Leviamo i ganzi di loggia
Il punto di Aldo Grandi
Braglia è la sola stella polare: seguite lui e conoscerete il futuro della Lucchese
16/05/2008 19:40
Aldo Grandi
Potrà anche sembrare assurdo, ma un anno fa, alla presentazione del nuovo allenatore rossonero, l'autore di queste righe ebbe a dire subito che Braglia sarebbe stato e avrebbe rappresentato l'unico, vero valore aggiunto di questa società. Alla luce, soprattutto, di quella che era stata la stagione appena conclusa, una delle più disgraziate della recente storia rossonera. A campionato finito quelle parole rivestono, ancora di più se possibile, un valore ineluttabile. In questa nave in balìa delle onde, in mezzo a un mare in burrasca, con un comandante intento a cercare di tappare le falle che si sono aperte qua e là nello scafo, l'unica bandiera, l'unica stella polare cui affidarsi, sotto un cielo che di stellato non ha niente, ma solo nubi, pioggia e vento senza fine, è ancora lui: il tecnico di Grosseto, l'ex allenatore del Pisa che qualcuno, ancora qualche mese fa, tacciava come odiato nemico solo perché aveva seguito la formazione degli antipatici cugini.
Ora, quando nessuno conosce il futuro, ma può solo giocare d'azzardo e tirare a indovinare, quando tutti sanno solo la certezza degli impegni onerosi e l'incertezza dei guadagni lontani, è ancora lui l'ago della bilancia, un ago che si porta dietro una grande, immensa responsabilità. Tutti i tifosi, anche i più fideisti, anche i più ciechi, anche i più sordi, anche i più innamorati o disamorati, non possono non riconoscere che Braglia è un baluardo all'interno e intorno al quale si può costruire la Lucchese del prossimo anno. E lui ha più volte ribadito che resterebbe volentieri, a patto che il presidente pagasse tutto ciò che ha da pagare e si pensasse solo e unicamente a giocare a pallone.
Braglia non è uno stupido. Ha parlato sicuramente con Fouzi Hadj, sia pure al telefono, e ha capito che, effettivamente, il presidente rossonero vuole mantenere le promesse e la parola data. E' anche consapevole, però, dei rischi che corre accettando ancora una volta di sedere sulla panchina della Lucchese. Indipendentemente dal contratto biennale, il tecnico sa che tutti guardano a lui e che la sua eventuale accettazione significherebbe una sorta di imprimatur al progetto della dirigenza rossonera. La vicinanza a Chiesina Uzzanese, dove vive, la simpatia e l'affetto dei supporters rossoneri che lo hanno più volte acclamato, il desiderio di portare a termine un compito iniziato a luglio 2007, aggiungiamoci anche il rispetto da parte di Hadj degli impegni assunti verso la città e i giocatori, potrebbero fungere da forte stimolo a dire di sì. Tuttavia c'è un ma. Chi garantisce che l'anno venturo non si ripetano gli stessi ritardi, le medesime polemiche, i soliti discorsi, le analoghe penalizzazioni?
Braglia, se vuole restare, deve avere delle garanzie. Reali. In tutti i sensi. Solo allora, quando sarà certo non al cento, ma al centodieci per cento, che la situazione oltre ad essere rientrata nella normalità, potrà anche proseguire in tal senso e in questa direzione, allora, solamente in quel momento potrà, a nostro avviso, dire di sì. Noi sappiamo che il mister rossonero vuole partire per le vacanze con l'animo sereno e la testa libera da preoccupazioni. Sappiamo anche che Fouzi Hadj e Silvio Giusti hanno a disposizione ancora una settimana, dieci giorni al massimo per convincerlo. Poi, sarà troppo tardi. Ecco, quindi, perché seguire Braglia vorrà dire capire molto del futuro della società di via delle Tagliate: per i giocatori, per i tifosi, per le istituzioni, per la città. Per tutti.