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Sessanta tifosi al seguito, o molti di più?
22/10/2007 16:07
Ognuno di noi delle gare viste tiene con sé un'immagine, un flash, un momento che qualche volta finisce per divenire il titolo di coda della partita stessa. Ieri, nel freddo surreale della costiera amalfitana, ci siamo portati a casa l'immagine di quei sessanta - li abbiamo contati, uno più uno meno - tifosi rossoneri che si sono sobbarcati l'ennesimo viaggio al seguito dei colori cittadini. Quasi milleduecento chilometri non sono certamente pochi, ma nemmeno il massimo: c'è, anche tra quelli presenti ieri, chi ha fatto di meglio; il freddo micidiale, seppur stoicamente sopportato, non va a loro particolare merito perché non era previsto e, del resto, per chi segue una squadra è qualcosa da mettere in conto; sul tifo fatto, infine, si possono spendere buone parole, ma le eviteremo. E allora vi chiederete perché di quella immagine conservata con tanta cura, un po' come l'abbraccio collettivo a Mauro Briano domenica scorsa? E' presto detto: innanzitutto per la caparbietà di chi, alla faccia di tutto, a Castellammare è voluto andare ad ogni costo: prenotazioni saltate, numeri insufficienti per allestire i pullman, difficoltà di ordinaria e straordinaria amministrazione non hanno spostato di un millimetro chi ha voluto fermamente andare sino in Campania per dare un seguito, per quello che possono fare i tifosi, alla bella partita vista contro il Gallipoli. Ma soprattutto, ed è la ragione che più ci ha lasciato quel flash negli occhi, per l'unità di intenti, anche fisica, tra chi era lì. Tante, troppe volte abbiamo visto cinquanta, cento tifosi rossoneri sparpagliarsi all'interno del settore ospiti. Ieri no, ieri i sessanta - forse complice anche il freddo cane - erano gomito a gomito. Tutti. E come sempre accade in questi casi sembravano molti di più, al punto che chi scrive li ha ricontati un paio di volte per sicurezza. L'unione fa la forza, è una regola di vita. Una bella immagine, insomma, che traduce visivamente tante parole, una immagine che vorremmo ci accompagnasse lungo tutto il campionato. Tante volte, troppo spesso con chili di retorica a rimorchio, viene detto che la squadra è dei tifosi. Vorremmo evitare di unirci a queste voci acriticamente, ma siamo convinti che una tifoseria matura e più numerosa aiuterebbe a regalarci un sogno da troppo tempo chiuso in un cassetto o strozzato in gola dopo un rigore finito su di un palo; a farlo vivere più intensamente a tutti, giocatori per primi. Due parole anche sulla squadra vista contro le "vespe" di Eziolino Capuano. A noi, lo diciamo senza falsa prudenza, è piaciuta. Le grandi squadre si vedono sicuramente più in queste gare che contro la prima della classe, ogni riferimento alla partita con la Salernitana e il Gallipoli non è casuale. Ci è piaciuta molto la gara piena di mordente - e qualche errore - di ieri. Non era facile gestire questa partita per tanti motivi: spesso queste gare si provano a vincere per tutta la settimana nelle dichiarazioni, ma in campo si dà vita a ben altre prestazioni e musiche. La Lucchese di ieri ci ha provato davvero a vincere. E lo ha fatto ripetutamente. Abbiamo visto una squadra tosta - in parte ancora a corrente alternata e colpita dalle amnesie a rotazione dei suoi protagonisti - e viva. Per essere una grande squadra manca ancora parecchio, a partire dalla percentuale di realizzazione, ma ieri abbiamo avuto grandi rimpianti per un risultato pieno che non è venuto e non tanto - come a San Benedetto, tanto per fare un esempio - perché la prestazione dei rossoneri non è stata all'altezza. Al contrario, proprio perché la truppa di Piero Braglia ha dimostrato di voler essere protagonista senza, però, riuscire a cogliere tre punti che sarebbero stati meritati.
Fabrizio Vincenti