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Lucchese all'attacco, ma tre per tre farā veramente nove?

03/03/2008 13:26

Con il recupero quasi ultimato di Enrico Morello la Lucchese si appresta, con i ranghi finalmente completi, al rush finale che la vedrà protagonista, da qui a fine aprile, in nove gare che sanno tanto di spareggi. Sì, perché tali saranno in realtà tutte le partite a venire. Vuoi perché si affronteranno compagini con l'acqua alla gola, vuoi perché si avranno di fronte avversarie che tenteranno - Arezzo e Perugia su tutte - di agguantare i rossoneri nella corsa ai play-off. Spareggi, ecco il termine giusto per definire le gare restanti. E come tali da affrontare tutte con il coltello tra i denti. Se non bastasse quanto è successo con la Sangiovannese, si pensi alla caduta del lanciato Crotone - forse la squadra in questo momento più "in palla"- in quel di Potenza. I rossoneri hanno fatto della grinta e della determinazione le loro armi vincenti ed è indispensabile che in questa volata finale le tirino fuori con la stessa intensità dimostrata a novembre e dicembre. Nelle ultime domeniche qualche consistente segnale di ripresa si è visto dopo la flessione di gennaio. La strada, quindi, è quella giusta, ma ci sarà davvero da sudare sangue perché regali, questo è poco ma sicuro, non ne farà nessuno. In ballo ci sono i play-off e, forse, di più. Mauro Isetto, che la classifica la guarda e, a differenza di Braglia, dice di farlo, nel post partita di Gallipoli ebbe a sottolinearlo in modo limpido: "Calendario alla mano, le prossime tre gare saranno davvero molto importanti. C'è spazio per tutto". Il vice allenatore rossonero ha ragione da vendere. La Lucchese ha tre gare - Juve Stabia, Massese, Lanciano - difficili e insidiose per motivi in parte diversi e in parte comuni. Ma, dando scorsa al calendario delle altre, c'è da incrociare le dita... Che i Braglia Boys pensino a ottenere il massimo da questo trittico. Ne potremmo vedere delle belle. Guardare per credere.


Due parole anche su mister Braglia. O meglio sulla sua permanenza in tribuna, a meno di miracoli, anche per domenica prossima. La squalifica del tecnico maremmano è paradossale e, a nostro avviso, ha tanto il sapore di un avvertimento postumo, magari per altre "marachelle" in epoche più o meno lontane. Quanto avvenuto nel piccolo stadio di Gallipoli non è nemmeno lontanamente parente, per difetto s'intende, a quanto accade negli stadi dove ci sono allenatori squalificati. L'idea, sostenuta da Braglia stesso, che si tratti di uno scambio di persona - vista l'impossibilità di comunicare con la panchina dal posto dove era, impossibilità che tutti coloro che erano in Puglia hanno potuto verificare - può avere un fondamento. Di certo, c'è solo che è stato preso un provvedimento spropositato e inusitatamente punitivo.


Capitolo tifosi. Anche loro sono chiamati alla volata finale. Va detto chiaro: in termini qualitativi hanno fatto davvero tanto, e a Gallipoli c'è stata solo l'ultima delle conferme. A memoria il tifo agli allenamenti, come è avvento sabato scorso, non lo ricordavamo. Segno che c'è fiducia e gran voglia di stare vicino. I numeri, invece, latitano e, a questo punto, lasciatecelo dire: che venga chi vuole. Anzi, suggeriamo una idea alla società che sarebbe anche un modo per ringraziare gli oltre duemila abbonati. Nelle ultime due gare casalinghe, quelle presumibilmente decisive, in considerazione della importanza delle stesse, ritocchi verso l'alto i prezzi dei biglietti. In quel caso non saranno certo qualche euro in più a frenare la corsa allo stadio e, nel contempo si gratificherebbero gli abbonati rimpinguando, sia pure di poco, le casse sociali.

Una nota a margine: nei giorni scorsi la polizia, di concerto con la società Autostrade, ha rimosso tutto quello che i tifosi avevano lasciato come testimonianza nel punto dove è stato assassinato a novembre Gabriele Sandri. C'erano sciarpe, bandiere di tutti i club italiani e non solo e una grande aquila, simbolo della Lazio, la squadra di Gabriele. Il tutto con un blitz degno di miglior causa. Le motivazioni ufficiali sono state intralcio alla visibilità e problemi igienico sanitari. Del resto, in occasioni come queste, qualche motivo si trova sempre. In termini di pacificazione e reciproca tolleranza ha probabilmente fatto di più quel piccolo altare di tanti colori che mille dibattiti sulla violenza nel calcio, per non parlare di alcune norme attualmente in essere.

Fabrizio Vincenti

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