Che si bofonchia?

Lettere alla Gazzetta Lucchese

Luca Tronchetti: "Fallimento Lucchese? Io l'avevo detto, ma nessuno mi ha creduto e difeso..."

17/01/2009 19:18

Pubblichiamo volentieri, e rispondiamo, un commento-riflessione di Luca Tronchetti, giornalista de Il Tirreno:

"Mi ha colpito e non poco l’ultimo articolo pubblicato da Gazzetta Lucchese. Quello relativo ad un possibile fallimento nel novembre 2007 che, attraverso la messa in liquidazione, forse avrebbe consentito quanto si è verificato a Lanciano cioè il salvataggio della gloriosa società rossonera. Fa piacere che a distanza di anni si affermino esattamente le stesse cose che il mio giornale, vessato dalla stragrande maggioranza della carta stampata, delle tv e dei siti Internet, predicava in quei momenti di vana esaltazione. Credo che le persone intelligenti quando capiscono di aver sbagliato lo debbano ammettere serenamente. E debbano essere in grado di fare il mea culpa. L’autocritica. Non me ne voglia il sito, ma in questa lunga e penosa vicenda mi è sembrato disposto a tutto nella difesa di un presidente che ad essere onesti aveva, anche quando era in auge, diversi scheletri nell’armadio. Persino ad esequie avvenute (mi riferisco alla mancata iscrizione alla Lega Pro) la vecchia società stata tenuta in considerazione nonostante il buco milionario, le tante promesse non mantenute, la presenza contemporanea di una società nuova, seria e composta, finalmente, da gente del luogo, da lucchesi di cui si conoscono le possibilità economiche. Giuridicamente, occorre essere onesti, questo sito ha pubblicato una serie di inesattezze e imprecisioni impressionanti. Che hanno finito per disorientare l’opinione pubblica. Mi domando: perché non sono stati contattati giuristi o esperti nel diritto sportivo? Era sufficiente sentire soltanto una campana, quella della vecchia Libertas, nonostante le bugie raccontante in questi ultimi due anni? Perché in passato il sito lodava e magnificava la società anche quando ogni sei mesi cambiava dirigenti, allenatori, giocatori, senza che uno straccio di memoria storica potesse far balenare come nelle gestioni Frezza o Maestrelli si cambiava poco o nulla e si vincevano campionati? E perché se ieri era schiacciata sulla società oggi pone dubbi e interrogativi, per carità del tutto legittimi, sulla nuova Lucchese legati alla costruzione del nuovo stadio? Perché questi due pesi e queste due misure? Voglio tornare per un momento all’autunno dello scorso anno. Mi piovvero addosso critiche grandi come un macigno da parte di colleghi per un articolo. Si raccontava di un’udienza prefallimentare che riguarda la Lucchese di Hadj e si diceva che, senza un accordo, c’era il rischio di fallimento. Perché Aldo Grassi, l’ex presidente, non aveva avuto i soldi della cessione. Non solo. Anche la procura aveva presentato un’istanza che poi stata ignorata dal tribunale fallimentare. Avevo raccontato la verità procedurale come deve fare qualsiasi buon cronista. Alcuni colleghi, o presunti tali, sono arrivati a filmare la scena di un presidente che dopo aver ricoperto d’insulti la testata per cui lavoro, prende il giornale lo accartoccia e lo getta a terra. Si dirà, la tv immagine. Giusto. Ma qualsiasi trasmissione prevede un contraddittorio. Si fa parlare anche Moggi dopo una sentenza che, bene o male, lo ha visto condannato a un anno e sei mesi di reclusione. A me non è capitata la stessa cosa. Nessuno ha chiamato per farci dire la nostra versione, spiegare il nostro punto di vista. Morale? La domenica siamo stati costretti ad uscire dallo stadio scortati dai carabinieri. Abbiamo ricevuto insulti e minacce da parte dei tifosi, alcuni di loro vittime di un gioco mediatico che non rende giustizia ad un’informazione onesta e corretta. Solidarietà? Non certo da parte di coloro che stavano sul carro della società guidata dal sirio-armeno. Ci hanno persino dato dei gufi quando a novembre per il gioco delle parti il tribunale non ha dato luogo a procedere all’istanza di fallimento. Grassi si era fatto da parte e nell’udienza penale che lo vede imputato di falso in bilancio la Lucchese e il signor Hadj non si erano costituiti parte civile. Cosa vuol dire? Che nel caso in cui il processo si concluda con una condanna dell’ex presidente della Lucchese da punto di vista economico non deve tirar fuori un euro in favore della Lucchese. I tifosi non conoscono le leggi. Ma i cronisti hanno gli strumenti per poter capire e giudicare. Credo di poter dire che qualcuno, a digiuno di cose di calcio, ha cercato di imporsi all’attenzione con ogni mezzo e in ogni modo saltando la necessaria gavetta che ciascuno di noi deve fare per comprendere meglio gli aspetti di un mondo viaregato dove realtà e finzione si accavallano e dove è difficile distinguere tra il bene e il male. Spero solo che sappia far tesoro degli errori commessi e che si ponga con animo più umile e dimesso nei confronti di chi, bene o male, frequenta e scrive di pallone da almeno quindici anni. Per chiudere questa parentesi che mi provoca infinita tristezza vorrei fare una scommessa che al tempo stesso è un augurio: la Lucchese vince il campionato di D, va in finale per lo scudetto dei dilettanti e nella prossima stagione (2009-2010) patron Giuliani, Nieri, Favarin e Giovannini restano per disputare un campionato di vertice in Seconda Divisione.

