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Alessandro Paesano, un rossonero a cui il treno che conta è passato due volte davanti senza fermarsi: "Che ricordi di Lucca, una città a misura d'uomo semplicemente fantastica"

15/03/2011 20:17

Il treno è passato due volte, ma la dea bendata gli ha voltato le spalle. Alessandro Paesano, classe 1955, tre stagioni in rossonero condite da 93 presenze, 9 reti e una quarantina di fascia da capitano che rappresentano l'ultima fermata della sua carriera stroncata dagli infortuni nei momenti topici della sua parabola pedatoria. Un talento puro: tutto sinistro, finte, dribbling, progressioni. Nils Liedholm, il compianto barone del calcio italiano, gli aveva messo gli occhi addosso all'inizio degli anni Settanta quando Paesano era l'enfant prodige del Sorrento (serie C, girone C).

"Talmente pazzo - ride di gusto l'ex ala sinistra rossonera - da preferirmi a un certo Bruno Conti, campione mundial nella magica estate 1982. Mi aveva visto nella nazionale under 21 di C. Ero bravino visto che spesso il tecnico mi schierava al posto di due futuri campioni d'Italia come Walter Novellino e Roberto Antonelli (due protagonisti del Milan della stella , 1978-79) e così il Barone, che allora guidava la Roma, mi volle negli allenamenti dei giallorossi del martedì. Era già tutto fatto: la stagione successiva (1975-76) sarei dovuto passare alla Roma con Bruno Conti in prestito al Sorrento. Invece in un derby con la Salernitana il difensore Piccinini (ironia del destino ex rossonero nel 1973-74) mi entrò duro sulla gamba destra fratturandomi tibia e perone. Dissi addio alla Roma e alla serie A".

Ma un secondo treno stava per passare in soccorso a Paesano: "Il tecnico Bolchi mi volle alla Pistoiese. Tre splendidi campionati culminati con la storica promozione in B. Avevo 22 anni e mezzo e feci un campionato strepitoso. Ero in ballo tra l'Inter (che scelse Beccalossi) e il Perugia che all'epoca era tra le formazioni rivelazione della serie A. Invece a Fano mi cade il mondo addosso. Una pallonata mi colpisce nell'occhio sinistro e d'improvviso non ci vedo più. Cos'era successo? Prima dell'inizio di quella stagione avevo avuto un incidente automobilistico a cui non avevo dato grande peso. Invece nell'impatto con il parabrezza mi ero procurato una lesione all'occhio. Quella pallonata provocò il distacco della retina. Per un anno non vidi più di un decimo da quell'occhio. Nel frattempo ero finito al Genoa, in serie B".

Lo volle Maroso, fratello del compianto calciatore morto nella tragedia di Superga. "Nel precampionato feci bene. Poi la società esonerò Maroso e l'allenatore che arrivò dopo di lui mi emarginò. Ci fu anche un terzo cambio di panchina, ma io non vidi mai il campo. Ero in comproprietà con la Pistoiese e a fine stagione me ne tornai negli orange in lotta per la serie A". I treni erano passati e Paesano a 25 anni venne dirottato a Montecatini in C2. "Quello non era calcio. Giocavamo per pochi intimi, non c'erano pressioni, la società pagava a pezzi e bocconi. Ero depresso sul punto di mollare. Poi l'ex direttore sportivo della Pistoiese, Guglielmo Magrini, mi viene in soccorso. Un giorno mi chiama e mi invita a seguirlo a Lucca dove era stato appena ingaggiato. Con me una colonia di ex calciatori della Pistoiese: Palilla, Viciani, Zinanni, Benvegnù e un certo Marcello Lippi, futuro tecnico della Nazionale campione del Mondo a Berlino 2006. Era la stagione 1981-82. A Lucca sono rimasto tre campionati, ho ritrovato la voglia e la gioia di giocare, mi sono tolto qualche soddisfazione e sono diventato uno dei beniamini dei tifosi. Una città fantastica a misura d'uomo. Peccato essere arrivato nel momento sbagliato".

Quella Lucchese era sull'orlo del fallimento. Un film visto troppe volte. Il sindaco - guarda caso un certo Mauro Favilla - riesce in qualche modo a tappare la falla con l'arrivo di un commissario straordinario e poi di un amministratore unico che garantiscono la permanenza nell'ex C2 con gestioni all'osso dove incassi e sponsor salvano la baracca e ritardi nei pagamenti e assegni post datati ai calciatori sono all'ordine del giorno. "Un quinto e un settimo posto nei primi due anni e uno straordinario quarto posto nella stagione 1983-84 sotto la guida di Paolo Baldi. Con Ramagini ero il capitano di quella squadra infarcita di giovani locali (Petroni, Gargani, Vallini, Andreucci, Bernardini). Fummo la rivelazione del torneo e sino al match interno con l'Asti tenemmo testa a squadroni costruiti per vincere come il Livorno di Melani, lo stesso Asti e l'Alessandria. Mi sentivo ringiovanito e carico come una molla. Giocavo ala sinistra e facevo anche la fase difensiva. Sarei rimasto anche l'anno successivo - quello dell'ingresso del gruppo Superal - ma purtroppo, viste le vicissitudini societarie della Lucchese e la mancanza di certezze economiche, sei mesi prima dell'ingresso di Maestrelli in società avevo preso un impegno a rilevare un ingrosso di giocattoli. Un'attività che mi impediva di allenarmi quotidianamente e fare il professionista. A 29 anni dissi addio al calcio vero e per divertimento ho giocato altre 7 stagioni in Prima Categoria, Promozione ed Eccellenza con Montale e Quarrata. Se la Superal fosse arrivata sei mesi prima mi sarei tolto la soddisfazione più bella: vincere un campionato con la Lucchese che, con gli orange, resta la squadra della mia vita". Tanti gli aneddoti in maglia rossonera, uno tra tutti resta impresso nella memoria del vecchio capitano.

"Nella stagione 1983-84 per scherzo, alla vigilia di una partita, il centrocampista Soldati visto che avevo la barba lunga mi fece sedere su uno sgambello, mi mise un asciugamano intorno al collo e s'improvvisò barbiere. La domenica vincemmo e da quella volta ogni sabato si consumò il rito del barbiere: io cliente, Soldati figaro. Intorno la squadra e il tecnico che se la ridevano a crepapelle". Altri tempi, altro calcio.

Lasciato il calcio giocato Paesano - che sino al 2000 ha gestito l'ingrosso di giocattoli IGP dove oggi lavora part time - ha allenato: Vaianese, Grassina (una promozione e un campionato di serie D), Montale e sino al crac societario è stato per anni allenatore degli Allievi della Pistoiese lanciando Perin, oggi terzo portiere del Genoa. "Da due anni sono responsabile della Polisportiva 90, un club di Pistoia. Mi piace da matti vedere quei ragazzi che corrono dietro a un pallone. Il tempo passa, ma la gioia che ti da il calcio non muore mai".

TL

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