Leviamo i ganzi di loggia
Il punto di Aldo Grandi
L'amaro sfogo di un ex presidente: "Valentini? Un cantastorie inaffidabile che non incanta più nessuno"
09/11/2011 17:47
Giuliano Giuliani, 50 anni, segno zodiacale ariete, imprenditore edile e, per sua sfortuna, stando, almeno, a come sono andate le cose, tifoso rossonero da sempre. Affrontare, con lui, una interSvista, è un po’ come affondare il coltello nella ferita non ancora rimarginata del fallimento di un’impresa sportiva che era nata con ben altri presupposti. L’essere umano è fatto non solo di carne e ossa, ma, soprattutto di spirito, passione, emozioni e carattere e ripercorrere tre anni di avventura su e giù per lo Stivale è cosa che fa rattristire e riflettere, allo stesso tempo, sulla caducità delle cose terrene. A noi, personalmente, dispiace e non poco che Giuliani non sia più al timone della Lucchese così come dispiace non vedere più Né lui né il fratello Gabriele allo stadio. Se la gratitudine esiste – ma abbiamo i nostri dubbi – la famiglia Giuliani dovrebbe averne un deposito pieno per quello che fece quattro anni fa e ha fatto fino in fondo. Purtroppo, nella vita, non si fa ciò che si vuole, ma quel che si può e, sovente, nemmeno quello. Questa interSvista è dedicata a tutti i tifosi della Lucchese.
Di chi la colpa?
Per cosa?
Di essere arrivato alla Lucchese Libertas 1905.
Io non rimpiango di aver preso la Lucchese. Rimpiango di averla fatta con certa gente che non ha mantenuto gli impegni. I problemi npon sono delle cose, sono delle persone.
Eppure, ricorderà, con Valentini sembravate fratelli o quasi.
Un bel giorno le cose non sono andate più come erano andate fino a quel momento. Succede anche tra fratelli, figuriamoci tra chi non lo è. Con Valentini, tra l’altro, non ho più avuto contatti da molto prima che accadesse l’irreparabile. Credo di averci parlato, l’ultima volta, a maggio. Il 1 giugno, poi, fu fatto il preliminare di vendita alla Nice.
Una volta lei disse a chi scrive che Valentini e la Valore erano peggio di Fouzi Hadi, ma chiese anche, visto il periodo, di non scriverlo. Adesso, che tutto è finito, purtroppo, male, lo scriviamo.
Onestamente non me lo ricordo, però, questo ha poca importanza. In tutta questa vicenda non si sono comportati o non si sono potuti comportare da uomini. Ad un certo punto credo che Valentini abbia cercato di fare il più possibile male alla Lucchese. Cadendo, si può anche cercare di attutire il colpo, magari utilizzando dei cuscini. Lui, invece, ci ha messo delle pietre facendo il possibile affinché la Lucchese finisse.
Perché, secondo lei?
Io credo per un astio nei confronti della città di Lucca per motivi personali legati ai suoi affari economici. Lui, di fatto, già a Natale quando mi dimisi da presidente, cominciò a minacciare di non iscrivere la società, però, con le minacce, disse anche che avrebbe pagato tutti i debiti.
E invece?
Ha mantenuto solo l’impegno di non iscrivere la squadra, per il resto, non ha mantenuto nulla.
I lucchesi, comunque, non ne sentiranno la mancanza. A differenza di lei, per il quale, al di là delle polemiche momentanee, hanno sempre avuto una forte simpatia e riconoscenza.
Ringrazio tutti, ma io mi sono fatto da parte com’è giusto che sia perché, di questo disastro, un po’ mi sento responsabile anche se, con la mia azienda, se potevo fare 100 ho fatto 200 e molto di più di quel 20 per cento di mia competenza. Purtroppo, ci siamo trovati davanti a muri insormontabili creati ad arte dall’associazione Valentini-Nice. Nonostante quello che è accaduto e indipendentemente dal fatto che la gente ci possa credere o meno, io questa cosa l’ho fatta con tanto amore mettendoci tutte le forze che potevo. Che sia finita così, è una cosa che mi ha rattristato e mi ferisce profondamente. Per cui è giusto che io sparisca di scena. Anche per un rispetto e per l’amore che io ho verso questi colori. Quella che voi giornalisti chiamate Fc Lucca, io la chiamo Lucchese e tutte le domeniche, su Gazzetta Lucchese, guardo la versione on line della gara e gioisco per le sue vittorie.
Siamo d’accordo. Seppure solo con il 20 per cento, è inevitabile avere qualche responsabilità. Però, c’è da dire che lei, non appena si è reso conto di ciò che stava accadendo, ha evitato, accuratamente, di partecipare a qualsiasi consiglio di amministrazione o assemblea soci della Lucchese Libertas. Allora, perché non pensare, quando tutto sarà chiarito e finito, di rispondere agli inviti di Giannecchinie Russo?
