Leviamo i ganzi di loggia
Il punto di Aldo Grandi
Dopo un anno di Inferno tra i dilettanti, ora tocca al Purgatorio dei professionisti: che sia la stagione buona per tornare in Paradiso?
30/08/2009 08:12
Si ricomincia. A essere onesti si è già cominciato la settimana passata, con la vittoria, striminzita, ma importante, contro il Poggibonsi. Oggi, però, si riparte con la prima trasferta e, soprattutto, si torna a respirare l'atmosfera tipica delle trasferte, a partire dai viaggi in giro per la penisola, con la gioia di conoscere realtà diverse, sia pure calcistiche, ma non soltanto. Gazzetta Lucchese seguirà, lo abbiamo già detto e lo abbiamo sempre fatto da quando è nata, tutte le gare dei rossoneri, comprese quelle in Friuli o in Campania. Avendo già fatto tutta l'Italia del sud quando militavamo in C1, figuriamoci se ci spaventa seguire i rossoneri in qualche trasferta più lunga delle altre. Inoltre, se pensiamo a dove giocavamo l'anno scorso, saremmo disposti anche a giocare tutte le partite lontano dal Porta Elisa.
Non ce n'è, né ce ne sarà bisogno. La Lucchese, dopo un anno nei gironi danteschi dell'Inferno, da cui è uscita alla grande e senza nemmeno scottarsi un po', sta ora attraversando il purgatorio, ma, purtroppo, non ci sarà nessuno ad accompagnarla se non i suoi tifosi e l'affetto della gente e di chi la segue costantemente. Se vogliamo rientrare nel calcio che conta dalla porta principale, è necessario rendersi conto che ciò può avvenire se tutti, la città in primis, sorreggerà la squadra e la società. Qui non è più questione di tifosi, visto che quelli fanno da sempre il loro dovere, almeno quelli che sono allo stadio. Ma di tutti gli altri che, tifosi sono, ma non sono più entrati al Porta Elisa. Non ci interessano le ragioni, che comprendiamo e, forse, giustifichiamo anche. Ci interessa, però, che riprovino a credere e a ritrovare un minimo di entusiasmo e di amore per il calcio. Un ultimo pensiero per patron Giuliani: la serie C1 è quasi un obbligo, ma comunque vada a finire, il ringraziamento per essere tornati dove siamo, è di prammatica. Indipendentemente dal nuovo stadio.