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Nicholas Guidi: 'Quanto mi manca Magnani...'
22/09/2007 12:05
Nicholas Guidi da Viareggio, 24 anni, difensore roccioso alla corte di mister Braglia e, dal 1996, nelle file rossonere. Un personaggio antipersonaggio, un calciatore dai modi riservati, mai sopra le righe, mai polemico, uno che non esplode mai e si scarica in mezzo al campo, dove lotta con grinta e senza concedere niente a chicchessia. Domani, con la Sangiovannese, potrebbe scendere in campo dal primo minuto. Un riconoscimento al suo impegno e alla sua abnegazione. 'Non so nulla - replica Guidi - deciderà il mister. Io, sinceramente, sto bene e se mi manderà in campo tanto meglio. L'importante è che chiunque giochi faccia il bene di questa squadra'.
Tu sei, ormai, un veterano alla Lucchese. Cosa c'è di diverso quest'anno rispetto alla passata stagione?
'Qualcosa c'è, si respira anche nell'aria, però anche l'anno scorso l'inizio era stato buono. Quest'anno siamo concentrati al massimo e stiamo remando tutti nella stessa direzione. Speriamo di continuare così'.
Domani c'è il derby con la Sangiovannese.
'Ormai è diventato un appuntamento di tutti gli anni. Loro sono una buona squadra, anche se questo mi sembra un campionato molto livellato dove non esistono squadre deboli. Se andremo in campo con la mentalità giusta e affronteremo bene la gara potremo portare a casa un risultato positivo'.
Tu sei un tipo piuttosto riservato: non alzi mai la voce, non fai mai casino. Carattere o scelta di vita?
'Sono così di carattere. Quando si è in gruppo, del resto, non ci si può arrabbiare e bisogna seguire il gruppo. Mai e poi mai farei casino o alzerei la voce con i miei compagni'.
Sei giovane, ma hai una grande esperienza.
'Giovane non sono più, calcisticamente parlando. Ventiquattro anni non sono pochi. Se poi penso che Renzetti ne ha diciannove, allora sono quasi vecchio. Ripeto, sono un tipo tranquillo, non voglio mai andare sopra le righe. Chi mi conosce bene lo sa. In tutti questi anni ho fatto amicizia con tanti colleghi che hanno giocato alla Lucchese. Più di tutti Antonio Magnani, siamo insieme dal 1996, una vita calcisticamente parlando. Le sue gioie sono anche le mie e viceversa. Così come i dolori. Quando si è infortunato con il Crotone emotivamente ho sofferto come se fosse successo a me, ma sono convinto che riuscirà a superare anche questa disavventura. Ora che non gioca con noi sto sentendo la sua mancanza'.
Hai mai pensato di andare a giocare altrove?
'Qualche anno fa ci fu la possibilità, ma poi sono rimasto qui. Quest'anno ero in scadenza di contratto, ma la società mi ha offerto un quadriennale dimostrando di avere fiducia in me. Perché, allora, andare via?'
Che tipo è Piero Braglia?
'Come allenatore e come persona non ho avuto problemi con lui. Vuole determinate cose, all'inizio forse abbiamo un po' sofferto perché dovevamo capire le cose che voleva, ma di giorno in giorno stiamo migliorando'.
Nicholas Guidi ha dei rimpianti o dei rimorsi?
'Né gli uni né gli altri. Ho sempre scelto io e rifarei esattamente tutto quello che ho fatto nella mia carriera'.
Quali sono i tuoi hobby?
'Nessun altro sport oltre al calcio perché se mi faccio male sono rovinato. Diciamo la compagnia degli amici, il computer, Internet'.
Dici calcio e pensi a donne, soldi e auto veloci: è vero?
'Io credo che sia una cavolata. Parlo per me, ovviamente. Logico che uno guadagna più di una persona normale, però non mi sento di dire che a me piace andare a ballare e fare tardi la sera, o spendere e spandere in auto di grossa cilindrata. In questo mondo, inoltre, ho conosciuto brava gente'.
Hai qualcuno che devi ringraziare nel mondo del pallone?
'Tra gli allenatori sicuramente Oliviero Di Stefano, che ha avuto fiducia in me in C2 e Daniele Baldini, quando allenò la Lucchese in C1. Devo dire, però, che ho sempre avuto qualcosa da tutti i tecnici che mi hanno allenato. Mi ritengo fortunato da questo punto di vista. Quanto ai colleghi, ne ho avuti tanti: da Giampieretti a Masini, da Martusciello a Geraldi a Bellucci, tutte persone con le quali ho legato tantissimo'.
A proposito di Bellucci. Due anni fa lui usciva puntualmente per infortunio dopo venti minuti e tu dovevi entrare a freddo. Te la cavasti niente male.
'Vero. Purtroppo Bellucci è stato sfortunato. Io entravo e quasi quasi mi sembrava più facile che giocare dal primo minuto. Paura? E perché mai? Questo è il nostro mestiere, lo facciamo con piacere, perché dovremmo avere paura di giocare?
A. G.