Io, intanto, tengo a precisare che di Nicola Giannecchini ero e sono molto amico. Bruno Russo l’ho conosciuto di recente, ma è una persona che stimo e sta facendo molto bene. Però, credo che sia giusto così. Faccio loro il più grande dei bocca in lupo, ma devo stare fuori da questo giro. Una volta i comandanti affondavano con la propria nave.
Ma lei non era il comandante…
Per un periodo lo sono stato e ci ho messo la faccia per cui è giusto che ne paghi le conseguenze e stia in esilio.
Quanto le è costato questo scherzetto?
Tantissimo, ma non voglio parlare di cifre. In questi momenti sarebbe anche vergognoso parlare di certe cifre. Dico che, se ci fosse stata, da parte di Valentini, un minimo di umiltà nel portare alla luce una situazione tutta sua che stava scoppiando, forse, la Lucchese l’avremmo potuta salvare. E mi spiego meglio: non a Natale quando io mi sono dimesso da presidente perché avevo capito che c’era qualcosa che non andava e volevo richiamare la Valore alle sue responsabilità, ma alla fine del campionato precedente in C2 vinto con largo anticipo. Prima di quel momento doveva dirmi che la Valore non avrebbe potuto tirare fuori un euro. A quel punto avremmo fatto un campionato per il salvataggio della categoria spiegando alla gente che non c’erano soldi e avremmo fatto il possibile, un campionato di minima, ma, comunque, conservando la categoria. Avremmo fatto un discorso di questo tenore, chiaro e sincero: signori, abbiamo vinto per due anni di seguito, ma adesso, con il venir meno dell’aiuto della Valore, siamo costretti a rivedere i nostri piani e, in attesa che la politica ci dia risposte esaurienti e definitive sul progetto stadio, faremo un campionato di minima, pensando a salvarci, ma senza compromettere il futuro della società.
Giuliani, ogni tanto ripensa a quei due fantastici campionati?
Sono di quelli che guardano sempre avanti, per cui non mi accontento di quello che è accaduto. Purtroppo il pensiero più ricorrente è quello che è successo a giugno, più alle cose brutte che a quelle belle.
Cosa le manca di quel triennio?
Mi manca non aver concluso il progetto. Io, ripeto, non so se la gente l’ha capito, volevo finire questa avventura consegnando le chiavi di una macchina perfetta che, ghrazie a noi, aveva trovato un equilibrio. Abbiamo vinto solo due campionati, ma non la sfida di stabilizzare una squadra di calcio rendendola autonoma.
Eppure il progetto per la ristrutturazione del Porta Elisa è, a giudizio di tutti o quasi, un’idea straordinariamente attuale.
Lo so, però, ormai, è tutto finito. Spero che la Lucchese possa trovare un suo equilibrio, non so come e non spetta a me dirlo.
C’è qualcuno che l’ha ringraziata per tutti i soldi che ha speso nella Lucchese?
Devo dire, comunque, grazie alla città di Lucca. Poi, si sa, nell’operare non puoi accontentare tutti anche perché io ho un carattere che quando deve dire qualcosa, non si tira indietro. Però, anche ora, ho un sacco di gente che mi chiama e che mi ringrazia, così come c’è chi mi critica. Ecco perché ho voluto e voglio uscire di scena, perché, comunque fosse, nel bene o nel male, sarei una figura ingombrante.
Facciamo un passo indietro e torniamo a quella maledetta ultima spiaggia. Lei, con il suo commercialista, arrivò dal notaio Costantino.
Era il 12 luglio, ultimissima spiaggia. Però, dal notaio era già tutto consumato. E’ quello che è successo prima che ha determinato la fine della Lucchese. Con enorme fatica avevamo rimediato i 600 mila euro che sarebbero serviti, come fidejussione bancaria, a garantire l’iscrizione al campionato. Questo, grazie alla collaborazione mia, di mio fratello, di Ugo Giurlani e di altri amici e, anche, delle istituzioni. A quel punto, l’unico atto serio che doveva essere fatto e che non hanno voluto o potuto fare, era l’atto di retrocessione: annullare l’atto di vendita della Valore alla Nice dell’80 per cento delle quote. A partire dalle 8 di quella mattina, i miei consulenti, unitamente ai rappresentanti della Valore, hanno provato a buttare giù una scritta che tutelasse un’uscita di scena della Nice cosa che, però, non ha accontentato nessuno, per prima la Nice che si è rifiutata di sottoscrivere il passaggio. Il problema risiedeva nel fatto che la Nice aveva comprato le quote dalla Valore per un prezzo molto alto – e mai pagato – e quel giorno avrebbe dovuto vendere a me per una cifra simbolica di un euro. Per la Nice la lettera della Valore non era sufficiente a tutelarla da eventuali rivalse della Valore e voleva una controgaranzia dalla Cipriano Costruzioni.
Che tipo di garanzia?
Del pagamento del prezzo dalla Nice promesso a Valentini. In sostanza la Nice aveva comprato per 840 mila euro e vendeva per un euro al sottoscritto.
