Leviamo i ganzi di loggia

Il punto di Aldo Grandi

Piero Braglia impazzito? Non scherziamo, i veri pazzi stanno altrove. I play-off sono a portata di mano: soldi o non soldi, chi ci crede vada in campo, altrimenti si tolga di mezzo

14/04/2008 22:55

 

Aldo Grandi - La Nazione

Chi scrive, appena insediato Braglia sulla panchina rossonera, ebbe a dirgli, quando ancora non esisteva alcun tipo né di confidenza né di stima o simpatia reciproca, che lui era il valore aggiunto di questa squadra e di questa società. E lo invitava, sempre e comunque, con il sole e con la pioggia, a ricordarsene. Sono passati tanti mesi da allora, quasi un intero campionato, eppure quello che fu detto allora è sempre valido. Oggi ancora di più.

Qualcuno ha affermato, più o meno in camera caritatis, che il tecnico rossonero è impazzito. Avere, infatti, infilato a Taranto, in una gara così delicata, Castiglia e Magnani, che non giocavano da tempo, è apparsa ai più una scelta disastrosa e frutto di una certa presunzione. Chi scrive aveva suggerito, nella sua ignoranza calcistica, che, forse, un 4-4-2 con Morello, Nocentini, Chiarini (o Bonatti) e Guidi dietro, Scalise, Bono (o Briano), De Simone e Renzetti a centrocampo, Giglio e Masini davanti, sarebbe stato tatticamente e strategicamente più sicuro. E ne resta convinto. Braglia, invece, ha confermato il suo modulo e ha utilizzato un paio di carte a sorpresa.

Visto il risultato, ha, indubbiamente, sbagliato, ma non è impazzito. Se ha scelto Castiglia un motivo deve pur esserci. Se ha schierato Magnani, stesso discorso. "Castiglia - ha detto - mi era parso in settimana il più in forma". Per tutta la settimana, a quanto pare, i giocatori hanno parlato molto di soldi. Lo ha detto il presidente. E non solo. Una delegazione si è recata a confabulare con lui. Voci più o meno incontrollate - che noi abbiamo preferito tralasciare non potendole e non volendole verificare - hanno parlato di allenamenti saltati.

Noi non sappiamo se questo è vero e, a essere onesti, non ce ne importa nemmeno tanto. Ci sono aspetti societari, economici e non, che tutti sappiamo, ma che, per il bene di questa squadra e la fiducia che abbiamo in questa società, in Giusti, in Braglia e nel suo presidente, abbiamo voluto spesso tacere. Perché conoscevamo le vicissitudini personali di Fouzi Hadj e perché, avendogli dato credito, non potevamo e non volevamo tornare indietro. Così come oggi non vogliamo e non torneremo indietro. Questo non vuol dire che siamo servi sciocchi che scrivono e parlano a comando. Fouzi Hadj sa, da tre anni, che essere amici non significa dire sempre yes. E a fine stagione, tutti insieme, tireremo le somme e chi avrà sbagliato pagherà.

Ma ora, quando mancano - anzi, mancavano - quattro gare alla fine della stagione, con i play-off a portata di mano, noi che abbiamo sempre sostenuto il diritto di questi ragazzi a far valere le proprie ragioni, che abbiamo esaltato questo gruppo per la grinta e il carattere, per la forza d'animo e la generosità, che li abbiamo incoraggiati quando nessuno ci credeva (Ricordate Potenza? Quanti eravamo in Lucania? E le parole e le promesse di De Simone, il senso di rispetto e di stima reciproca?), noi, ora, diciamo basta.

Basta con questo gioco al massacro. A Taranto la squadra non ha fatto un tiro in porta. Alcuni giocatori sembravano non in grado di fronteggiare un'atmosfera e una gara come quella di domenica. Lo spogliatoio, dicono, non è unito. C'è chi rema a destra e chi a sinistra. C'è chi vorrebbe tutto e subito e chi, invece, è disposto ad aspettare. Noi crediamo che in questo momento quello che conta è la Lucchese. Se il presidente Fouzi Hadj ha detto che pagherà, non abbiamo motivo di dubitarne. E se anche avesse saltato qualche data, pazienza. Ci sarà tempo per inchiodarlo alle sue responsabilità. Se qualche giocatore, però, non ci crede a priori, allora si tolga di mezzo, perché noi gli riconosciamo il diritto a recarsi dal presidente e fare ciò che meglio crede per avere quel che gli spetta, ma non possiamo tollerare che a tre giornate dalla fine si mandi a puttane un campionato. Per nessun motivo.

Sia chiaro, quindi, che non ci saranno scuse per nessuno. A fine torneo per chi non avrà mantenuto le promesse; ora, per chi semina zizzania e non capisce che solo dopo aver dato, anche più di quel che si è ricevuto, ci si può presentare a chiedere, giustamente, il conto. Noi crediamo che la società - e il tecnico in primis - debbano usare, a questo punto, il pugno di ferro. Senza pietà. Forse Braglia sbagliò a non portare a termine la rivoluzione d'Ottobre. Adesso, per i giocatori rossoneri, c'è un solo faro da seguire per arrivare a destinazione: Piero Braglia. Altrimenti la navicella finirà per infrangersi, inevitabilmente, sugli scogli con un bel saluto all'ennesima stagione di belle speranze. E anche i soldi, dopo, potrebbero davvero diventare un miraggio infinito.

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