Leviamo i ganzi di loggia
Il punto di Aldo Grandi
Di padre in figlio, da Fouzi Hadj a Francesco Di Gennaro
18/01/2008 20:32
Aldo Grandi - La Nazione
Si è concluso, finalmente, il tormentone Di Gennaro. Checché ne dica il presidente della Lucchese, la verità, pura e semplice - e cruda - è che il giocatore è tutto del Gallipoli perché il presidente Barba lo ha riscattato. Qualcuno potrà anche storcere il naso, noi, certamente, no. Il bomber napoletano ha lasciato a Lucca un buon ricordo, umano, soprattutto, ma non solo. E' andato via dalla Lucchese quando in pochi credevano ancora in lui e ha ritrovato lo smalto dei tempi migliori. Chi scrive non ha mai avuto dubbi in proposito. Conoscendo il ragazzo, sapeva benissimo che non avrebbe potuto sbagliare ancora una stagione pena il ritorno, mesto e bastonato, nel Rione Sanità a Napoli.
Non serve piangere sul passato, ma, semmai, ridere per il futuro anche se, a dirla tutta, di motivi per ridere non è che ce ne siano molti salvo, invero, la grande prova offerta dal gruppo rossonero, i cosiddetti 'Braglia Boys', un pugno di uomini che si stanno giocando presente e futuro nella convinzione che, a volte, valga più una gallina domani che un uovo oggi. A proposito di uova e di galline, vorremmo rivolgerci direttamente al presidente Fouzi Hadj, che di uova e di pennuti nella società e nel mercato rossonero ne ha già impiegati parecchi. Non sta scritto da nessuna parte che la felicità debba essere un diritto e può anche capitare, nella vita di una persona, che si presentino dei momenti particolarmente duri. Fasi in cui tutto ciò che andava per il verso giusto sembra andare, al contrario, per quello sbagliato. E' proprio in quei casi, tuttavia, che si può dimostrare davvero di essere capaci di non mollare, di andare avanti. Fouzi Hadj ha sempre detto che Di Gennaro, per lui, era come un figlio. E il bomber ha sempre ammesso, in tempi lontani, che il presidente era, per lui, come un padre. Non a caso quando fu messo sul mercato, un anno e mezzo fa, apprese commosso e amareggiato che Hadj aveva deciso di venderlo. Poi non lo fece, perché anche il presidente aveva e ha un debole per questo guaglioncello napoletano che sa attirarsi la simpatia delle persone che incontra.
Capita, però, che qualche volta ai propositi non facciano seguito le azioni. E Fouzi, che solo un paio di mesi fa, al sottoscritto, disse che Di Gennaro lo avrebbe portato con sé in serie B, è sceso personalmente in Puglia incontrandosi all'hotel Tiziano di Lecce con il senatore Barba per trattare la metà in suo possesso. Anche i figli, dunque, sono in vendita? Non è proprio così. La realtà è che, quando c'è bisogno di liquidità, bisogna avere il coraggio di ammettere la necessità di alcuni sacrifici, indipendentemente, poi, dalla volontà di volerli compiere o meno. San Gennaro ha salvato la Lucchese: in estate, quando il Gallipoli ne ha acquistata la comproprietà, ora, che Barba ha comprato anche il resto. Fouzi Hadj non può non averne preso atto, perché in questo mondo - come in tutti, del resto - contano i numeri e quelli, almeno per ora, sono tutti a sfavore del plenipotenziario rossonero.
Colpa delle solite vicende giudiziarie ormai divenute una sorta di fiction infinita? Può darsi, anzi, sicuramente. Se Hadj fosse stato nella pienezza delle proprie disponibilità finanziarie, Di Gennaro sarebbe restato qui o, quantomeno, non se ne sarebbe trattata la cessione della metà a gennaio 2008, ma, casomai, a giugno e non certo con il Gallipoli. Silvio Giusti e Antonio Magli, così come tutti gli altri, stanno marciando a passo di carica per provare a conquistare un sogno. I tifosi ci credono, la città, tutta, si sta riscaldando. Mai come oggi c'è, nell'aria, la sensazione che potrebbe essere davvero l'anno buono. Con Fouzi e con tutti gli errori che può aver commesso, ci siamo, quindi, anche noi: perché a questo punto dell'anno solo l'unità di tutte le componenti può sferrare il calcio della definitiva presa di coscienza da parte dei giocatori. Poi, alla fine, faremo anche i conti, ammesso che qualcuno, per quell'epoca, ne abbia ancora voglia.
Noi non abbiamo gli occhi e le orecchie foderate di prosciutto. E con noi i tifosi, almeno quelli più coscienziosi e intelligenti. Noi crediamo che sia il momento di unire e non di dividere. Noi siamo sicuri che mai come quest'anno Braglia e i suoi ragazzi possono provare a fare il miracolo. Così come pensiamo che Fouzi Hadj deve ritrovare lo smalto dei tempi andati, la sicurezza che, ora, sembra svanita, anche perché quello che conta, in certi casi, è l'uomo, non ciò che possiede. Al di là di tutti gli errori e di tutte le colpe che il plenipotenziario rossonero può avere, noi continuiamo a credere nella sua buona fede. Non sarà un santo, questo no, ma nemmeno un filibustiere. Se ha sbagliato, pagherà come, del resto, ha già pagato. E anche in maniera salata. Soprattutto in termini di affidabilità, attendibilità e credibilità. Se conosciamo Hadj, non potrà accettare che questo avvenga. Per uno come lui, abituato a detenere il potere e gli strumenti per esercitarlo, trovarsi alle corde può essere devastante. Ci rida sopra e pensi che, alla fine, la vita è un insieme di tunnel che si alternano alla luce del giorno. Ne attraversi uno e pensi di esserne definitivamente fuori, ma capita anche di accorgersi che la luce è solo un attimo, in attesa di entrare nuovamente in galleria. Per quanto tempo? Dipende da tanti fattori, anche dall'imponderabilità della nostra vita.