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Briano, un gladiatore dalle mille battaglie
14/03/2008 11:23
Mauro Briano è un giocatore di esperienza, che ha militato nelle categorie superiori ed è dotato anche di una certa dose di saggezza. Calcistica. Ecco perché, Massa o Carrara, quello che importa, per lui come per la squadra, è pensare ad un derby che si preannuncia impegnativo. "Noi pensiamo ad allenarci - spiega - Di queste cose, che sono al di sopra del calcio, si occupa la società. Certo, già il terreno di gioco di Masdsa, che conosco per averci giocato l'anno passato in amichevole con la Triestina, è orribile, poi se ci mettiamo anche tutte queste difficoltà. Sarà una partita difficile, purtroppo quando arrivi a questo punto della stagione sono tutte così. Con la Juve Stabia abbiamo provato a vincere e se l'arbitro, che ci ha anche chiesto scusa alla fine del primo tempo, ci avesse assegnato quel rigore, avremmo vinto in carrozza. La Juve Stabia è una di quelle squadre che gioca alla morte, ma che se prende un gol poi si sfalda e va in crisi. Invece il rigore non ci è stato dato e, inoltre, non siamo riusciti a metterla dentro. A quel punto siamo diventati nervosi, abbiamo rischiato anche di perdere. Dico la verità: il giocatore della Juve Stabia che si è fatto togliere la palla dall'intervento strepitoso di Gazzoli andrebbe... fucilato. C'erano due suoi compagni da soli e sarebbe bastato passare loro la palla. sarebbero andati diritti in porta. Invece, per fortuna, ha provato a saltare Gazzoli, ma lui, grandissimo, ha evitato il gol. Io l'avevo già vista dentro e, credetemi, se avessero segnato, quella partita l'avremmo persa".
"Ci sono allenatori - continua Briano - che sanno preparare la gara spiegando ai giocatori quello che devono o non devono fare anche sotto il profilo della disciplina e del comportamento. Capuano è uno di questi. Se ci avete fatto caso, appena dopo ogni intervento loro restavano a terra. L'arbitro ci ha frenato, nel senso che almeno su cinque, sei calci d'angolo ha fisciato un nostro fallo in area, mentre, in realtà, erano loro che ci tenevano sistematicamente per la maglia. Allora ho detto ai ragazzi di andare a dirgli che ogni volta venivamo trattenuti, alla fine ci avrebbe potuto dare anche un rigore. La verità è che questa squadra non è fatta da... pirati o delinquenti nel senso ovviamente malizioso e calcistico del termine. Non siamo capaci di inventarci cose che non esistono o di agire scorrettamente. Gli altri, evidentemente, non ci pensano due volte a farlo".
"Abbiamo giocato su un campo - prosegue il centrocampista piemontese - a Gallipoli, assurdo. Alla fine negli spogliatoi ci saranno state cento persone che giravano su e giù. Un campo a mio avviso nemmeno tanto regolamentare sotto il profilo della distanza di sicurezza dagli spalti. Quando sono rientrato nello spogliatoio ho trovato un vecchio amico di Lecce con la moglie e il bimbo. Ci siamo fermati a parlare, era accanto alla porta del nostro spogliatoio. In sostanza entrava e usciva chiunque".
"Per domenica la squadra è a posto - conclude il giocatore - Siamo concentrati, come sempre del resto. La verità è che spesso prepari meticolosamente le gare, dici che all'inizio entri e aggredisci per mettere paura e segnare il prima possibile, poi ti rendi conto che non è semplice come potresti pensare, che c'è anche un avversario che non vuole perdere. Ricordo una sfida Triestina-Pescara, chi perdeva sarebbe retrocesso. A venti minuti dalla fine vincevamo tre a zero, nelle facce degli avversari, che erano sbiancate, vedevo la disperazione e l'angoscia. Quando giochi partite come quelle di domenica con la Juve Stabia, ti accorgi che anche se sulla carta sei favorito, sul campo non è detto che tu vinca per forza".
A. G.