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La contestazione di Palazzo Pretorio al sindaco Favilla: un paradosso e un gesto privo di senso

21/07/2009 23:27

La presentazione della Lucchese c'è stata. Eccome. Come un anno fa, sotto il loggiato di Palazzo Pretorio, ma, a differenza di un anno fa, con ben altro spirito ed entusiasmo. La stagione appena passata, trionfale, è stata vista come una sorta di purgatorio dal quale era necessario e imperativo uscire al più presto. Chi non ricorda l'atmosfera e i musi lunghi oltre ai commenti scettici dopo le sconfitte contro la Sestese e l'Arrone in casa? E' andata com'è andata, la Lucchese doveva per forza di cose vincere il campionato se voleva uscire dalle sabbie mobili in cui l'insipienza e l'incapacità di Fouzi Hadj l'avevano fatta precipitare. Ce l'ha fatta e il merito va equamente diviso in parti eguali tra Giovannini, Favarin, Giuliani e gli altri soci, la squadra. Dimenticavo: anche con i tifosi, prima pochi, poi, un po' di più, ma sempre risicati, che hanno seguito la squadra nonostante la sofferenza e la delusione patite solo pochi mesi prima, quando erano dovuti passare dalle stelle alle stalle.

Nel corso della presentazione dell'altra sera, però, si è assistitito a una forte e inedita contestazione del sindaco Favilla ancor prima che prendesse la parola. Chi scrive non ama i politici, anzi, casomai ha avuto e ha molte ragioni per disprezzare la loro indecisione e la loro incapacità di assumersi le responsabilità. Tuttavia i fischi, le grida e le critiche verso il primo cittadino sono apparsi fuori luogo, un paradosso e un gesto di assoluta ignoranza e privo di senso. Ha fatto bene Giuliani (nella foto) a prendere la parola e a spiegare che se non fosse stato per Favilla a quest'ora loro non sarebbero dove sono e la Lucchese, al contrario, sarebbe dove doveva andare: ossia in terza categoria se non, addirittura, nel mondo dei più.

Noi crediamo che Favilla, Moschini, Leone e qualcun altro abbiano salvato la Lucchese. Lo hanno fatto, sicuramente, per un proprio calcolo politico, ma, anche, per la passione sportiva che li anima e per l'amore di questa città e di questa maglia della quale sono orgogliosi. Non stiamo parlando solo di un pallone, ma di una lucchesità che si manifesta anche con un profondo senso della dignità, dell'onestà e del lavoro inteso come sacrificio e fonte di soddisfazione. Nessuno che voglia dirsi e sentirsi lucchese poteva tollerare la vergogna di un fallimento, qui, proprio dove nel Cinquecento commerci e contatti col mondo al di là delle mura erano non solo quotidiani, ma ricercati e coltivati. Fouzi Hadj impari dalla laboriosità dei lucchesi: è facile e inutile andare in Ucraina dopo la caduta del Muro, comprare a prezzi stracciati e rivendere a prezzi raddoppiati: si chiama speculazione, ma lascia il tempo che trova, soprattutto, quando, chi è abituato a speculare, improvvisamente vuole assurgere alla dignità di imprenditore. Con la I maiuscola.

Favilla è un politico navigato, un uomo che ha il profondo senso del limite e di dove può arrivare. Non è sicuramente und ecisionista, ma nessuno glielo ha mai chiesto in tanti anni di onorata carriera politica e professionale. Non è, tuttavia, nemmeno un don Abbondio, un vaso di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro. Tutt'altro, e se anche fosse di coccio, è capace di reggere il confronto e tenere a debita distanza i più robusti nemici. Il sindaco ha traghettato la Lucchese in serie D evitando la scomparsa dal calcio. Ha promesso il nuovo stadio? Ammesso che lo abbia fatto, che cosa doveva fare se non agire, appunto, da politico, dire e non dire, fare e non fare, sbilanciarsi un po' per ottenere il massimo. E c'è riuscito, facendo sì che una famiglia solida e un gruppo economicamente stabile abbiano preso in mano l'immagine della città. Ma non c'è solo Favilla a Lucca. Né in Consiglio Comunale. Ci sono gli altri, c'è l'opposizione, ci sono i comitati, gli ambientalisti, i commercianti, le altre categorie che vogliono dire la propria. E di cui non può un sindaco non tenere conto. E allora Favilla cosa fa per salvare capra e cavoli? Si inventa la ristrutturazione del Porta Elisa, uno stadio che a vederlo sembra di tornare negli anni Trenta quando fu costruito. Scarno, squadrato, privo di sentimento. Eppure ne ha viste di cotte e di crude. Ha bisogno di un nuovo look? Forse sì, ma, comunque sia, sarà un intervento che non farà del male a nessuno: ecco perché la sinistra in Consiglio si è astenuta al momento di votare l'ordine del giorno finale. Del resto chi avrebbe voluto caricarsi sulle spalle il peso di un rifiuto e di una bocciatura della Lucchese? Nessuno, tantomeno l'opposizione. Così Favilla ha messo tutti con le spalle al muro e se ne è infischiato delle contestazioni. E ha ragione lui. La Lucchese, per come sta nascendo e crescendo, può, davvero, fare il miracolo e tornare dov'era appena due anni prima. Se così sarà, i tifosi o, almeno quelli che lo hanno fischiato, abbiano il coraggio di ammettere l'errore.

A. G.

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