Leviamo i ganzi di loggia

Il punto di Aldo Grandi

Una lancia spezzata in favore dei tifosi rossoneri

01/10/2009 07:30

Prendete un padre con due figli. Uno in grado di badare a se stesso, capace, puntuale, affidabile e l'altro, al contrario, volubile, inaffidabile, con tanti grilli, troppi, per la testa, a perenne rischio sbandamento, che rischia solo quando è sicuro di avere in cambio di più e prima di chiunque altro. Ebbene, dicono che, vedi la parabola del figliol prodigo, il genitore dedicherà la sua vita al figlio più debole (?) tralasciando e dando quasi per scontato che l'altro, il figlio in grado di cavarsela da sé, farà sicuramente bene. Con i dovuti distinguo, questo è ciò che accade alla Lucchese, dove i tifosi che, puntualmente, vengono allo stadio, finiscono per essere... trascurati per dare, invece, spazio e attenzione a chi, allo stadio, non viene mai.

Favarin fa bene a dirsi amareggiato, Giuliani non sbaglia e dice la verità nel fare altrettanto, ma forse qualcuno dovrebbe rendersi conto di quanto amore e di quanto affetto c'è in quei soliti, irrecuperabili, intramontabili e irriducibili tifosi che ogni domenica, soprattutto in casa, ma molti anche in trasferta, si sciroppano acqua, vento, caldo e freddo, centinaia di chilometri per far sventolare una bandiera rossonera in giro per la penisola. In più i lucchesi hanno un merito: lo fanno nonostante le amarezze degli ultimi anni culminate con un fallimento che, se a Livorno e Pisa è un'onta sopportabile, tra le Mura è una vergogna per la quale bisogna nascondersi piuttosto che mettersi in mostra.

Una volta, quando l'onestà e la rettitudine erano una cosa seria, almeno in campo economico, fallire era la dimostrazione di una incapacità che meritava di essere riscattata pagando di persona: porta chiusa, seduto alla scrivania, il fallito apriva il cassetto dal quale estraeva l'immancabile pistola e si sparava un colpo in bocca o alla tempia mettendo, così, fine a una vita il cui epilogo era stato così tragico. Oggi, fallire è quasi un orgoglio e, come nel caso dei matrimoni o delle convivenze saltate a ripetizione, una sorta di palmarès di cui vantarsi e fare sfoggio. Ciò non toglie che in tempi in cui tutti si sottraggono alle proprie responsabilità, coloro i quali, al contrario, seguono quelli che sono i propri sentimenti e si mantengono fedeli ai propri colori, calcisticamente parlando, meritano tutta la considerazione possibile e immaginabile, molto, ma molto di più di chi, invece, appare spesso irrecuperabile. Ecco perché è giusto spezzare una lancia in favore dei tifosi che sono sempre pronti a incitare la squadra anche quandio perde per 5 a 0. E poi, andiamo indietro con la memoria e guardiamo alle prime partite dell'anno passato. Ma ve la ricordate la tristezza, l'atmosfera priva di passione che regnava al Porta Elisa e in trasferta? Vi ricordate come si faceva fatica a intonare qualche coro e che solo dopo le prime partite casalinghe si cominciò a risentire qualche Forza Lucchese? Oggi, quindi, va tutto molto meglio e un grosso merito va proprio a chi, mettendo da parte scetticismo e delusione, ha scelto di tornare al Porta Elisa e di seguire questi ragazzi. Loro, sì, che meritano l'amore e l'affetto e la riconoscenza di un padre, gli altri, all'opposto, dovrebbero fare qualcosa di concreto per poterli avere.

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