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Il marchio Lucchese Libertas? I precedenti dicono che può valere intorno a 15mila euro

13/01/2009 10:28

Si fa un gran parlare del valore del marchio e del nome As Lucchese Libertas 1905. Ma è doveroso fare alcune premesse. Prima di tutto che il nome, a cui tutti siamo affezionati, a livello storico nasce il 24 gennaio del 1924 visto che la prima squadra a rappresentare Lucca calcistica era il Lucca Football Club. Nasce dalla fusione tra la Ginnastica Lucchese Sportiva Libertas e l'Us Lucchese e sino agli anni Ottanta si chiama Unione Sportiva Lucchese Libertas e non Associazione Sportiva.

La trasformazione avviene nel periodo del commissariamento (1982-83) per evitare il crac finanziario. Ed è bene ricordare che nella stagione 1942-43 con la Lucchese appena retrocessa dalla B vuoi per il conflitto bellico in atto, vuoi soprattutto per gravi inadempienze finanziarie la Lucchese non riuscì ad iscriversi ai campionati maggiori e ripartì nell'ottobre 1942 con il nome Giannini Lucca, formazione composta da calciatori locali - uno ancora vivo e può confermare le mie dissertazioni sul tema - e che militò nel campionato regionale di Prima Divisione (una sorta di Eccellenza o Promozione attuale).

Tornando ai giorni nostri necessario fare una disamina sul valore del marchio di una società non più affiliata, cancellata dal calcio. Un valore economico che è pari allo zero. Diverso il discorso affettivo che coinvolge anche patron Giuliano Giuliani che si è detto da sempre disponibile ad acquistarlo all'asta fallimentare. Ma senza svenarsi, senza che qualcuno ad arte tiri su il prezzo e improvvisi una sorta di competizione. Su un marchio che, ripetiamo, revocato e che gli stessi tribunali in varie occasioni hanno ritenuto come la tutela del medesimo sia strettamente connessa alla possibilità, per chi ne disponga, di partecipare ai campionati federali in categorie consone alla tradizione sportiva della città.

Non solo, lo Sporting Lucchese potrebbe anche non partecipare all'asta e entro il 5 luglio 2009 cambiare denominazione sociale richiamandosi al vecchio nome (ad esempio As Lucchese 1905 oppure As Lucchese Libertas) non esistendo oggi alcuna società che usufruisca del nome originale. Logico che si esporrebbe ad azioni inibitorie del tribunale fallimentare e della curatela titolare del marchio e si creerebbe l'ennesima controversia con soluzione tutt'altro che scontata per entrambi i contendenti (Sporting e curatela).

Proprio per fissare un prezzo simbolico al vecchio marchio è necessario prendere in esame società che hanno subito identica sorte della Lucchese in questi ultimi anni dove spesso il Lodo Petrucci risolveva i molteplici problemi legati ai fallimenti per mala gestione economica. E il caso di Lecco 1912, Cosenza 1914, Imolese. Per quanto riguarda il Lecco con una storia calcistica di soli 7 anni più giovane rispetto a quella di Lucca, la società bluceleste ha disputato tre campionati di A negli anni Sessanta, 15 di B e 51 di C. Nell'estate 2002 non fu ammessa al torneo di C1 per inadempienze. Venne accettata una nuova affiliazione con il nome di Città di Lecco in assoluta discontinuità con la precedente (la prima aveva la matricola Figc 25980, la seconda 676103). La società neocostituita partecipò e vinse il campionato di Eccellenza e nella stagione successiva - in serie D - fu messa in liquidazione la vecchia Calcio Lecco 1912 e fu stipulato un contratto di cessione di marchio (nome più stemma raffigurante un'aquila con le ali spiegate e il pallone tra le zampe e colori sociali) con uso completo ed esclusivo e senza limitazione di tempo dello stesso. Il prezzo pattuito? 7500 euro più Iva.

Cosa è accaduto invece a Cosenza? Sessanta campionati professionistici disputati e un numero di spettatori che oscilla, adesso che la squadra è in Seconda Divisione, ma anche precedentemente tra i 10 e 15mila, con incassi assai diversi da quelli dello Sporting Lucchese. Dopo varie vicissitudini, che non sto ad elencare per motivi di spazio e di tempo, il bando d'asta che comprendeva marchio, trofei, gagliardetti e patrimonio sportivo oscillava sui 14-15mila euro. Per quanto riguarda l'Ac Imolese dichiarata fallita nel 2008 quando partecipava al campionato di Eccellenza romagnolo e sostituita con l'affiliazione in Figc dell'Imolese Calcio 1919 il trasferimento di nome e marchio avvenne previo pagamento di 40mila 200 euro. Per due motivi: primo perché quella cifra era comprensiva del parco giocatori, secondo per quel trasferimento consentiva alla società di non perdere la categoria e restare in Eccellenza anche nell'attuale stagione. Visti i precedenti credo sia giusto che Giuliani, Nieri e soci non vadano oltre i 15mila euro per ottenere il vecchio marchio.

Luca Tronchetti

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