Luca Tronchetti


Per oltre un anno il collega Luca Tronchetti non ha voluto pubblicare alcunché su GazzettaLucchese, e questo non certo perché ci fosse un atteggiamento censorio, bensì per una sua precisa volontà motivata dalla opposizione del suo giornale. Fa, dunque, piacere, vedere che le cose sono cambiate. Tronchetti ha ragione quando dice, e se non lo dice lo diciamo noi, di essere stato uno dei pochi, a nostro avviso l'unico, a prevedere quello che sarebbe accaduto alla Lucchese Libertas di Fouzi Hadj. Comprendiamo, quindi, anche la sua voglia di rivalsa e di rivincita, ovviamente metaforiche, nei confronti di chi, al contrario, ha sempre sostenuto la Lucchese Libertas e la sua dirigenza per quasi tre lunghi anni, non certo per partito preso, ma perché convinto della bontà del progetto e delle persone scelte per portarlo avanti. Non possiamo, però, concordare quando sostiene che bisognerebbe ammettere gli errori. Se avesse letto, come dice, tutto quanto viene scritto puntualmente su queste righe, avrebbe notato come più volte chi scrive abbia ammesso di aver preso la cantonata umana e professionale più grossa della sua vita. Ammettere di aver sbagliato il giudizio non vuol dire ammettere di aver fatto il lacché o di essersi foderato gli occhi di prosciutto. Significa solo aver affrontato l'impegno con l'entusiasmo e la passione che contraddistinguono, spesso, i neofiti, ma anche aver creato una sorta di competitività tra colleghi per cui, alla fine, si sono creati due schieramenti: chi aveva le notizie in anteprima e chi, invece, anche se non sempre, dopo.

L'autore di queste righe conosce Luca Tronchetti da vent'anni e prima di averci polemizzato per la Lucchese, ci ha combattuto da sempre a caccia di notizie esclusive sul terreno, ben più ostico, della cronaca nera. Senza esclusione di colpi, ma con stima professionale reciproca. E se ricorda bene, proprio agli inizi degli anni Novanta si scatenò una... guerra a colpi di 'buchi' che ci portava, ogni mattina alle 7, a scendere in strada all'edicola per vedere se il Tirreno aveva una notizia che la Nazione non aveva, e viceversa. Una competitività esasperata, vero, ma professionalmente stimolante. Erano gli anni in cui si andava in cerca di notizie per poi recarsi sui posti e svilupparle, notizie che arrivavano a spizzichi e bocconi dalle varie fonti e tutto si giocava sui rapporti umani, sulla fiducia, sulla simpatia. Ecco, caro Luca, lo sbarco nello sport e nel calcio, è stato fatto con la stessa concezione giornalistica: stop alle conferenze dove tutti dicevano e tutti scrivevano le medesime cose, stop alla piattezza delle frasi fatte e dei luoghi comuni, dello scetticismo a tutti i costi, delle paure e dei timori, e spazio all'entusiasmo, alla passione per una squadra e una societò che voleva raggiungere traguardi elevati. Quindi spazio anche alla volontà di avere notizie in anteprima, rapporti preferenziali, interviste ovunque, comunque e contro chiunque. Del resto anche nella cronaca nera e in quella giudiziaria - e tu lo sai benissimo - i rapporti umani rappresentano una garanzia fondamentale. Quindi perché non estendere il medesimo modo di lavorare anche a un mondo, quello del calcio, dove regnano da sempre superficialità, approssimazione, presunzione, faciloneria? In fondo la prima regola che tutti imparano è che di sport, a differenza di tutto il resto, possono occuparsi e scrivere tutti. Sappiamo benissimo che ciò vero, ma solo in parte, ma in nessun altro settore come il calcio esiste l'improvvisazione che, lo sai, mai potrebbe esistere in chi si occupa di giudiziaria e, anche, di nera o di bianca.

