Leviamo i ganzi di loggia
Il punto di Aldo Grandi
Nessuna esitazione. Le critiche non hanno senso. Solo uniti si può uscire dall'inferno della serie D
19/09/2008 08:26
E' arrivata, fatale, la prima sconfitta. E per chi aveva fatto
l'abitudine al successo - vedi esordio a Monte San Savino e vittoria
casalinga col Cecina - è stato un brusco risveglio. Comprensibile. E
magari anche condivisibile. Abituati com'eravamo alla serie C e ad
altre platee, sia pure di secondaria importanza, scendere di due
categorie e ritrovarsi tra i dilettanti non è certo stata una bella
metamorfosi. Tutt'altro. Ma questa è la realtà e, come soleva dire Marx
per ben altri soggetti economici - gli operai - piuttosto che i
calciatori, "la necessità di abbandonare le illusioni sulla propria
condizione è la necessità di abbandonare una condizione che ha bisogno
di illusioni".
Quindi, bando alle ciance e prendiamo atto, una volta per tutte,
che il passato non torna e che, come recitava un bellissimo Lp di Gerge
Harrison, All Things Must Pass (Tutte le cose devono passare).
E' passata la Lucchese Libertas dopo 103 anni di storia, è passato
perfino il suo affossatore, Fouzi Hadj, assediato dai creditori ai
quali non risponde nemmeno al telefono o ai messaggi che gli inviano
chiedendogli di mantenere gli impegni, sono passati giocatori e
allenatori uno meglio o peggio dell'altro. Alla fine, però, è rimasto
l'amore, inalterato e forse solo un po' più triste per questa sfera che
si aggira per il rettangolo di gioco presa a calci da 22 persone che
tutto fanno fuorché una cosa seria.
Tutto questo preambolo per dire che, se non fosse stato per i
fratelli Giuliani, per la Cipriano Costruzioni e per la Valore oltre
che per alcuni altri imprenditori lucchesi, a quest'ora il pallone
sarebbe solo un miraggio. Certo, Giuliano e Gabriele Giuliani non sono
certo dei mecenati, ma uomini d'affari, attenti al soldo e al business.
Ma a differenza di qualcun altro lo hanno detto subito: ci interessano
stadio e cittadella dello Sport, o ce li fate fare o noi, fra un anno,
ce ne andiamo. Un ricatto? Una minaccia? In sostanza una promessa. Più
o meno condivisibile, ma senza dubbio concreta. Che cosa accadrà se
stadio e cittadella verranno bocciati? "Ce ne andremo lasciando la
società in perfette condizioni economiche" ha ribadito il presidente.
Vedremo a suo tempo.
Comunque sia, allo stato dei fatti i fratelli Giuliani si sono
guadagnati simpatia sul campo, con umiltà, modestia, magari anche
furbizia, capacità diplomatiche, simpatia umana, un entourage fatto in
casa, amicizie nelle alte sfere della Lucca - e non solo - che conta.
In poco tempo hanno messo su una struttura societaria che... tanto di
cappello, con gente seria, dipendenti che vengono pagati con i soldi e
cash, non con assegni a vuoto o staccati su conti già chiusi o con i
soldi dei tifosi. Fosse solo per questo noi non criticheremo mai questa
squadra che sta facendo il possibile per restituire dignità al calcio
lucchese. Per l'amor di Dio, già in passato abbiamo scontato questa
sorta di cambiale in bianco concessa a Fouzi Hadj - e abbiamo visto
come ce l'ha ripagata - ma lo abbiamo fatto per la Lucchese, non certo
per il cardiochirurgo sirio-armeno.
Questa volta diamo fiducia incondizionata a questa società e a
questa squadra fino a prova contraria e, a quanto crediamo, questa
prova non arriverà mai per il semplice motivo che anche l'errore più
grossolano non supererà mai i meriti di aver salvato il calcio a Lucca.
Inoltre, se vogliamo uscire in fretta dall'inferno della serie D,
bisogna remare in un'unica direzione, qualche volta rinunciando anche a
chiedere o a obiettare pur di raggiungere il risultato finale. Che è,
come ha detto Giuliani, la promozione. Guai, infatti, a restare ancora
un anno in serie D. Gli effetti, per tutti, sarebbero devastanti.
Allora avanti tutta, con il vento in poppa e la stima in Favarin e nel
suo gruppo. A partire dalla difficilissima partita con l'Arrone.