Ma gli 840 mila euro non li ha mai pagati…
Ma in teoria la Valore potrebbe pretenderli. Per cui, se Valentini li avesse, poi, rivendicati, li avrei dovuti dare io al posto della Nice. E’ ovvio che, a quel punto, non si è potuto fare alcunché. Con enorme dispiacere da parte di tutti. Al di là di tutto, il dato di fatto è che l’associazione “Valentini-Nice” ha fatto in modo che la Lucchese non si potesse salvare. Hanno impedito che la Lucchese si potesse salvare.
Lei, mi perdoni, ma, ancora una decina di giorni fa, ha dovuto mettere mano al portafoglio e saldare un grosso debito della società rossonera. E’ vero?
Sì, abbiamo dovuto ottemperare a degli impegni verso il Banco di Lucca. Abbiamo, cioè, dovuto pagare l’escussione della fidejussione dell’anno precedente a cui, nonostante i numerosi solleciti, né la Nice, né la Valore hanno provveduto.
Quindi lei ha dovuto pagare il 20 per cento del debito?
No, lo abbiamo dovuto pagare tutto perché alcune garanzie incrociate a cui la Valore non ha ottemperato.
Eppure il signor Bulleri continua a sostenere di aver provato tutto per farla sedere al suo tavolo…
Io Bulleri non lo sento dal 12 luglio né mi interessa sentirlo.
Eppure, cosa alquanto singolare, siete, paradossalmente, ancora sulla stessa barca.
No, io ho sempre il 20 per cento di questa società, ma, fortunatamente, io ho ottemperato a tutti gli impegni e le garanzie prestate e, il resto, se lo vedranno da sé.
Il commercialista Paolinelli ha presentato istanza di fallimento per un credito vantato nei confronti della Lucchese Libertas 1905. Bulleri si è chiesto come mai non ha, prima, provato a contattare la Nice srl per cercare un accordo.
Paolinelli, come tanti altri, è un creditore della Lucchese, per cui farà ciò che crede opportuno fare. Per quanto riguarda Bulleri, se è stato due mesi e mezzo senza ritirare la posta della Lucchese Libertas, come può dire che qualcuno non lo abbia cercato per una mediazione?
Che cosa le ha insegnato questa esperienza?
Che i problemi, come abbiamo detto all’inizio, non sono il calcio o altre attività, ma le persone con cui queste attività si fanno.
Lei è molto amareggiato.
Sì, amareggiato per come è andata a finire per cui quando lei mi rammenta i due bei campionati, il dolce di quelle vittorie non riesce a mitigare l’amaro della successiva sconfitta.
Si sente ancora con i suoi ex collaboratori?
Sì, con tutti. Anche perché tutti hanno avuto problemi con la Lucches e io ho provato, per quel poco che ho potuto, ad aiutarli.
Giovannini e Indiani sono alla Pistoiese.
Bene per loro. Sono contento perché, almeno, hanno trovato una sistemazione. Per noi il calcio può essere stato anche un gioco, per qualcuno è un mestiere.
Le citerò alcuni nomi lei dovrà dare un giudizio sintetico, ma onesto e sincero. Mauro Favilla.
Un politico.
Lido Moschini.
Una persona che si è impegnata molto per la Lucchese.
Giovanni Valentini.
Un cantastorie inaffidabile che non incanta più.
Piero Angelini.
Un politico.
Alessandro Tambellini.
Un politico.
Luca Leone.
Un politico.
Fouzi Hadj: non è che, per caso, dopo quello che è successo, lo ha rivalutato?
Io non l’ho mai né sottovalutato né sopravvalutato. Per lo meno, lui ha fatto tutto da solo.
Chi vorrebbe ringraziare, se avesse la possibilità di farlo, personalmente per quello che ha vissuto in questi tre anni?
Sicuramente tutti i giocatori che hanno indossato la maglia rossonera in questi tre anni. Tutti gli addetti ai lavori. E tutti i tifosi.
Suo fratello no?
Anche lui rientra, con me, tra gli addetti ai lavori. Vorrei spendere anche un ringraziamento per i giornalisti che sono stati sempre corretti, a volte aspri, ma sempre nel rispetto reciproco.
Ci siamo dimenticati qualcosa?
Sicuramente sì.
Allora provi a dire, avendo carta bianca, ciò che le resta da aggiungere.
Ci vorrebbe un libro e, forse, non basterebbe. Potrebbe, però, anche essere un’idea. Aggiungo solo un grande in bocca al lupo alla Lucchese e una raccomandazione a Nicola Giannecchini e soci: siate leali tra di voi e raccontatevi, sempre e solo la verità, qualsiasi essa sia.
Lo sa che potrebbe essere vicino il fallimento della Lucchese Libertas 1905?
E’ una cosa che non mi riguarda. Mi dispiace, ma non mi riguarda.
Aldo Grandi