L'intervista
by gazzetta lucchese
Paolone Barbieri, una vita tinta di rossonero
22/03/2011 13:46
Chi non conosce Paolo Barbieri? Sì, proprio lui, Paolone, fondatore degli Orti di via Elisa e, ora, alle prese con l'hotel Ilaria, struttura di prestigio e lusso a quattro stelle inbcastonata tra Porta San Gervasio e i fossi, nel cuore del centro storico di Lucca. Figlio d'arte - suo padre Franco è stato, con Giuliano Pacini, il fondatore e l'anima della Buca di Sant'Antonio - da sempre è tifoso della Lucchese che non manca di seguire, con affetto e passione smisurati, sia in casa sia, talvolta, in trasferta. Mecenate dello sport, carattere gioviale e simpatico, quando c'è da parlare delle gioie o delle delusioni rossonere non si tira mai indietro.
La prima partita vista allo stadio della Lucchese?
"Con mio padre, nel 1971 al Porta Elisa, con la bandiera di plastica comprata dal Brancoli con la scritta Lucchese. Fu una grande emozione perché, allora, abitavo ancora in quel di Lunata e fui onorato di una grande vittoria da parte dei rossoneri di allora contro il Viareggio. In squadra c'erano campioni del calibro di Masoni e Cavallito già beniamini dei tifosi".
La più grande gioia rossonera?
"La promozione in serie B, nella stagione caslcistica 1989-90, con i miei eroi che foraggiavo, pranzo e cena, agli Orti di via Elisa e nei momenti più tristi, quando perdevano. Infatti, la domenica sera, dopo una sconfitta, sapevano che da Paolone avrebbero trovato sempre una bottiglia di Riserva Martini Montelera da bere insieme per ricaricarsi insieme dando appuntamento alla partita successiva. Assieme alla mia mamma Franca, anche lei tifosa e mamma per tutti loro sempre pronta a dare una mano o un consiglio considerandoli tutti come figlioli. Tanto che, spesso e volentieri, il capitano Monaco le portava i fiori che venivano dati all'inizio della gara dalla squadra avversario. Per lei erano un regalo per tutte le dolci conclusioni e la bellissima pubblicità che mi riportavano durante l'anno. Ricordo Eugenio Fascetti quando mi nominò fornitore gastronomico dei ragazzi rossoneri".
La più cocente delusione?
"Quando la Lucchese perdeva, al novantesimo, 2 a 1 come accadeva, spesso, con la Salernitana. La cosa più bella, invece, quando i giocatori passavano sotto la curva a salutarmi".
Facciamo una ipotesi: lei presidente della Lucchese per una settimana, con ampia delega per il mercato e tutto il resto. Cosa farebbe?
"Punterei su giocatori di esperienza di serie A che vogliono ancora far bruillare la loro stella in una grande città. Farebbero da chioccia a ottime promesse del settore giovanile lucchese. Coinvolgerei, seriamente, industriali lucchesi che nel cuore non hanno profitti per le loro tasche, ma solo per i colori rossoneri".
Lei ha conosciuto molti giocatori e tecnici del passato e del presente rossonero. Tracci un breve ricordo dei tre personaggi che l'hanno colpita di più?
"Indubbiamente uno di questi è stato il mio carissimo amico Eugenio Fascetti".
Ma è viareggino!
"No, è un amico tanto che, ricordo, un giorno, rischiai di andare alle mani in tribuna coperta, per la prima volta in vita mia, perché trovai alcuni tifosi lucchesi che offendevano in maniera errata l'allenatore. Rammento Marcello Lippi, perché ricordo di lui la semplicità di venire a mangiare agli Orti con l'impermeabile, la tuta e gli zoccoli, da vero viareggino. E lui voleva che io dessi da mangiare a questi fannulloni così come lui chiamava i giocatori. Diceva di dar loro da mangiare alla svelta perché, altrimenti, avrebbero digerito e ricominciato da capo. Ogni volta che ci vediamo, 'ni dico sempre, alla lucchese, 'O Marcello ma te nella vita hai vinto tutto, ma ri'ordati una 'osa: per me hai toccato l'iride già prima quando, in un giorno di pioggia, portasti dodici ragazzi a Pisa e sotto il diluvio uscimmo vincitori per 2 a 1 ringraziando Bruno Russo, amico fraterno, e Paolino Tramezzani, contro un Pisa mondiale che aveva tra le proprie file Antonioli, Chamot e Vieri. Terzo personaggio, per me come un fratello, per dire la sua carica e bravura non basterebbe tutto Internet, e sono lieto di chiamarlo per nome, Enrico Castellacci il quale è stato un grandissimo amico della Lucchese e, allo stesso tempo, un medico psicologo straordinario e vicino sempre ai ragazzi. Mi ha operato ben sei volte e per lui sono il suo Paolocop".
La Lucchese ai lucchesi: lo dice e lo grida Giovanni Valentini, presidente della Valore Spa socio di maggioranza della Lucchese Libertas 1905. Però, a quanto pare, i lucchesi non ne vogliono sapere. Perché, secondo lei?
"Perché profeta in patria, qui non c'è stato mai nessuno".
Favorevole o contrario al progetto per il nuovo Porta Elisa?
"Favorevole. Diamo posti di lavoro, muoviamo persone che vengono a Lucca sia per lo sport sia per apprezzare la bellezza di Lucca che non è solo musei e chiese, ma anche Garfagnana, Media Valle, le nostre fattorie di olio e vino, la nostra cucina che ancora oggi regge grazie alle meravigliose ricette delle nostre nonne".
Al. Gra.