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Una favola a cui nessuno può realmente credere
02/10/2007 13:58
Ci mancava anche il vicepresidente del Senato, Milziade Caprili,
di Rifondazione Comunista, a raccontare a tutta Italia la favola che
Lucca è città in preda al teppismo sportivo e che lo stadio Porta Elisa
è divenuto una sorta di terra di nessuno dove ognuno fa quello che gli
pare. A noi, onestamente, così non sembra. Lucca è una città di grande
civiltà e correttezza e nessuno, credo, può permettersi di fare o,
peggio ancora, di dare lezioni di democrazia che altro non sembrano, e
chissà che non siano, solo ed esclusivamente strumentalizzazioni
politiche di una situazione che, con la politica, non ha niente a che
fare. Ma veniamo all'origine e cerchiamo, con raziocinio e lucidità, di
fare chiarezza per coloro che, tifosi e non, e non sono pochi, in tutto
questo bailamme ci capiscono veramente poco. E la cosa è perfettamente comprensibile.
Domenica pomeriggio appena sbarcati in tribuna stampa da alcuni
colleghi siamo stati edotti che i giornalisti di una testata locale non
sarebbero stati ammessi in sala stampa. A fine gara, effettivamente,
gli steward addetti al controllo degli accessi, hanno spiegato a
giornalisti e collaboratori del giornale medesimo che la loro presenza
non era gradita. Silvio Giusti, direttore sportivo della Lucchese, si è
adoperato per riuscire a trovare uno spazio per far sì che potessero
almeno intervistare tecnico e giocatori della Salernitana, visto che i
giocatori rossoneri e lo stesso Braglia avevano ricevuto disposizioni
di non parlare.
Subito dopo, presumibilmente dopo uno scambio reciproco di battute,
la società ha definitivamente vietato l'accesso in sala stampa ai
colleghi. Gli altri, noi compresi, sono scesi regolarmente in sala
stampa per fare il proprio lavoro.
Premesso che, sia a livello umano sia professionale, l'accaduto può
senz'altro dispiacere perché sarebbe opportuno e giusto che ognuno
potesse fare il proprio lavoro senza esserne impedito, ciò non toglie
che la rottura è avvenuta esclusivamente tra la Lucchese Libertas e il
quotidiano in oggetto. Sono cose che riguardano gli autori degli
articoli, i direttori responsabili e i loro destinatari. Quello che,
invece, ci riguarda, e non concerne soltanto noi, ma tutti i colleghi
che domenica hanno partecipato alla conferenza stampa di Piero Braglia,
sono le accuse e le critiche piovuteci addosso sia per non essere stati
solidali sia per aver 'ascoltato e bevuto le parole del presidente e
dell'allenatore' come se fossimo dei poveri servi sciocchi dell'uno e
dell'altro. Questo non è vero e chi lo ha scritto lo sa benissimo.
Invece si vuole alimentare un clima di vittimismo assurdo, dimenticando
che la prima regola di ogni convivenza civile è l'assunzione, da parte
di ognuno, delle proprie responsabilità. Noi siamo convinti che una
franca e sincera discussione tra i protagonisti di questa poco
simpatica storia avrebbe risolto tutto. Senza bisogno di andare a
cercare interventi parlamentari o istituzionali che hanno avuto e
avranno, come unico effetto, dare della nostra città un'immagine non
veritiera.
Gazzetta Lucchese