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Giusti-Monaco: attenti a quei due. Intervista-tandem di Gazzetta Lucchese
08/09/2007 08:58
Silvio Giusti e Francesco Monaco si conoscono da una vita. O
quasi. In due, probabilmente, hanno giocato più partite in maglia
rossonera di quante non ne abbiano messe insieme numerosi ex compagni
di squadra in tutta la loro attività. Erano i pilastri del centrocampo
di Corrado Orrico, il primo più avanti e con più, si fa per dire,
grazia e il secondo a fare davvero quella vita da mediano e a recuperar
palloni come vuole la canzone di Ligabue. Tutti e due hanno amato Lucca
e in questa città sono nati anche i loro figli. Poi le strade si sono
divise e ora, a distanza di anni, ecco che si ritrovano di nuovo, uno
sulla panchina dell'Ancona e l'altro dietro la scrivania della
Lucchese. A tutti e due abbiamo voluto rivolgere le medesime domande
per vedere come se la cavavano. Alla fine entrambi hanno superato
l'esame, ma Monaco è apparso più serafico, più morbido, più tollerante
o, semplicemente, più paziente.
Pensi a Monaco/Giusti e cosa ti viene in mente?
MONACO:
Un ragazzo arrivato con tanta umiltà che trascorse i primi sei mesi in
panchina allenandosi con rabbia e volontà in attesa di fare, poi, tutto
il girone di ritorno. Era la prima stagione di Corrado Orrico a Lucca,
anno 1988-89.
GIUSTI: Gli
anni trascorsi alla Lucchese, anni e tempi belli. Un gruppo che è
andato avanti per sei, sette anni ottenendo anche dei buoni risultati.
Tanti anni insieme ul campo. Qualche aneddoto curioso.
MONACO:
Tanti. Silvio Era un generoso, che si faceva voler bene da tutti, che
voleva sapere tutto di tutti. Non a caso Orrico lo aveva soprannominato
Andreotti per questasua attitudine a informarsi su tutto e tutti.
GIUSTI:
Francesco era uno che non si tirava mai indietro. Una volta, raccontava
Orrico, si presentò con una radiografia o risonanza magnetica, non
ricordo bene, che era più grande di lui. La portava sotto il braccio,
ma Orrico nongli credeva, poi, in realtà l'infortunio c'era ed era anche serio-
Quali i pregi e quali i difetti?
MONACO: Generoso, non mollava mai, era una colonna del centrocampo
di Orrico. Era un ragazzo spavaldo, giovane, l'essenza della forza
fisica. Difetti? Avrebbe dovutomigliorarsi tecnicamente.
GIUSTI:
Dava tutto, anche l'anima, pedalava in silenzio e macinava chilometri.
Lui, peraltro, era già sposato con figli e fuori dal campo non ci
frequentavamo. Era, comunque, uno daseguire come esempio.
Uno in panchina e l'altro in tribuna: come mai?
MONACO: A me è sempre piaciuto stare in mezzo al campo. Silvio aveva,
invece, già nel Dna questa voglia e curiosità di conoscere e capire certe cose.
GIUSTI:
A volte in questo mondo le strade le scegli, ma poi sono le occasioni
che te le fanno prendere. La mia prima offerta è stata in un altro
campo piuttosto che sul terreno di gioco e, inoltre, non avevo e non ho
la pazienza dell'allenatore.
Avete mai pensato a tornare insieme?
MONACO: A me ha fatto piacere sapere del suo nuovo incarico e
quest'anno ha questa grande opportunità che si è guadagnato sul campo.
GIUSTI: Mai pensato. E' anche il primo anno che faccio questo lavoro e
nel calcio, lo sa chi lo conosce, le strade molto facilmente si
incrociano.
Firmeresti per un pari?
MONACO: No, assolutamente. Quandi si scende in campo si cerca sempre di ottenere il massimo.
GIUSTI: No, perché tutte le gare vanno giocate. La mentalità di una grande squadra si vede anche da queste cose.
Quali giocatori gli ruberesti?
MONACO: Non uno in particolare, temo, piuttosto, la squadra
costruita per essere protagonista, ossia l'organizzazione della squadra
stessa.
GIUSTI: Nessuno. Mi tengo i miei.
Quali le favorite per la promozione?
MONACO: A parte la Lucchese direi il Gallipoli, la Salernitana, il
Perugia, il Taranto. Almeno sulla carta. poi però sarà il campo a
decidere.
GIUSTI: Salernitana, Gallipoli, due formazioni competitive. Poi la
sorpresa, che ci sarà. Quindi il Potenza e il Sorrento, anche il
Perugia.