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Brunner, sinceritā e serietā tra i pali

30/11/2007 09:14

 

Nicola Nucci - Tuttocalcio e Corriere dello Sport

Nelle ultime due stagioni Alex Brunner ha difeso la porta della Lucchese, salvando molte partite. Dietro quella sua apparente rigidità facciale e serietà triestina si nasconde un ragazzo d'oro, anche capace di passioni e sentimenti profondi. Un portiere tra i più forti che hanno giocato a Lucca. Un lusso per la serie C1 visti i trascorsi in serie A (Foggia, Bologna e Como) dove stava per tornare nel gennaio 2006. La chiamata arriva dall'Udinese. «Tutto vero - dice il 34enne Alex - l'Udinese voleva aprire una trattativa. Scelsi di restare nella Lucchese convinto che la situazione societaria si risolvesse per il meglio e potessimo raggiungere i playoff. Eravamo terzi a tre punti dalla vetta. C'erano i presupposti per andare in B. Poi secondo me si è rotto qualcosa dopo l'esonero avventato di mister Pea».

Sposato con Rosanna, padre del piccolo Mattia di appena 18 mesi, Brunner ha bei ricordi di Lucca. «Una città bellissima, a misura d'uomo, tranquilla. La mia famiglia è stata bene ed ho conosciuto persone positive. L'accoglienza? Mi auguro di essere accolto dagli applausi del Porta Elisa. Anche se - scherza - Rastelli mi ruberà la scena. Del resto lui ha fatto oltre 200 partite con la maglia rossonera. A proposito di Massimo vorrei sottolineare la sua umanità eccezionale. Oltre che un ottimo calciatore è un ragazzo con una bontà d'animo sempre più rara. Generoso, umile, sincero. E tenace. Alla soglia dei 40 anni sembra un ragazzino. Occhio Lucchese perché può fare male».

Patito della pizza, dei film di mafia e thriller e della sua Trieste, Brunner questa estate, forse a sorpresa, ha scelto Sorrento. «Non nascondo che avevo molte offerte allettanti. Questa società neopromossa però mi ha convinto con il suo entusiasmo e i programmi ambiziosi. Nel 2006 sono saliti in D ed hanno vinto la Coppa Italia. L'anno scorso la scalata alla C1. Due promozioni di fila. E poi qua si vive davvero bene».

Perciò non appena la squadra amalfitana ha frenato i presidenti Antonino Castellano e Franco Giglio non ci hanno pensato due volte ad esonerare Provenza e chiamare Morgia. «Un tecnico che predilige il gioco palla a terra, pochi lanci, con una formula offensiva. Il Sorrento attacca sempre, ma senza scoprirsi troppo. E' una neopromossa che ha voglia di vincere ed arrivare in alto, anche puntando sui giovani che non mancano e sono bravi. Anche se siamo la squadra dei «vecchietti». L'obiettivo? Provare ad entrare nei playoff». Non ha dubbi sul portiere più forte del mondo: «Buffon». E l'allenatore? «Devo molto ad Ulivieri, un maestro di vita prima di tutto». Ma avrà da imparare anche da Morgia che di fronte alla morte di due compagni di squadra, anch'essi romani, negli anni Settanta voleva smettere di giocare, prima di iniziare la sua avventura con la Lucchese.

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