Leviamo i ganzi di loggia

Il punto di Aldo Grandi

Le pagelle del consiglio comunale. Dinelli peggiore in campo, Tambellini lo segue a ruota. Si salvano Fazzi, Fava, Tagliasacchi e il povero Agnitti. Fabbri 'illumina' la platea e Favilla prova ad alzare la voce

29/09/2010 02:12

Che vergogna! E questi dovrebbero essere i politici super partes in grado di collaborare-convivere, pur nelle divergenze e nei dissapori, per il bene della città? Che spettacolo ragazzi. Meglio, addirittura, del circo Barnum! Fino all'ultimo le persone di buona volontà e di sufficiente intelligenza hanno sperato che all'interno del consiglio comunale si giungesse ad un accordo in virtù del quale la mozione di sfiducia presentata da Maurizio Dinelli e Giuliana Baudone di Forza Lucca, venisse ritirata o, quantomeno, riassorbita. Invece niente. Anche se il sindaco, a caldo, sembrava aver perso dieci anni di vita, ma non riteneva ancora del tutto finita la sua esperienza amministrativa, Lido Fava, dietro le quinte, ribadiva che, ormai, questa esperienza, alla luce della votazione della mozione, poteva considerarsi chiusa. Quindi, dimissioni della giunta salvo improbabili e clamorosi rimpasti dell'ultim'ora. Gazzetta Lucchese, presente all'assise con due suoi giornalisti, ha ritenuto simpatico e professionalmente originale, redigere, come si fa per i calciatori, una sorta di pagelle dei consiglieri comunali che sono intervenuti durante la fase preliminare. I consiglieri che hanno parlato, ma non sono sitati, non hanno, evidentemente, lasciato una impressione tale da meritarsi anche la sola menzione.

PIETRO FAZZI: 6,5 Grintoso, rimesso in pista dalle decisioni di Roma, l'ex sindaco più amato dai lucchesi ha dimostrato di essere pronto per una possibile, clamorosa revanche. E' andato giù duro, il bel Pietro, contro l'amico Dinelli e il gruppo dei sette e non si è lasciato pregare nel dire quello che pensa. Nella sua breve, ma intensa carriera politica, Fazzi ha vissuto nella polvere e sugli altari, ma ha saputo incassare e starsene zitto. La ruota, infatti, prima o poi, gira. Questa volta, ha girato per il verso giusto.

ANDREA TAGLIASACCHI: 6 Se fossimo sicuri che la sua dichiarazione di non voto ad Agnitti sia stata, effettivamente, tradotta in pratica, gli regaleremmo anche mezzo voto in più. Comunque sia è l'unico ad avere il volto umano e ad ammettere quello che molti, troppi non hanno il coraggio di dire. Bella la sua testimonianza di solidarietà ad Agnitti, almeno non è stato ipocrita.

ALESSANDRO TAMBELLINI: 5 Troppo convinto di essere furbo. La sua spiegazione del motivo della presentazione di una propria mozione di sfiducia ha fatto acqua da tutte le parti. Pretestuosa e chiaramente strumentale alla caduta del presidente Agnitti e all'apertura ufficiale della crisi della giunta. Il solito, vecchio difetto della sinistra: distruggendo l'avversario pensa di avere, automaticamente, il diritto di essere votata dagli elettori. Non sempre è così, oggi ancor meno di ieri. In Italia la sinistra non ha futuro a meno che non cambi radicalmente modo di essere e di pensare. Avremmo preferito la sincerità: vogliamo buttare giù Favilla e faremo di tutto per farlo. Occasione persa.

MAURIZIO DINELLI: 4 Vede un giornalista che si trova, per errore, appena dentro l'emiciclo della sala e non trova di meglio che inviare uno dei suoi pretoriani a dirgli di spostarsi dieci centimetri più in là altrimenti qualcuno lo avrebbe allontanato essendo vietato varcare anche di un solo centimetro la soglia dell'assise. Presenta una mozione manifestamente di sfiducia politica e cerca, scrivendolo pure in una nota che consegna alla stampa, di spacciarla come una mozione di sfiducia tecnica. Alla fine riesce nell'intento di affossare la maggioranza di cui fa parte e che lo ha candidato e di dar vita a una nuova maggioranza che lo vede schierato con l'opposizione. Intuizione magistrale. Consiglio: visto che le elezioni saranno, ormai, certe, cominci, come ha dichiarato al Nuovo Corriere di Lucca, a cercare un nuovo presidente della Lucchese Libertas 1905 come Giuliano Giuliani. Poi, però, ce lo faccia conoscere.

MARCO AGNITTI: 6 Di stima e di affetto. Dinelli e gli altri a dirgli che le mozioni non erano una sfiducia personale, ma tecnica e istituzionale e lui a pensare che, siccome cretino non è, quelle mozioni di sfiducia, tutte e tre, erano, in realtà, dirette proprio contro di lui scelto come agnello sacrificale e cavallo di Troia per giungere all'obiettivo di destabilizzare la giunta Favilla. Basta guardare in faccia il presidente del consiglio comunale per rendersi conto che quest'uomo ha una sua morale e una sua moralità, che non potrebbe far male nemmeno a una mosca e che la malafede non alberga dalle sue parti. Evidentemente tutto ciò e tre anni di esperienza maturata nella veste di presidente dell'assise comunale non sono bastati ad evitargli l'umiliazione più cocente: la sfiducia. Noi, al suo posto e glielo abbiamo detto, ci saremmo dimessi, scompaginando i piani eversivi di Forza Lucca, opposizione e Governare Lucca. Poi, con una chiusa degna del miglior Alberto Sordi, avremmo mandato tutti a fan culo. Agnitti ha preferito giocare piuttosto che abbandonare, da eroe, la partita. E ha perso. Peccato. Avrebbe perso il posto, ma sarebbe diventato un simbolo e un'icona.

FRANCO FABBRI: 6,5 Prestazione strappa applausi per uno dei politici più navigati della città. Bravo, in tutti questi anni, a restare sempre a galla, con il suo discorso ha fatto appello al senso di responsabilità degli ex colleghi di partito. Ci ha provato in tutti i modi, ma non lo sono nemmeno stati ad ascoltare più di tanto. Tra i pochi consapevoli dell'autogol di questo centrodestra ridicolo e privo di memoria storica. Da salvare, comunque.

MAURO FAVILLA: 5,5 Non si può chiedere di recitare la parte del leone a uno che, quasi sempre, ha indossato i panni dello struzzo. Eppure l'ex democristiano Favilla, persona onesta, preparata, degna e capace, ha pensato fino all'ultimo di poter imbrigliare nella sua rete i recalcitranti consiglieri di Forza Lucca. Non ci è riuscito, ma era prevedibile. Troppo morbido e troppo incline al compromesso. Sempre e con tutti, ma fa parte del suo Dna politico e, presumibilmente, anche caratteriale. Bello, comunque, il suo intervento nel quale ha chiesto che la mozione di sfiducia ad Agnitti, in realtà politica e non tecnica, venisse indirizzata contro di lui e la sua giunta. Appello e richiesta inutili. Nessuno si è alzato o ha preso in considerazione la proposta. Il coraggio, diceva don Abbondio, uno non se lo può dare.

LIDO FAVA: 6 L'oratoria non sarà il massimo, ma, almeno, ha la consapevolezza che, ormai, non esistono più margini di ricompattazione. E' lui, di fatto, ad annunciare, se non nella forma, nella sostanza, le imminenti dimissioni della giunta.

Aldo Grandi

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