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Luchi: "Sarebbe stato inspiegabile giocare a porte chiuse una gara come questa, senza motivi di ordine pubblico"
15/03/2008 12:27
Enrico Luchi, il giorno dopo la maratona nella prefettura di Massa, tira un sospiro di sollievo. Permangono alcune incertezze, a partire dalla diretta televisiva - "non ho notizie dell'ordinanza del prefetto", ci dice il responsabile per la sicurezza della società rossonera - ma ormai la gara si è incanalata verso i binari giusti: quelli sportivi.
Fino a ieri nel tardo pomeriggio dalle informazioni che arrivavano è parso davvero che si fosse concretamente a un passo dal "porte chiuse", ma quali erano le reali problematiche?
"Più che di concreta possibilità parlerei di certezza. Tutto lasciava presagire che si andasse in quella direzione. La difficoltà più grave era che lo stadio di Massa è inagibile. Vero che il sindaco del capoluogo apuano ha più volte derogato con un'apposita ordinanza, ma stavolta veniva ventilata la presenza di 2000 e più tifosi della Lucchese che avrebbero reso impossibile la disputa della gara sul terreno degli "Uliveti". Una volta chiarito che i numeri non erano questi è potuta iniziare la discussione vera e propria, anzi, parlerei di trattativa".
Dove la Lucchese ha fatto il possibile per ottenere la gara a porte aperte e con i tifosi rossoneri al seguito.
"Certo, e di carte da giocare ne avevamo. A partire dal fatto che se lo stadio non era agibile era compito della squadra di casa individuarne un altro e non certo pensare di poter giocare a porte chiuse. Era inspiegabile giocare a porte chiuse non per motivi di ordine pubblico. In qualche modo ne siamo venuti a capo, con una assunzione di responsabilità da parte di tutti, a partire dal sindaco di Massa, ma anche nostra, visto che ci siamo impegnati a assicurare che nessuno arriverà da Lucca senza biglietto valido. Su questo voglio ancora una volta invitare tutti al massimo rispetto delle disposizioni impartite: chi non ha il tagliando per accedere stia a casa o può far davvero del male alla Lucchese".
Di tutta questa vicenda rimane un paradosso: una settimana fa lo stadio era Massa, i biglietti per i lucchese 450 più eventualmente, per chi volesse, quelli di gradinata. Riunioni, controriunioni, spostamenti, soldi pubblici spesi, ordine e contrordini per poi tornare da dove eravamo partiti. Un eterno ritorno?
"Credo che la disposizione di spostare la gara su Carrara fosse una soluzione accettabile, che avrebbe consentito a un maggior numero di persone di recarsi allo stadio e in un impianto che presenta meno criticità. E' inspiegabile che si sia tornati indietro sulla decisione dell'Osservatorio. O, almeno, così è sulla base delle informazioni in nostro possesso. La rivalità tra i tifosi rossoneri e quelli di Carrara non è di quelle micidiali, non mi pare si potesse ipotizzare una "rivolta". Evidentemente, così non era se l'Osservatorio, giovedì, è tornato indietro su indicazione del questore di Massa".
C'è un altro paradosso e basta girare i campi della serie C per toccarlo con mano. In molti stadi i decreti paiono degli optionals, gli stewards qualificati sono un miraggio, le condizioni in cui vengono disputate le gare oltre il limite della decenza. Per non parlare di presidenti che distribuiscono biglietti ai tifosi per strada. Esistono tante Italie anche nel calcio, insomma.
"Sono convinto che alla lunga la nostra scelta pagherà. E del resto non dimentichiamo che anche ieri abbiamo fatto pesare la forza dei fatti: la nostra tifoseria è segnalata tra le più corrette proprio dall'Osservatorio, il nostro stadio è a norma, siamo stati i primi a terminare la formazione degli stewards. Se tutti questi investimenti non sortissero effetti sarebbe grave, ma non è così. E ieri ne abbiamo avuta una concreta dimostrazione. Aggiungo che alle diffuse "anomalie" deve essere trovato rimedio. Tanto per fare un esempio: se una società non ha un impianto a norma, non gioca. Punto e basta. E qui sono le Leghe e gli altri organi coinvolti a dover far rispettare le regole".
Niente è intangibile, tanto meno i provvedimenti di legge che sono fatti anche per essere riveduti, qualora mostrino limiti o carenze. Ritieni che il decreto Amato, e prima ancora quello Pisanu, siano modificabili e migliorabili?
"Guarda, il problema - che è tutto italiano - è che certe decisioni vengono prese sempre in una fase emergenziale, mai in modo pacato. La mia esperienza nella protezione civile, da questo punto di vista, mi è maestra: ogni volta che avviene una calamità vengono presi provvedimenti in fretta e furia, convinti che con quelli si riuscirà a evitare la calamità successiva. Circa le norme che regolano la sicurezza nel mondo del calcio, premesso che si è voluto prendere a riferimento un modello estero senza voler però applicarlo integralmente, credo si dovrebbe fare qualcosa per ampliare il confronto con le società calcistiche - che non dimentichiamo nel calcio investono e sono soggetti privati che vorrebbero vedere un ritorno - e con i tifosi organizzati, cercando di coinvolgerli maggiormente. Alcuni divieti, francamente, mi paiono eccessivi e controproducenti. Positiva, secondo me, è stata l'introduzione dell'Osservatorio che monitora tutte le gare a rischio prendendo anche decisioni dolorose anche se necessarie, ma nel contempo cerca di costruire un dialogo con tutti i soggetti e rimuove le limitazioni se vede dei segnali confortanti. Non è insomma, solo un organismo che vieta e basta. Per tornare ai limiti dell'impianto normativo, sintetizzo dicendo che nulla è perfetto e, fatti naturalmente salvi alcuni principi basilari, c'è da augurarsi che in futuro alcuni aspetti dei decreti Amato e Pisanu possano essere modificati".
Fabrizio Vincenti