Leviamo i ganzi di loggia

Il punto di Aldo Grandi

Appello al presidente Giuliano Giuliani: "Non ci faccia mangiare tutte le settimane lo stesso... menu"

20/03/2010 15:20

Neanche il tempo di dire che non ci sarebbe stato bisogno di un altro Leviamo i ganzi di loggia che, ecco apparire sulla scena lo spunto giusto per riprendere in mano la rubrica con sette giorni di anticipo sul previsto. Quello che andiamo a scrivere è anche un appello al presidente della Lucchese Giuliano Giuliani affinché continui ad essere quello che è sempre stato fino a pochi giorni fa. E come lui la società medesima.

Veniamo al dunque. Riceviamo, così come tutti gli altri mezzi di informazione, un comunicato dal segretario della Lucchese Libertas Benedetti nel quale ci viene fatto sapere che, a partire dalla prossima settimana, non si potranno più fare interviste o chiacchierate con i tesserati della società rossonera se non nei giorni fissati dalla Lucchese. Un elenco anzi, meglio, un menu settimanale le cui portate, una al giorno, saranno eguali per tutte le settimane di tutti i mesi della stagione calcistica.

Venti anni fa, quando chi scrive arrivò in questa ex isola felice, il cronista, di nera, giudiziaria, bianca o sport, aveva una sorta di libertà decisionale che consisteva nel poter cercare, quando e come poteva anche sceglierlo lui in base alla sua bravura e alla sua comunicatività, le notizie da pubblicare, dalla più semplice alla più delicata. C'era, cioè, il gusto e il divertimento di scovare qualcosa di inedito, di esclusivo che gli altri giornali o mezzi di informazione radionici e televisivi, potevano anche non avere. Oggi, ma già da qualche tempo, non è più così. Il Comune e la Provincia e i carabinieri mandano le loro veline, così fanno anche la polizia e le altre forze di polizia e, se ce lo concedete, è diventato di moda avere un addetto stampa anche quando niente c'è da stampare e nemmeno da scrivere. Così, però, va il mondo e tutti, chi più chi meno, chi più coscientemente chi più per emulazione, vogliono controllare la notizia o quella che ne ha, a loro avviso, una parvenza, durante il suo percorso, ossia dalla fonte alla pubblicazione.

Il risultato, basta leggere i giornali, è sotto gli occhi di tutti. Si scrivono notizie dove i protagonisti - perfino i peggiori delinquenti - sono elencati solo con le iniziali, per cui, a pensarci bene, si potrebbero anche inventare di sana pianta, iniziali e notizie. Ogni giornale pubblica esattamente le stesse cose dell'altro che, a sua volta, diffonde pedissequamente le medesime notizie dell'altro ancora. Questo andazzo non è colpa, come si potrebbe pensare, solamente dei giornalisti, ma anche di chi vuole mettere il bavaglio a qualunque tipo di spontaneità professionale: come era scritto su un muro durante la prima guerra mondiale "meglio cento anni da pecora che un giorno da leoni". Non era proprio così, ma adesso rende bene l'idea di come si è adattato ai tempi.

La cronaca nera, la giudiziaria ancora di più, adesso persino il calcio e, addirittura, il gioco della tombola e quello dell'oca, sono diventati, spesso, terreno off limits per chiunque voglia conoscere qualcosa di più di ciò che accade nel rispettivo universo. Prudenza? Paura? Masochismo? Sadismo? Ignoranza? Non si sa né, tutto sommato, ci interessa saperlo. Da sempre chi comanda vuole bocche cucite e penne spuntate e questo vale tanto a sinistra quanto a destra, tanto in alto quanto in basso e anche a metà. Ora riceviamo dalla Lucchese un calendario con gli appuntamenti settimanali per chi fa questo lavoro da scribacchini.

Secondo i soloni di viale San Concordio di lunedì né interviste né conferenze stampa e, in un certo senso, il tutto appare abbastanza logico se si pensa che chi doveva parlare ha già parlato il giorno prima dopo la partita. Il martedì parla solo l'allenatore e anche qui, in sostanza, potrebbe anche andar bene visto che si tratta del secondo giorno dopo la gara e alla ripresa degli allenamenti. Il mercoledì, però, arriva la prima stecca: parlano solo i componenti lo staff tecnico, una volta a settimana e basta. Ergo: se il medico rossonero ha un infortunio da curare, potrà fare il punto il mercoledì, ma non potrà più dire e spiegare come sia stato possibile che il sabato sia nuovamente a disposizione o se, invece, non lo sarà. Giovedì, qui si rasenta il ridicolo, colloqui solo con i calciatori e solamente il giovedì. Domanda: se io che devo fare una pagina tutti i giorni sulla Lucchese, come faccio a riempirla se con i giocatori si può parlare solamente una volta la settimana? Risposta furba e intelligente: il giovedì fai interviste a tutta la rosa o quasi e, poi, le pubblichi quando ti pare. Il venerdì torna a parlare il mister e questa regola è l'unica sulla quale la società ha ragione: è dai tempi di Braglia - all'epoca tutti facevano a gara per essere presenti - che alla conferenza stampa dell'allenatore di turno ci sono sì e no tre giornalisti mentre la maggioranza evita di recarsi all'appuntamento. Questo più o meno giustamente, ma se la società ha voluto regolarizzare la questione, almeno su questo punto può avere le sue ragioni. Non sugli altri. Il sabato, infine, né interviste né conferenze stampe e la domenica, nel dopo partita, via alle danze.

Ora, a chiusura di questa riflessione della quale si sarebbe potuto fare a meno, dovrebbe sorgere spontanea, ai dirigenti rossoneri, la seguente domanda: ma se io limito e raziono l'accesso alle informazioni quando so benissimo che, per motivi di spazio o di audience o di chissà cosa, i giornalisti devono scrivere qualcosa, non finirà che, proprio perché devono scrivere assolutamente qualcosa, pubblicheranno tutto quello che riusciranno a trovare anche ciò che, magari, potrebbe creare problemi più o meno inutili? Se, stando tutti a bocca chiusa, i mass media cominciassero a diffondere notizie più o meno verosimili senza nemmeno poterle verificare con i diretti interessati visto il calendario dei colloqui così inderogabile, come potrà, poi, la società Lucchese Libertas 1905 protestare e chiedere un comportamento adeguato alla bisogna? Meditate geni, meditate. 

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