Dicevamo di interviste ovunque e contro chiunque: a registratori spenti o accesi non importa. E questo senza arruffianarsi né vendersi anche se chi scrive non può negare di aver avuto, per Fouzi Hadj, così come per Bellucci, per Giusti, per Landini, per Simoni, per Pea, per l'intera rosa dei giocatori, per Lido e per Alvaro e per Tambellini, per Bubbi e per Kutufà e via dicendo un sentimento di simpatia e di fiducia, creatosi durante decine di trasferte in giro per l'Italia e smantellato, in alcuni casi, solo davanti a prove evidenti di malafede o di non sincerità. Ognuno sceglie, nella vita e in tutte le sue manifestazioni, con quale spirito e carattere impegnarsi: purtroppo, spesso anche se non sempre, sono i risultati a stabilire chi ha avuto ragione e chi ha sbagliato. Ma credo che importante sia assumersi le proprie responsabilità e, soprattutto, sapere di aver agito in buona fede. Per carattere e per convinzione chi scrive ha sempre avuto la mania di volersi distinguere dagli altri, pensa che perfino sui banchi di scuola si sentiva a disagio solo al pensiero di dover copiare un compito.

La competitività é fondamentale se vuoi avere degli stimoli. Consentimi, poi, di aggiungere che dovunque, in tutte le città, esistono delle piccole repubbliche. E, in chi si occupa di calcio, ancora più che altrove. Su una cosa siamo sempre andati d'accordo: questo un mestiere che si impara sulla strada, con umiltà vero, ma anche con intelligenza, arguzia, simpatia, testardaggine, esperienza, cultura - sì, anche nel calcio serve la cultura - modestia (non la falsa modestia) e capacità. Ecco, c'è chi sa scrivere e chi, invece, no, c'è chi sa parlare e chi, invece, no. Saper scrivere è una dote che non tutti hanno e anche quando si scrive di calcio non importano i moduli, le tattiche, i sistemi. Contano gli uomini e quanti palloni uno butta dietro le spalle dell'altro. Contano le motivazioni che, consentimi, sono il vero motore della vita di ognuno di noi. E tra colui che sceglie di non entusiasmarsi mai e di essere sempre diffidente e chi, invece, pur mantenendo libertà e indipendenza di giudizio, sceglie di scegliere, io non ho dubbi: preferisco il secondo, anche se, poi, commette degli errori.

Non capisco, infine, il tuo domandarti i due pesi e due misure usati per la Libertas e per la Sporting. Non esiste proprio il problema. Se abbiano dato spazio alla prima è perchè ritenevamo rappresentasse qualcosa di importante per molti tifosi. E perchè alle censure preventive diciamo no, sempre e comunque. Sulle inesattezze, tralascio, ma non prima di sottolineare che abbiamo sempre svolto con professionalità il compito di informare un'intera città sportiva. E l'interesse suscitato da questo sito, che ha poco più di un anno di vita, bene ricordarlo, credo ci dia un pizzico di conforto. Abbiamo altresì riconosciuto a Giuliani il merito di aver salvato il calcio a Lucca e credo che lui, così come il fratello, Giovannini e Favarin e qualche altro, abbia capito che non esiste, né è mai esistita alcuna pregiudiziale verso la Sporting. Chi pensa diversamente è in malafede. Se parliamo della questione stadio è perché essa, a detta di chi comanda in casa rossonera, rappresenta la condizione sine qua non per andare avanti. Noi ci auguriamo che non sia così. Che si vada avanti con la Sporting senza pregiudiziali. Quando uno non sa più come etichettare qualcun altro si affida alla dietrologia. E' lo sport nazionale preferito dai politici di destra e di sinistra. Noi non ci siamo mai schierati a priori e anche a Hadj abbiamo sempre fatto capire che se avesse sbagliato non sarebbe stato perdonato. Così è stato a Sorrento. Tardi? Può darsi, ma eravamo in buona compagnia. Inoltre, in quella trasmissione Tv di Giulio del Fiorentino dove abbiamo avuto il piacere e l'onore di essere invitati spesso, mai e poi mai abbiamo nascosto che solo con una eventuale promozione si sarebbe potuto salvare baracca e burattini. Sbagliavamo. Anche la promozione sarebbe servita a poco. Anzi a nulla.

Tuttavia ricordiamo il primo anno di Hadj, quando le prime critiche e i primi pregiudizi - più tardi, già a primavera e ne scrivemmo tutti, sacrosanti - arrivarono sin dai primi mesi proprio perché, guarda caso, le notizie, ogni tanto se non raramente, arrivavano a una parte sola. Ed è logico che a qualcuno questo avrebbe potuto dare fastidio. Così è stato. Fouzi Hadj ha dimostrato di essere un incapace, ma un incapace che ha sperperato milioni di euro di tasca propria. E' stato capace di buttare via dieci milioni di euro e farsi odiare da tutta una città. Incredibile. Ha tradito tutti e tutti, ora, lo hanno abbandonato. L'autore di queste righe ha sbagliato a dare fiducia a una persona che non la meritava. Tutto qua.

A.G.

 

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