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Ora basta con il gioco al massacro. Gazzetta Lucchese si tira fuori da ogni pratica sfascista

22/12/2010 16:20

Meglio andare diretti al sodo. Abbiamo scritto, nell'intervista esclusiva del presidente Giuliani, che la società rossonera sta attraversando un difficile momento sotto tutti i punti di vista. Accennato anche al fatto che il pagamento degli stipendi è in ritardo, una mensilità a quanto pare. Lo abbiamo voluto scrivere perché riteniamo sia giusto non nascondere nulla al lettore anche se, a nostro avviso, di questi tempi e con questa crisi, è già tanto se uno, lo stipendio, riesce, comunque, a percepirlo. Abbiamo anche criticato duramente l'operato di Paolo Giovannini, citato gli errori che, a nostro avviso, ha commesso con il beneplacito della dirigenza. Abbiamo aggiunto che mister Indiani non ha fatto granché e che la situazione è ai limiti della tragedia. Sportiva. Criticare, dunque, fa parte del mestiere così come appartiene, giustamente, al tifoso dire la propria, visto che, alla fine, sono proprio i tifosi quelli che pagano per uno spettacolo che, a nostro modesto avviso, quanto a risultati imbarca acqua da tutte le parti.

Fin qui nessuna piega ed è per questo che avevamo e abbiamo lanciato la proposta di un incontro tra tifosi e presidente per cercare di ritrovare una compattezza che solo un confronto diretto e sincero può produrre. Tuttavia, quando ci accorgiamo che si denuncia il mancato pagamento degli stipendi ai giocatori con una evidenza assolutamente esagerata e priva di significato, ebbene, allora non ci stiamo più. Questo è diventato un gioco al massacro al quale non intendiamo partecipare. Chi scrive ha sostenuto la Lucchese di Fouzi Hadj sperando fino all'ultimo di riuscire a vederla salva e a verificare l'arrivo dei soldi sui vari conti correnti. Purtroppo così non è stato e l'ex businessman sirio-armeno, volente o nolente, ha pagato solamente con assegni scoperti e bonifici mai partiti. Ebbene, oggi le cose non stanno così. Valentini e Giuliani non sono degli avventurieri né, tantomeno, dei parolai. Sono degli imprenditori, ai quali le banche hanno affidato milioni di euro non perché amici degli amici o sponsorizzati dai politici di destra o di sinistra che dir si voglia, ma perché hanno fornito garanzie adeguate pari ad oltre il doppio di ciò che hanno chiesto come finanziamento. Gli istituti di credito non sono, salvo eccezioni piuttosto rare di questi tempi, dei benefattori disinteressati. Danno se sono sicuri di ricavare, in caso di dissesto, molto di più di quello che hanno prestato.

Ecco perché non ci stiamo a sputtanare, inutilmente, la società. Se tre anni fa, con la Lucchese radiata dal calcio, qualcuno avesse proposto il ritorno in due anni nella categoria C1 in cambio di una sorta di devozione illimitata, ci sarebbe stata la fila per raccogliere le firme. Adesso, invece, tutti o quasi - noi compresi - a sparare merda. Ma c'è un limite, limite che noi abbiamo indicato nel mese di giugno 2011, a fine stagione e, comunque, sempre sotto il profilo tecnico. Masini e soci avevano tutto il diritto di protestare per il mancato pagamento degli stipendi (mancato davvero, anzi, assente del tutto!) non i loro colleghi rossoneri attuali, i quali hanno, al massimo, un ritardo di una o due mensilità. Certo, Valentini e Giuliani - più gli altri azionisti della Valore di Prato - hanno l'obbligo di adempiere ai propri impegni indipendentemente dalla realizzazione o meno del progetto Porta Elisa. Ma hanno diritto anche ad un minimo di comprensione. E, per quanto ci riguarda, se la sono anche meritata.

Il livore, la cattiveria, la polemica sterile e le bastardate non ci sono mai piaciute e non ci troveranno mai partecipi. Spararemo per primi se ci sarà da sparare, ma solo se e quando ne ravviseremo l'opportunità e la effettiva consistenza delle deficienze societarie. Al momento, però, ci tiriamo fuori da un gioco allo sfascio che non può produrre alcunché di buono.

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