Leviamo i ganzi di loggia
Il punto di Aldo Grandi
Onore a Giuliano Giuliani: ci ha provato, ma anche se non c'è riuscito, se ne va con la dignità che gli altri protagonisti di questa storia hanno mostrato di non avere. La città di Lucca è la vera sconfitta
10/06/2011 18:54
Giuliano Giuliani non ce l'ha fatta, ma, almeno, ci ha provato. Da solo. Non c'è riuscito, è vero, ma non ha trovato sulla sua strada gente disposta ad aiutarlo. La verità è che questo tentativo, probabilmente, era destinato, comunque, all'insuccesso, ma per una ragione molto semplice: perché questa era un'avventura iniziata con un amico e collega, Giovanni Valentini che, ad un certo punto, ha mandato, più o meno comprensibilmente, tutto a puttane. Gli mancavano i soldi, la Valore è nella merda, ha problemi di liquidità, bisogna disimpegnarsi. E' vero, lo aveva detto a Giuliani sei mesi fa, ma che vuol dire? Non è che uno trova gente disposta a investire e a sottoscrivere l'80 per cento del capitale come si acquista un etto di prosciutto.
L'avventura era cominciata sotto altri auspici, ricordiamo ancora quella conferenza straordinaria nel corso della quale Giovanni Valentini aveva magnificato il suo progetto distribuendo ai presenti un libro che era una vera e propria esaltazione, giusta e concreta, della necessità di procedere a una ristrutturazione del mondo del pallone, a cominciare dalla costruzione di stadi di proprietà. Era un Valentini grintoso, orgoglioso, consapevole delle proprie possibilità, fiducioso nelle proprie idee. Poi, improvvisamente, il vento è cambiato. Per colpa, dice Valentini, della classe politica, degli Angelini e dei Tambellini, della città stessa.
Affermazioni vere solamente in parte. La realtà è che la Valore di Prato non aveva più un euro per poter portare avanti un progetto come quello che era stato, originariamente, proposto. Noi non sappiamo come andrà a finire la società immobiliare pratese e, ad essere sinceri, nemmeno ce ne frega più di tanto. L'Architetto esce ridimensionato e di parecchio da questa storia: per tanti motivi, per aver mollato ed essere fuggito; per aver lasciato un amico o che considerava tale, nelle ambasce; per aver redatto un contratto preliminare senza pensare che Giuliani avrebbe meritato, a prescindere, il diritto di andare avanti. No, la porcata è stata proprio quella di abbandonarlo nella merda e, poi, magari far credere che dalla merda non è stato capace, lui, di uscirne fuori. I soldi non hanno odore: lo sappiamo.
La rabbia, in chi scrive, è molta. Per quello che sarebbe potuto essere e non è stato né sarà. Il collega e amico Giulio Del Fiorentino ha detto che, a fine trasmissione, ieri sera, i suoi ospiti, Bulleri e Gianfranceschi, gli avrebbero manifestato l'esistenza della possibilità, da parte di Luigi Gallo e degli estremi, di e per querelare sia il sottoscritto sia Il Tirreno per quanto scritto in questi giorni. Ebbene, credo che per quanto riguardi la testata livornese non abbia, certo, bisogno di un avvocato difensore avendo a disposizione fior di legali pronti a tutelare i propri giornalisti. Quanto, invece, all'autore di queste righe nonché direttore responsabile - per quel poco che vale questa parola - di Gazzetta Lucchese e di La Gazzetta di Lucca, non può che dichiararsi pronto a riceverla precisando, però, con orgoglio, che fino ad oggi, in ben 21 anni di onesta professione, quando ha presentato querela, ha sempre vinto mentre coloro i quali lo hanno querelato, hanno sempre perso.
Ma la vera sconfitta di questa triste telenovela è la città di Lucca. Tutta. Dall'Associazione Industriali alle istituzioni creditizie, dalla classe politica al governo della cosa pubblica a tutti coloro che sono stati capaci, solo, di sciacquarsi la bocca con giudizi estemporanei o battute senza senso. Se questa città, comunque, avrà la memoria corta, saremo ancora noi, in prima fila, a ricordargliela.