Leviamo i ganzi di loggia

Il punto di Aldo Grandi

Botta e risposta tra un lettore e Gazzetta Lucchese sul calcio inteso come passione o come grimaldello per accedere ad altri settori più redditizi

23/02/2011 14:58

Riceviamo nuovamente e, altrettanto volentieri, pubblichiamo:

A leggere la risposta credo di non essermi espresso bene.
Sono sicuro che gli imprenditori puntino a rafforzare i loro interessi economici e lo trovo anche giusto. Quello che non capisco è perchè la Lucchese debba essere usata come LASCIAPASSARE quando il principale interesse economico non è espressamente collegato con essa. Valentini voleva fare lo stadio (strettissimo collegamento con il calcio) e poi se ne va per i mancati accordi per la realizzazione del complesso del Serpentone (che nulla c'entra). Vincenzini è interessato alla stadio, ma poi punta ad un accordo per l'energia elettrica sulle superfici pubbliche (che nulla c'entra con il calcio). E' questo che mi domandavo e continuo a domandarmi. Non mi interessa una sua risposta pubblica, che forse non può neanche darmi, mi interessa non essere preso per fesso e sprovveduto come lei mi ha rappresentato".

Saluti, Filippo Barsotti.

Risponde Aldo Grandi:

Non era mia intenzione rappresentarla come un fesso, ma, semplicemente, trasmetterle la mia meraviglia per la sua sorpresa. Adesso, leggendo quello che scrive nel secondo messaggio, comprendo che l'errore è di fondo: Valentini non se ne vuole andare per i problemi legati al progetto di viale Einaudi a Sant'Anna dove, peraltro, ha, dalla sua, la legge e per tre anni non ha voluto mettere il Comune in mutande. La Valore spa se ne va sia perché non ha, evidentemente, voglia di investire in una città che ha già mostrato, attraverso la sua classe politica, di non desiderarla più di tanto. Quindi, se per il Serpentone ci sono stati rinvii e quant'altro, figuriamoci per lo stadio Porta Elisa. Il Gruppo Valore di Giovanni Valentini non ha, a mio avviso, nemmeno voglia di immobilizzare gran parte dei suoi futuri investimenti in un momento di grande crisi del settore immobiliare e senza la garanzia sufficiente di rientrare dell'investimento medesimo in un breve arco di tempo. Aggiugiamoci, poi, gli altri cantieri aperti e le necessità di liquidità impellenti e si fa quadrato. Vincenzini, Susanna e Auricchio non sono degli allocchi. Tutt'altro. Il calcio a loro interessa come visibilità, cioè massima, davanti alla città e all'amministrazione comunale. Il gioco del pallone, effettivamente, può anche venire subito dopo. I tempi, purtroppo, sono cambiati e, oggi come oggi, non solo a Lucca, ma in tutta Italia, investire solo sul calcio inteso come sport non ha futuro. Troppi i costi e troppo alti.

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