Leviamo i ganzi di loggia
Il punto di Aldo Grandi
Il ritorno del brutto anatroccolo, Manuel Scalise, ora punto fermo della Nocerina capolista e un ragazzo semplice che non molla mai
07/11/2010 00:37
Bello, per carità, non è mai stato. Del resto, poi, per giocare a calcio quello che conta non è certo l'aspetto fisico. Quando arrivò a Lucca, alla corte di Piero Braglia che lo aveva avuto con sé alla Sangiovannese, Manuel Scalise sembrava una sorta di oggetto misterioso che, secondo i bene informati, alla Lucchese avrebbe giocato poco o nulla. Chi scrive deve chiedergli scusa perché, a Sambenedetto del Tronto, in una gara giocata sotto dei nuvoloni grigi e tristi e con un mare dello stesso colore, si mangiò un gol appena entrato nella ripresa. Un errore clamoroso, con una palla arrivata in area e lui, solo soletto, che ciccava il pallone o quasi. Non gliela perdonammo per un bel po' e traemmo la conclusione, superficiale, che con Braglia e in rossonero questo ragazzo tutto corsa e poca tecnica, non sarebbe andato lontano. Invece, come nelle favole, domenica dopo domenica Scalise cominciò a sorprendere tutti dando ragione al tecnico maremmano che lo aveva voluto e torto a chi non aveva creduto in lui. Divenne, in quella disgraziata stagione fouziana, l'ultima, un punto di riferimento sulla fascia destra, uno che non mollava mai. Come finì quella stagione lo sappiamo e lo ricordiamo bene tutti.
L'autore di queste righe rammenta una sera, a Borgo Giannotti, quando, per caso, incontrò, davanti a un pub, alcuni giocatori rossoneri tra cui, appunto, anche Scalise. Quest'ultimo era il più incazzato con la società, perché non vedeva un euro da tempo immemorabile e doveva pagare l'affitto senza nemmeno sapere come fare. Era una bestia. Con lui, non da meno, c'erano Masini e qualche altro. Avevano, nel pomeriggio, preparato un foglio con un messaggio da divulgare alla stampa con cui protestavano e accusavano la società per aver promesso tanto e mantenuto niente. Ormai, al campo, si parlava solo e soltanto di soldi. L'autore di queste righe ricorda come se fosse adesso che gli fu detto che Fouzi Hadj aveva consegnato una quarantina di assegni ai giocatori spiccati su una banca con filiale sulla via Pesciatina a Zone e che un paio di calciatori, stanchi di promesse, si erano recati agli sportelli dell'istituto bancario per riscuotere, ma gli era stato rifiutato il pagamento perché il conto era... vuoto! Da qui la decisione di emettere il comunicato sull'utilità del quale Braglia si era mostrato scettico. Non c'era ancora stato il deferimento della società. Chi scrive, in presenza di quel gruppetto di giocatori e a dimostrazione della volontà di essere sincero fino in fondo, chiamò al telefono il presidente sirio-armeno e, senza fargli capire che accanto al sottoscritto c'erano Masini, Scalise e gli altri, gli raccontò degli assegni e di ciò che era accaduto alla banca la mattina stessa quando il direttore aveva, con rammarico, respinta la richiesta di incasso dell'assegno di Fouzi Hadj. Questi andò su tutte le furie, incolpando i giocatori di non avergli dato retta e di essere andati a riscuotere quando lui aveva detto di aspettare che sarebbe arrivato con i soldi. L'ennesima bugia o, al massimo, l'ultima illusione e, comunque, sempre la solita musica. Ecco, tutto questo per salutare Manuel Scalise (nella foto con Giovanni Cipolla all'arrivo a Lucca) che lunedì sera tornerà al Porta Elisa, sia pure da avversario e che, av rebbe dato un braccio per essere scelto dalla Lucchese di Giancarlo Favarin e Paolo Giovannini anche quando era in serie D! Favarin lo conosceva bene sin da quando allenava la Scafatese e già allora lo avrebbe voluto con sé, ma il giocatore non rientrava nei piani della società. Ora, a dimostrazione che la ruota gira per tutti, ha vinto la scommessa ed è rientrato a certi livelli. Non era né è diventato, a nostro avviso, un campione, ma un ragazzo umile e onesto che ha avuto la forza e il carattere per continuare a credere nel futuro.