Galleria Rossonera
Oltre cento anni di ritratti e personaggi
Paolo Di Sarno e un tuffo nell'amarcord rossonero: "La Lucchese la migliore squadra dove sono stato"
24/01/2012 09:25
Nel ricordare quegli anni, un po' di nostalgia viene. Chi scrive questa intervista era piccolo, ma si ricorda in maniera indelebile la Lucchese in Serie B e soprattutto degli anni '90 quando i vari Monaco, Giusti, Paci, Rastelli, etc, etc, facevano arringare il pubblico del Porta Elisa con prestazioni importanti che hanno poi lanciato questi giocatori verso altri palcoscenici. Come non ricordare per esempio Eusebio Di Francesco, che dopo la Lucchese andò al Piacenza e poi alla Roma, vestendo addirittura la maglia azzurra della Nazionale. C'è invece chi ha fatto il percorso inverso perchè dalla massima categoria è sceso in Serie B proprio per abbracciare il progetto della società di Maestrelli e Grassi, e ci riferiamo a Paolo Di Sarno, un portiere che è stato a Lucca per due stagione, 1993/94 e 1994/95.
"Penso che la Lucchese sia stata la migliore società dove sono stato. Speravo di andare in Serie A con la maglia rossonera, eravamo una squadra molto forte e soprattutto un gruppo molto unito con un ambiente famigliare".
Si ricorda quando arrivò a Lucca?
"Sì, arrivai in prestito dalla Lazio e quella fu per me una scelta ben precisa. L'anno precedente giocavo in Serie A nell'Udinese dove giocai tutta la stagione. In estate potevo tornare a Roma nel ruolo di vice, ma ho sempre preferito essere protagonista all'interno di una squadra piuttosto che fare la comparsa e giocare poche partite. Non mi interessava stare in Serie A tanto per farlo, mi bastava soltanto giocare".
Che cosa ricorda di Lucca?
"Per un certo periodo ho avuto anche l'idea di stabilirmi nella vostra città perchè è stata una delle più belle in cui ho vissuto. Poi, per motivi famigliari, ho deciso di tornare a Ivrea, la mia città natale. Se fossi chiamato di nuovo per fare l'allenatore dei portieri, a Lucca tornerei di corsa. Per me è stata un'esperienza fantastica dove ho avuto la possibilità di lavorare con un bravo allenatore come Fascetti. Inoltre all'interno del gruppo eravamo tutti amici e sono orgoglioso di essere stato protagonista con la Lucchese di quegli anni, visto che c'erano giocatori che hanno fatto la storia di quel club, considerando che pochi anni prima erano riusciti nel grande obiettivo della "Promozione".
A Lucca ha avuto anche un infortunio alla mano.
"È stato soltanto un infortunio che mi è accaduto il secondo anno, ma al di là di questo inconveniente sono sempre stato protagonista e penso anche di aver lasciato un bel ricordo".
Per quale motivo lasciò il rossonero?
"Fu una questione di opportunità: mi chiamò il Brescia del presidente Corioni allora allenato da Lucescu e miravano alla Serie A. Credevo di poter tornare a giocare nella massima divisione dopo l'esperienza che ho avuto con l'Udinese, ma purtroppo non andò così".
Ci racconta la sua esperienza in Serie A?
"Lo faccio molto volentieri perchè sono cose che non dimenticherò mai. Ero giovane e la Lazio mi acquistò dalla Ternana considerando che l'anno precedente avevo vinto il campionato di C1 con "Le Fere". Quella stagione fu la più importante della mia carriera perchè è stata quella del mio lancio verso palcoscenici molto alti. Anche perchè incontrai un allenatore come Roberto Clagluna che mi dette molta fiducia. In Serie A ho giocato fino ad ottobre nella Lazio e poi sono andato all'Udinese con Albertino Bigon in panchina. Ho giocato sempre da titolare e il mio ricordo più bello è la partita di Milano con il Milan dove pareggiammo 1 a 1. Il Milan aveva campioni come Van Basten, Savicevic, Baresi, Maldini, etc, etc, e per una provinciale come noi è stato un bel traguardo".
Ha qualche rammarico per non essere rimasto in Serie A?
"Sono stato un po' sfortunato perchè in quegli anni ero legato da un contratto alla Lazio e la società capitolina mi mandava sempre in prestito. Ci può anche stare che la Serie A non fosse la categoria giusta per me, ma al di là di tutto sono soddisfatto di ciò che ho fatto nel corso della mia carriera, anche se, alla soglia dei 30 anni ho deciso di scendere di categoria giocando sempre in Serie C. La mia avventura calcistica è finita all'età di 39 anni".
Che cosa sta facendo attualmente?
"È il quinto anno che sono allenatore dei portieri della Primavera del Torino ed è una grande soddisfazione visto che ho fatto il settore giovanile nella società granata. Ho la fortuna di poter lavorare con Antonino Asta che è stato un capitano del Torino anche in Serie A".
Come stanno crescendo i suoi ragazzi?
"Stiamo cercando di lavorare in prospettiva prima squadra dato che il nostro obiettivo deve essere solo ed esclusivamente quello. Per quanto riguarda il lavoro che faccio con i portieri, bisogna concentrarsi su tutto, dalla tecnica individuale, alla lettura delle situazioni durante le partite".
Qual è il suo prototipo di portiere?
"A me piace che il portiere abbia continuità nell'arco del campionato e rappresenti una sicurezza per la squadra nella quale gioca. È ovvio che un portiere di prospettiva deve essere ben strutturato anche sotto l'aspetto fisico".
Lavorate a contatto con la prima squadra?
"Questo è il nostro cruccio perchè siamo a contatto con la squadra di Ventura soltanto il mercoledì o il giovedì se ci chiamano per fare delle amichevoli. Sarebbe stato meglio poter lavorare fianco a fianco tutti i giorni soprattutto per la crescita dei ragazzi".
Ha degli elementi di prospettiva?
"Sì, Alfred Gomis classe 1993 è un portiere di ottima prospettiva. Poi non scordiamoci Lys Gomis classe 1989 e terzo portiere della prima squadra".
Tornando a parlare della Lucchese, sa che dopo l'ultima mancata iscrizione alla Prima Divisione è stato Bruno Russo a far ripartire la squadra dall'Eccellenza?
"Sono contento che Bruno sia riuscito nell'intento perchè è sempre stato uno che ha voluto molto bene ai colori rossoneri e ne approfitto per fargli gli auguri per il proseguo di questa avventura e salutarlo pubblicamente".
Diego Checchi