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Ascari, il procuratore che fa le carte al mercato invernale

22/12/2007 12:03

 

Nicola Nucci - Tuttocalcio e Corriere dello Sport

Eugenio Ascari (nella foto a destra in un'immagine di qualche anno fa, accanto all'attuale diesse della Juve Stabia, Giacomo Pezzini) è un famoso e brillante procuratore sportivo, agente Fifa e grande esperto di calcio sudamericano. Qualche mese fa è stato in Cile a scovare i nuovi Jimenez. Cresciuto alla scuola di Caliendo, ha concluso importanti operazioni e conosce da vicino anche il mondo della serie C. Lo abbiamo incontrato nel suo studio di consulenza sportiva a Pontedera, con il socio Andrea Bagnoli (ex attaccante di Livorno e Spezia), per fare il punto sul campionato della Lucchese e tirare le somme dopo la fine del girone di andata, cercando di ipotizzare le protagoniste della seconda parte del campionato che è scattata domenica scorsa, anche se i rossoneri sono stati fermati dalla neve a Crotone. «Un imprevisto stop che ha lasciato invariata la distanza dalla zona playoff che resta l'obiettivo principale che la Lucchese può raggiungere, avendone tutte le potenzialità».

Quali sono le favorite per il salto di categoria?
«La Salernitana è in fuga e non vedo un'altra squadra che può insidiare il primato dei campani che Agostinelli sta conducendo verso la serie B. Gli altri quattro posti utili per i playoff se li contenderanno Crotone, Perugia, Taranto e Lucchese. Ancona e Gallipoli mi sembrano in calo. I dorici, dopo le quattro sconfitte consecutive, sono rientrate nei ranghi. I salentini dipendono dalla
vena realizzativa di Di Gennaro».

Quali sono pregi e difetti della Lucchese?
«E' una squadra quadrata, tosta, plasmata ad immagine e somiglianza di Braglia. Ci sono giocatori con carriere importanti alle spalle e adatti alla categoria. Forse è stata affrettata la cessione di Di Gennaro che, pur non esprimendosi sui livelli di Lanciano e del primo  anno a Lucca, avrebbe potuto rilanciarsi, e con una prima punta da 20 gol la Lucchese avrebbe potuto puntare anche al primato assoluto».

Passiamo al mercato. A gennaio riaprono le liste di tesseramento. Quali saranno le mosse rossonere?
«Intanto è stato superato l'impasse societario e potrà operare per sfoltire la rosa. La priorità è ridurre una rosa numericamente corposa. Sul modello del Pisa della passata stagione quando Braglia fece ruotare al massimo 15-16 elementi. La Lucchese a mio avviso deve percorrere questa strada cercando di piazzare panchinari sottoutilizzati come Zizzari, Cipolla, Bellé e Bonfanti. Pochi ritocchi, ma che siano giocatori di categoria, senza inseguire il nome altisonante. Andando sul sicuro garantito. Ciotola? E' un nome nei piani della Lucchese, come Buzzegoli e Motta, che possono piacere a Braglia. Se posso dare un consiglio servirebbe un centrocampista centrale che sappia verticalizzare (Passiglia?) e un leader in difesa come era Raimondi nel Pisa. Con tutto rispetto, Nocentini, Morello, Guidi e Azizou non hanno i connotati del leader».

Sorpresa e delusione del girone?
«La Massese, considerando le premesse e le difficoltà societarie in cui è invischiata. Una rosa ristretta, un traumatico cambio di allenatore, la chiusura dello stadio. Anche l'Ancona ha fatto bene. La delusione è stata la Pistoiese che sta soffrendo oltre il previsto ed aveva dato piena fiducia ad un tecnico come D'Arrigo che aveva avuto carta bianca per costruire la squadra, prendendo giocatori avuti alle sue dipendenze come Femiano, Calabro e Di Simone».

I giovani sul taccuino di Ascari?
«Bonatti e Diagouraga della Massese. Renzetti della Lucchese ha grandi prospettive. Deve migliorare nei cross e nella struttura fisica. Poi Mancini e Colombini del Taranto. Tra gli attaccantiGhezzal del Crotone è stato devastante. Tra gli stranieri anche Cigan del Gallipoli».

Quali sono stati i giocatori della Lucchese di cui hai avuto la procura?
«Posso ricordare Chini, che oggi gioca nel Casale, Deoma, Citterio,Zhabov, tornato in Bulgaria dove milita in serie C, Del Chiaro che è stata una promessa mancata, Fortini, Costi, Pistella, e per qualche mese Bonfanti».

Macalli vuole cambiare il formato e il nome della serie C. Favorevole ad una rivoluzione?
«Una ristrutturazione necessaria. Ma più che la riduzione del numero delle squadre, bisogna essere drastici nel far rispettare le regole.
La Lega di C è stata troppo permissiva nell'iscrivere club che non avevano i requisiti minimi e poi si sono trascinati dietro le magagne fino ad arrivare al fallimento».

Ultima domanda: da troppi anni Lucca sportiva attende di esplodere di gioia. Che cosa manca alla Lucchese per salire in serie B?
«La storia insegna che non è facile. Altre città importanti come Pisa e Rimini hanno dovuto attendere a lungo per tornare ad alti livelli,ripartendo da una rifondazione come è accaduto con la società nerazzurra».

 

 

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