avevano i soldi dello stipendio. Io sono stato abituato a pagare i dipendenti con puntualità. Non è possibile arrivare a Pasqua, come siamo arrivati, con dei calciatori che non avevano il denaro per tornare a casa o andare in vacanza qualche giorno ed erano costretti a chiederlo ai genitori. Questo non va bene".

(Continua - 1)

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