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"Bisogna dare il sangue in questo secondo tempo". Riflessioni dopo Lanciano
27/11/2007 15:36
La frase che leggete nel titolo é quella - parola più, parola
meno - detta da un giocatore della Lucchese al rientro in campo per il
secondo tempo con il Lanciano. Rende meglio di ogni analisi lo stato
d'animo, la grinta, la determinazione che in questo momento sta
attraversando i rossoneri. E' un qualcosa di contagioso, che consente,
facendo leva sul gruppo, di accomunare, di motivare anche chi magari
deve fare soltanto uno spezzone di partita e subentra per l'occasione
all'infortunato di turno. Domenica lo stesso Dei lo abbiamo visto più
reattivo e siamo convinti che sarà così per gli altri che via via ne
avranno l'occasione. Detto questo è bene rimanere con i piedi per
terra. Braglia lo dice in modo franco, persino brutale:"Zitti e
pedalare". La Lucchese non ha fatto nulla. O quasi. E in quel quasi c'è
tanto. Perché a detta di tutti, la squadra, da Potenza in poi, ha
subito una metamorfosi positiva che la sta lentamente, ma
costantemente, portando fuori da quel gorgo di risultati negativi e di
depressione che, a un certo punto, aveva fatto pensare ad una resa
anticipata. Non poteva essere così e chi conosce Braglia sapeva bene
che non era immaginabile una deriva di quel genere. A costo di
rovesciare il mondo, ma così il tecnico maremmano non avrebbe accettato
di finire. La squadra, a nostro avviso, sta iniziando a assimilare lo
spirito che il suo allenatore vuole vedere sempre e a tutti i costi.
Sono piccoli segnali, ma stiamo notando che in campo i giocatori si
chiamano molto di più , si cercano, si confortano, sono attenti a
capire se il compagno è in difficoltà. Sono piccoli segnali, appunto,
ma che in uno sport di squadra delicato e complicato come il calcio
dicono molto di più di quanto si pensi. E tra i segnali positivi
aggiungiamo che la Lucchese in due trasferte - ora,magari, alcuni
diranno che erano in fin dei conti facili; come al solito tutto
semplice quando va bene ai rossoneri - ha subito due-tiri-due in porta.
Gazzoli ha passato dei fine settimana di relativa tranquillità e questo
è un buon segnale. Come pure quello relativo alle realizzazioni: la
Lucchese sta capitalizzando le occasioni avute molto più di quanto
facesse a inizio torneo. Vogliamo trovare un pelo nell'uovo? A nostro
avviso sta nella capacità di sfruttare meglio le situazioni favorevoli
che si creano; in altri termini le partite vanno chiuse, prima che gli
altri, magari fortunosamente, le riaprano. Qui, forse, qualcosa da fare
c'è. Anche domenica scorsa, complice forse un leggero calo fisico - nel
primo tempo la superiorità a centrocampo è stata troppo marcata per
poter durare tutti i novanta minuti- i rossoneri non sono riusciti a
crearsi l'occasione giusta per il tapin che avrebbe archiviato la
partita. Un passo alla volta, del resto in pochi speravano una
ripartenza così convinta dopo il rovescio con la Massese. E occhio al
Sorrento ora. Davvero massima attenzione, non solo per il valore della
squadra campana che vede nelle sue fila due giocatori a cui va il
nostro massimo rispetto per i trascorsi in rossonero - ci riferiamo a
Alex Brunner e all'intramontabile Massimo Rastelli -, quanto perché per
la Lucchese è una sorta di prova del nove di maturità. Vincere e
giocare con quello spirito visto nelle ultime domenica significherebbe
iniziare a pensare in grande e interrompere quel giochino sulle
montagne russe che ha contraddistinto l'inizio di campionato. Domenica
prossima, poi, ci saranno duemila bambini sugli spalti invitati dalla
Lucchese. E' un altro motivo di enorme soddisfazione per chi ama Lucca
e la sua squadra. Anche di queste iniziative si deve, o si dovrà prima
poi, rendere merito alla società che si è mossa per prima e bene. Ma
che poco sono state valorizzate da un ambiente, quello dei mass media,
ahinoi, troppo spesso attento più ai fatti negativi che a quelli
positivi della realtà calcistica. Detto senza polemica alcuna. Davvero.
In ogni caso, come dice Braglia? Zitti e pedalare. Ecco, appunto. Tutti nella solita della direzione. Noi
per primi.
Fabrizio Vincenti

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