Il Panda, Peter Pan, White, In Outlet, Lanza & Co. e Federico Lanza: un mix di qualità ed esperienza, di curiosità e passione

 

Federico Lanza è un lucchese che ama la sua città al punto di non aver mai pensato di lasciarla per andare a vivere nelle grandi metropoli della penisola. Eppure, per uno come lui, titolare di alcuni tra i negozi di scarpe più famosi e prestigiosi di Lucca - Il Panda, Peter Pan - vivere, ad esempio, a Milano, capitale della moda, avrebbe rappresentato, sicuramente, una vetrina più in vista. Percorrere via Fillungo è come salire o scendere il cuore pulsante della città, la strada che più contraddistingue non solo il centro storico, ma il modo di essere dei lucchesi, sempre uguali a se stessi e mai nemmeno simili a qualcun altro. Curzio Malaparte era solito dire che a Lucca si veniva per imparare il garbo e, ad essere sinceri, non esiste in Toscana un'altra località dove il buon gusto è così coltivato come all'interno dell'arborato cerchio.

"E' stata mia madre, Roberta Frugoli - racconta Lanza - a fondare il primo negozio, appunto Peter Pan. Poi tutti, uno dopo l'altro a cominciare da mio padre, siamo entrati nel sodalizio. Mamma aveva lavorato a lungo in uno dei più famosi negozi di scarpe a Lucca, l'Arrighi. Qualcuno dice che da noi sono esposti solo oggetti di costoelevato e per un target esclusivo. In realtà noi curiamo molto la qualità, rifiutando ogni tendenza all'omologazione. Esclusivi? In un certo senso, ma non elitari. Da noi si trovano le scarpe griffate, ma anche quelle che, pur non essendolo, sono ugualmente curate e costano senz'altro di meno. Io ho sempre avuto una visione particolare di quello che è il commercio. Con mia moglie Arianna ci rechiamo spesso a Milano o in altre città a visionare campionari e nuove linee di moda. E' un lavoro che ci appassiona e che trova riscontro nella soddisfazione dei clienti. Questo, alla fine, è quello che conta, perché se dai qualcosa, inevitabilmente finisci per ritrovartela".

"Io e il calcio? - prosegue il proprietario del Panda - Un binomio indissolubile. A parte gli scherzi, per me è lo sport più bello del mondo. Ancora oggi, a quarant'anni, non riesco a farne a meno, di quello giocato soprattutto. Vado sempre allo stadio, anche se il più brutto momento nella mia carriera di tifoso rossonero è stato la scomparsa della società dal calcio professionistico. Il più bello? La promozione in serie B. Ricordo ancora, tra le emozioni più belle, una vittoria, alla metà degli anni Settanta, conquistata all'Arena con un gol di Vescovi nel finale realizzato direttamente da calcio d'angolo. Fu una gioia immensa contro i cugini del Pisa. (Vescovi segnò al 76', era la quarta giornata di ritorno, il 19 febbraio 1978 ndr) Di quella squadra ricordo ancora la formazione: Pierotti, Cisco, Nobile, Gaiardi, Morgia, Platto, Ciardelli, Savian, D'Urso, Vescovi, Novelli. In panchina c'era Meregall"i.

 

"Ultimamente il calcio mi ha un po' deluso, troppa esasperazione e anche troppa omologazione nelle trasmissioni, un livellamento verso il basso dove il buon gusto non esiste più e chi grida di più riscuote più attenzione. Una volta non era così. Vado ancora allo stadio per seguire la Sporting Lucchese e speriamo che si possa risalire. Ecco, io credo che il mio modo di intendere il commercio abbia un'affinità con il mondo del calcio come io lo intendo: una realtà che dovrebbe seguire certi criteri, comportamentali, stilistici ed estetici, non solo per pochi, ma per tutti, una sorta di educazione al bello e al buono, dove per buono si intende la professionalità e l'onestà, valori che sono sempre più rari".

"Il difetto principale di noi lucchesi? - incalza Lanza - Forse il provincialismo che, però, non so fino a quanto costituisca un difetto vero e proprio. Il pregio? La laboriosità. Cosa intendo per lucchesità? L'attaccamento a una storia e a delle radici che si avvertono come parte del nostro passato e della nostra vita. Io mi sento profondamente lucchese, amo le strade, il silenzio, la quiete e, allo stesso tempo, la confusione ordinata del sabato pomeriggio in Fillungo. Noi cerchiamo di seguire il cliente non solo sotto il profilo puramente estetico, ma anche di consigliarlo su ciò che, in un modo o nell'altro, potrebbe fare al caso suo. I commercianti lucchesi una potenza? Direi di no, non siamo mai stati particolarmente coesi".