Braglia, ovvero niente quiete dopo la tempesta

10/09/2007 20:58

Piero Braglia non è abituato ad usare perifrasi nei suoi commenti del dopo partita. Va diretto al cuore. E al cervello dei destinatari dei suoi messaggi. E' stato così anche dopo la batosta di Ancona, due schiaffi da far arrossire anche le guance del più abbronzato tra gli abbronzati e di vergogna il più supponente tra i supponenti. Il giorno dopo Pierino la Peste non solo non si è sbollito, ma, se possibile, è ancora più infuriato che mai. 'La verità - dice - è che ci sono giocatori dai quali mi aspettavo di più e che, invece, non stanno rendendo come volevo e credevo. Si tratta di capire perché e di capirlo anche alla svelta'. La sensazione è che il primo ad essere deluso e amareggiato, per non usare termini molto più forti, è proprio il mister maremmano, ancora più di Silvio Giusti o di Fouzi Hadj. La partita di Ancona ha mostrato, effettivamente, che proprio i giocatori che conosceva di più per averli avuti con sé, hanno sfoderato altrettante prestazioni raccapriccianti. Ecco, quindi, il momento di dare una sterzata. E se anche il treno dovesse deragliare, non importa, l'importante è che, una volta rimesso sui binari, riprenda a viaggiare spedito verso la sua destinazione. 'Sono incavolato - ha aggiunto il tecnico di Grosseto - Ci sono cose che non mi piacciono, che vedo e che non mi vanno giù. Il presidente è tranquillissimo, ma io voglio che la Lucchese diventi una vera squadra. Questo è il mio compito. Il resto non conta'.