Leviamo i ganzi di loggia
Il punto di Aldo Grandi
Andrea Palmeri e il divieto di presentare il libro che ha scritto Ultras: pro e contro di un evento costato, allo Stato, parecchi soldi
20/12/2009 01:24
Palmeri Andrea, una sfilza di precedenti penali niente male, un
caratterino piuttosto irascibile, mani un po' troppo leste ad alzarsi,
ideologia ispirata al fascismo più o meno maccheronico di questi e di
altri tempi, in sostanza una persona da prendere con le molle e, nel
caso, cercando di non farle saltare. Questo giovane, o giovinastro a
seconda del punto di vista dal quale lo si giudica, si è sciroppato
nemmeno troppo tempo fa, sei mesi di carcerazione preventiva e, a
quanto pare, non ha fiatato. Se li è fatti tutti e, una volta fuori,
non si è lamentato più di tanto. Sicuramente il vizio non lo ha perso,
visto che a Sofia, partita di calcio Bulgaria-Italia, ha salutato con
il braccio teso e ha bruciato, con altri, una bandiera bulgara. Da lì
alcuni divieti tra cui quello di partecipare a pubbliche riunioni.
Così, quando il Palmeri ha chiesto l'autorizzazione il tribunale
gliel'ha negata. Un errore giudiziario? No. Persecuzione? Nemmeno.
Insensibilità? Neanche. Diciamo che Andrea Palmeri non poteva
presentare il suo libro al centro sportivo Sandro Vignini perché
colpito da una misura restrittiva della libertà personale. E fin qui va
tutto bene o male a seconda dei punti di vista. Qualcuno potrebbe
obiettare che poiché la pena mira alla rieducazione e al resinserimento
dell'imputato o del condannato, il fatto di poter presentare un libro
che non parla di politica, ma di tifo e per di più scritto da uno che
tutti pensavano e pensano sia irrecuperabile, avrebbe potuto essere
un'occasione per provare a diventare una persona normale. Invece si è
preferito dire no.
E ieri pomeriggio, al centro sportivo di Vittorio Tosto in via
dello Stadio, oltre ad alcune decine di tifosi ex Ultras e altri gruppi
storici del tifo rossonero, c'era uno spiegamento di forze dell'ordine,
tra polizia e carabinieri, tanto robusto quanto inutile. E chi paga? Lo
Stato, i cui rappresentanti, evidentemente, appena sentono il nome di
Palmeri, alzano le orecchie nemmeno fosse il serial killer più
pericoloso al mondo. Già, ma è un fascista. Vero, ma se non c'era
nemmeno perché diffidato, la polizia a che cosa serviva? Gli agenti
della Digos hanno preso freddo e basta e così i carabinieri. Qual è il
senso di ciò? Certo, le solite forze politiche della sinistra più o
meno radicale - ma anche quella istituzionale - hanno manifestato
contro con comunicati e dichiarazioni pubbliche. Non capendo che è
proprio così facendo che si finisce per dare importanza a chi
importanza non ha e non merita. Ma questo, purtroppo, la sinistra non
riesce ancora a capirla e di fronte al presunto e inesistente pericolo
di rigurgito fascista, ripropone slogan e osservazioni trite e ritrite.
Al ridicolo e al grottesco, purtroppo, non c'è mai fine. Ed è
ovvio che in una società della deresponsabilizzazione come questa, di
fronte a una qualsiasi, potenziale minaccia, i tutori dell'ordine o del
disordine che dir si voglia, impiegano decine di uomini perché non si
sa mai. Infatti, se non accade niente, tutto okay, se, invece, succede
qualcosa, aver mandato più uomini è servito. Così funzionano le cose.
Davanti a simili geni della stirpe, perfino gli Ultras del libro di
Palmeri e lo stesso autore, finiscono per assurgere a personaggi di
spessore a dispetto di ogni procedimento penale che possono aver
subìto.