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Stadi "blindati": un modo per allontanare le persone perbene?
27/09/2007 09:39
C'è qualcosa che non torna. Dai tempi del decreto Pisanu, più
ancora con l'uccisione del povero Raciti e l'introduzione del decreto
Amato, è stato tutto un coro di voci che si levavano alte e forti per
riportare le famiglie allo stadio, perché lo stadio torni - ma lo è mai
stato in Italia? Si vedano in proposito numerosi studi sociologici - un
luogo dove poter fare tifo senza violenze e senza quel clima di
guerriglia che ci accompagna, ormai, da troppi anni. In sostanza il
tanto declamato modello inglese. La sensazione è che, come al solito,
si stia tentando di fare le nozze con i fichi secchi: di stadi adeguati
non ce ne sono - tanto meno nelle serie in cui veleggia la Lucchese -;
di investimenti in termini culturali ancora meno; di tentativi di
riavvicinare le famiglie - a meno che non si pensi ad iniziative che
sanno molto di facciata, come i biglietti gratis per le scuole nelle
città dove gioca la Nazionale - nemmeno a parlarne.
La realtà è un'altra e sfiora il parossismo con una mancanza di
buon senso che spesso la fa da padrona, insieme al vizio, tutto
italico, dell'accomodo ispirato al buonsenso e del "fatta la legge
trovato l'inganno". Potremmo scrivere per ore di casi di striscioni, di
maglie, di bandiere fatte passare in taluni stadi e in altri vietate
categoricamente, naturalmente identici.
Domenica sono stati veramente tanti i tifosi che a San Giovanni si
sono trovati di fronte a una brutta miscela fatta di ignoranza (che
sfocia nel comico) e di mancanza di tatto. Potremmo citare i casi dello
striscione dedicato a Sara, la giovane tifosa rossonera recentemente
scomparsa, regolarmente autorizzato, che ha rischiato di non essere
neppure appeso perché un solerte funzionario metteva in dubbio che
questa Sara fosse realmente scomparsa. Potremmo parlare delle bandiere
rossonere scambiate per vessilli dell'Iraq (per la cronaca le strisce
di quella bandiera nazionale sono orizzontali) o di quelle con la
scritta Libertas (che da secoli identifica Lucca) e i colori della
città prese per bandiere politiche, potremmo dire dei doppi controlli a
pochi metri con esibizione di documenti pur essendo i biglietti non
nominativi e quindi traducendosi soltanto in una sorta di aggravio
della procedura di ingresso.
Tutto questo ha solo un prezzo e un destinatario: perdere la gente
perbene. Perché, state tranquilli, i primi a mollare saranno, come è
logico, coloro che vogliono passare una domenica tranquilla e non in
una specie di fortino. Sono altri i modi per allontanare, ce ne è di
bisogno, i violenti dagli stadi. Gli strumenti ci sono tutti. Basti
pensare alla diffida e alla facilità con cui è possibile ricorrervi.
Potremmo parlare di bambini per i quali accedere allo stadio è un
percorso a ostacoli. A Lucca, per dirne una, siamo al paradosso, con un
genitore, regolarmente abbonato, che si vede costretto nell'ordine: a
fare la fila in settimana per prendere il biglietto per il figlio,
nonostante magari abbia fatto l'abbonamento proprio per evitare le
file, firmare la presa di responsabilità, portare il documento anche
del piccolo allo stadio e poi, udite udite, non può rispondere che per
un solo minore a testa. Insomma, se ha due figli, o va anche la moglie
o ciccia. Se ne ha tre poi è davvero nei pasticci: o si sorbisce anche
la suocera, o "affitta" il figlio a qualche persona di conoscenza
diretta verso lo stadio. Non è finita, se gli steward non chiudessero
un occhio non potrebbe nemmeno avere la possibilità di avere il figlio
accanto: non è, di fatto, possibile avere un biglietto in sequenza con
il proprio. Le nozze con i fichi secchi, appunto.
C'è chi parla, però, di modello inglese e di stadi come teatri. Di
grazia, a qualcuno risultano prassi di questo genere per assistere a un
qualunque altro spettacolo, compresi i concerti rock dove si vede di
tutto? A qualcuno risulta che si debba arrivare un'ora e mezza prima al
teatro del Giglio? Qualcuno crede si possano avvicinare le famiglie
continuando a portare i propri bambini in un ambiente militarizzato che
di per sé, inutile negarlo, in quel contesto crea apprensione? Per i
malintenzionati la musica è diversa: spesso sono proprio le forze
dell'ordine il loro principale bersaglio. In molti sostengono che è
solo transitoria la situazione. Ce lo auguriamo, come ci auguriamo che
la gente, nel frattempo, non si diriga verso altri sport o altre
passioni. Magari proprio il teatro.
Noi, a vedere i jersey in cemento armato che ostruiscono la strada
modello Belfast per i duecento paganti scarsi di Lucchese- Castelnuovo,
e nessuno in curva ospiti, non faremo mai l'abitudine. Come non la
faremo a vedere respingere all'ingresso mamma e papà che non hanno il
biglietto o un documento di identità per il loro figlio di tre anni.
Fabrizio Vincenti