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InterSvista a Marco Affatigato che trova due parole anche per raccontare di Lucchese Libertas 1905, dai tempi di Fouzi Hadj all'acquisto del marchio....

16/05/2012 23:56

Pubblichiamo uno stralcio della lunga InterSvista rilasciata a La Gazzetta di Lucca da Marco Affatigato, ex militante di estrema destra, dieci anni di carcere sulle spalle, un curriculo da non fare, certo, invidia e la speranza, mai sopita, di tornare a contare qualcosa nella propria città:

Lei è tornato, recentemente, alla ribalta della cronaca sportiva locale, per aver acquistato lo storico marchio della società di calcio Lucchese Libertas 1905. Lei è troppo smaliziato per non sapere che la società era prossima al fallimento.

Io ho avuto un incarico di consulenza da parte della Nice srl il 14 novembre 2011. Questo incarico aveva, quale fine, “cercare di toglierli dai guai”.

Quali guai e, soprattutto, perché rivolgersi a uno come lei che, con il calcio, c’entrava come il cavolo a merenda?

Sul fatto che con il calcio c’entro come il cavolo a merenda ha perfettamente ragione perché l’ultimo calcio al pallone che ho dato, nella Lucchese giovanile, rimonta al novembre del 1974 provenendo dal Pieve S.Paolo di Tista. Alla prima domanda sono stato convocato negli uffici della Nice srl poiché il mio nome, come consulente, gli era stato suggerito da alcuni avvocati di Milano.

Con chi aveva rapporti alla Nice srl?

Con il dottor Maurizio Montali.

Lei sapeva in quali condizioni si trovasse la Lucchese Libertas all’indomani della mai avvenuta cessione da parte di Valentini e Giuliani?

Sapevo le condizioni in cui si trovava la Lucchese vuoi per gli articoli apparsi, vuoi per le conversazioni che si tenevano tra amici. Quando la Nice srl mi contattò, forse, anche per orgoglio, mi fece piacere.

Cosa le chiese Montali?

Di verificare i motivi del perché la Lucchese doveva andare sotto fallimento. Verificando la documentazione, ho potuto appurare e farmi un’idea che i gestori della Lucchese Libertas 1905 Srl prima del 14 giugno 2011, si siano fatti ben tondi lasciando, poi, tutta una posizione debitoria a carico della Lucchese Libertas srl che poteva fallire e con tale fallimento mettere una pietra tombale su eventuali malversazioni che vi erano state. Per me il buco ammontava a più di due milioni di euro e il cerino era stato lasciato in mano alla Nice srl come, in gergo, si dice.

Peccato che la Nice srl non avesse pagato nemmeno un euro per acquistare la Lucchese e che gli assegni dati a Valentini siano stati sequestrati.

Uno fu sequestrato a seguito degli arresti della procura, ma quando fu dissequestrato, fui io stesso a suggerire alla Nice srl di depositare alla procura della Repubblica di Lucca una denuncia circa l’ipotesi di truffa nella vendita delle quote della Valore spa alla Nice srl con richiesta di sequestro di due assegni uno del valore di 600 mila euro e uno di 286 mila euro.

Ci spiega, però, perché, alla fine di tutta questa storia, lei ha acquistato il marchio sapendo benissimo che, di lì a poco, sarebbe stato dichiarato fallimento?

Intanto il fallimento era incerto.

Mi scusi, ma se lei aveva fatto bloccare i due assegni, come poteva pensare che la Lucchese potesse sopravvivere a lungo visto che non aveva nemmeno più il capitale sociale?

Non è proprio così. Qui si fa confusione tra la Nice srl e la Valore spa. L’azione giudiziaria posta in essere dalla Nice è contro la Valore spa, non riguarda la Lucchese. Quest’ultima aveva come capitale la garanzia dei terren i di S. Donato che, per mezzo di una perizia giurata dell’ingegner Gambogi, veniva attitolato un valore economico di oltre 1 milione di euro. Quindi il capitale sociale era garantito. Quindi, essendo il capitale garantito, il fallimento non poteva, a mio avviso, dichiarato per insolvenza anche perché, allora come oggi, nessun creditore aveva vantato azioni nei confronti della Lucchese srl. La vendita del marchio, atto dovuto del liquidatore come la tentata vendita dei terreni, ha posto in me quella stessa prerogativa per la quale, oltre al compenso economico, avevo accettato l’incarico propostomi dalla Nice srl, salvare i colori della città. Quando il liquidatore mise in vendita il logo, due, principalmente, furono le offerte pervenute: la prima di 200 euro da soggetto che ha voluto mantenere l’anonimato tramite un avvocato; la seconda faceva riferimento a un gruppo im mobiliare lucchese; la terza era la mia. Diciamo che sono stato facilitato dal fatto di essere all’interno della struttura.

Adesso, lei, che cosa vuol farci con questo marchio e tenendo conto che potrebbe essere attuata un’azione di revocatoria?

Al momento dell’acquisto, avvenuto per la somma di 13 mila euro, la possibilità di una revocatoria l’avevo messa in conto. Per questo motivo l’ho pagata quella somma poiché è superiore al valore economico iscritto a bilancio. Quindi, l’eventualità della revocatoria dovrebbe essere ben motivata dal curatore fallimentare avendo presente che, al momento in cui fu messo in vendita, nessuno ripeto nessuno a parte i due soggetti che hanno fatto l’offerta si è dichiarato disponibile all’acquisto. Anzi, soggetti interessati come l’amministrazione comunale e altre società sportive, si dichiararono pubblicamente non interessate.

In sostanza, cosa ci vuole fare?

Assolutamente niente senonché, come già dichiarato, darlo in uso a chi gioca allo stadio.

Ha avuto contatti con la dirigenza della Fc Lucca?

No.

Sarebbe pronto a cedere il marchio a loro?

Sarei pronto a fare una convenzione con chi garantirà che il marchio non venga strumentalizzato e, quindi, utilizzato a fini immobiliari tenuto conto che esiste una delibera del consiglio comunale che approva una delibera di giunta nella quale si dice chiaramente che la ristrutturazione dello stadio Porta Elisa sarà autorizzata alla Lucchese Libertas 1905. Questa delibera è inserita nel piano Piuss e non è stata revocata. Oggi si sono aperti gli appetiti sul logo e tutti lo vogliono prendere all’asta.

Ma ce l’ha lei…

Infatti, quindi, o mi si ammazza o non lo do a nessuno.

Vai a vedere che è la volta definitiva che Affatigato non avrà bisogno di una falsa segnalazione da parte dei servizi segreti per essere passato a miglior vita.

I colori della città non si vendono.

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