Che si bofonchia?

Lettere alla Gazzetta Lucchese

C'era una volta... Ovvero un lungo viaggio attraverso la storia rossonera

27/10/2007 07:57

 

L'autore di questa breve storia della Lucchese si chiama Vladimiro Leskur (nella foto), ha 68 anni e abita a Moncalieri in provincia di Torino. Ha una grande passione per la Lucchese e per le squadre che, pur militando in serie A, non hanno vinto alcunché. Ne pubblichiamo la prima puntata che giunge sino alle soglie della Seconda guerra mondiale.

Il visitatore che si approssima alla cinta muraria di Lucca è ben lungi dal pensare al gioco del calcio, ma, se appassionato a questa disciplina, se la immagina con un salto a ritroso nel tempo di circa sei secoli identificando detto sport nel calcio fiorentino. La fantasia galoppa, ma questi riferimenti non sono del tutto estranei all’ambiente che lo circonda. Se si entra nella città dal lato di Porta Elisa, a ridosso delle antiche mura sorge l’impianto sportivo che porta il nome della Porta stessa e pare che questa costruzione faccia tutt’uno con la cinta muraria.

Tutta questa disquisizione per sottolineare che la Lucchese è la prima nata del calcio toscano. Le sue origini risalgono al 1905 quando i fratelli Guido e Vittorio Menesini, rientrati dal lontano Brasile, fecero conoscere ai concittadini le prime regole di questo gioco. Sino al 1910 si disputano gare non ufficiali, quindi per tre stagioni la società partecipa ai campionati interregionali, ma il vero salto di qualità si verifica alla vigilia dello scoppio della Prima guerra mondiale, quando nel 1914 i rossoneri si qualificano unitamente al Pisa nel girone toscano del campionato di Prima categoria. Nella fase finale debbono arrendersi alla Lazio, ma quel torneo non si concluderà causa l’entrata in guerra del nostro paese.

Se ne riparlerà nel 1920 in cui la società assume una vera e propria fisionomia con l’avvento del Conte Sardi alla presidenza. Si conclude il girone toscano con un ottimo terzo posto che però non è sufficiente per il passaggio alle semifinali, acquisite da Pisa e Livorno. L’anno seguente si verifica la scissione della Federazione e la società partecipa al campionato organizzato dalla FGCI. Nel girone toscano è il Livorno ad ottenere la qualificazione con due punti di vantaggio sui lucchesi, cui è costata cara la sconfitta sul campo del Viareggio. Il club rossonero viene ripagato dalla delusione con il riconoscimento delle capacità di due giocatori quali Bonino e Moscardini che esordiscono in azzurro.

In questo decennio la squadra del Livorno è la principale protagonista del calcio in Toscana mentre la Lucchese non và oltre il campionato di Prima Divisione, equivalente all’attuale serie cadetta. Sarà poco dopo la metà degli anni 30 il periodo più fulgido della società lucchese: coinciderà con l’avvento alla presidenza di Giuseppe Della Santina che si avvarrà delle prestazioni di un grande tecnico, fine conoscitore di questo sport che creerà nuove metodologie di preparazione fisica ed affinando i fattori tecnici. Nel 1930 i rossoneri ottengono la promozione in serie B e disputano un più che discreto campionato per una neo-promossa. Quando pare che la salvezza sia soltanto una pura formalità, si verifica un inaspettato crollo nelle ultime cinque gare, in cui si ottiene un solo punto precipitando in terzultima posizione alla pari dell’Udinese. Nello spareggio salvezza i friulani hanno la meglio con un indiscusso 7-0.

L’ingegnere Della Santina non fa mistero di coltivare progetti ambiziosi anche se il risalire la china è impresa ardua, infatti nel primo campionato giocato in Terza se- rie non si va oltre un piazzamento di metà classifica. Nel gennaio del 1933 approda a Lucca il tecnico ungherese di origine ebraica Egri Erbstein: costruirà le fortune della Lucchese. Il biglietto da visita iniziale di questo personaggio? 12 vittorie, 3 pareggi, 1 sconfitta. Exploit che permette alla squadra rossonera di disputare lo spareggio promozione con il Viareggio. Ma come già accadde, negli scontri decisivi, i viareggini hanno sempre la meglio. L’impresa è rimandata alla stagione seguente e si centra agevolmente l’obiettivo.

La serie cadetta è una realtà e non ci si presenta più nella veste di matricola. Si di sputa un buon campionato che si conclude con un settimo posto. Inoltre nel gennaio 1935 viene inaugurato il nuovo stadio denominato allora “Littorio” che corrisponde all’attuale impianto di “Porta Elisa”. Nella stagione seguente si punta in alto ma si debbono fare i conti con il forte Livorno che ha già conosciuto la gloria della serie A ed intende farvi ritorno nel minor tempo possibile. Ne consegue una strenua lotta a tre: azzurri novaresi, rossoneri e amaranto. Sono i primi due a conseguire la promozione e il Livorno, staccato di una lunghezza, realizzerà l’impresa nella prossima stagione. Oltre al già citato tecnico magiaro, la serie A è dovuta in buona parte all’attaccante Vinicio Viani, autore di 35 reti, record attualmente imbattuto ed irraggiungibile. La Lucchese centra la promozione grazie ad un uragano. Vien da chiedersi cosa influiscano i fattori climatici. In questo caso hanno un’importanza quasi decisiva. Ultima giornata di serie B 1935-36. La classifica dice: Lucchese e Novara punti 46, Livorno punti 45. Tutte le contendenti se la giocano in campo esterno: Novara e Livorno hanno la meglio rispettivamente su Pistoiese e L’Aquila. La Lucchese a sua volta è impegnata a Ferrara contro una Spal obbligata a far risultato onde evitare di retrocedere. Gli estensi vanno in vantaggio quando si scatena un nubifragio che obbliga l’arbitro a sospendere la gara. La stessa viene recuperata 4 giorni dopo e la Lucchese dilaga imponendosi per 4-0. Vita mea mors tua! Promozione per i rossoneri a scapito del Livorno ed estensi costretti a disputare una serie di spareggi-salvezza dai quali vengono condannati alla retrocessione in serie C.

Gioia, ma nello stesso tempo giusti timori per affrontare una serie A sinora sconosciuta. Erbstein rassicura il presidente che l’intelaiatura della squadra è solida. E’ sufficiente soltanto qualche ritocco. Il bomber Vinicio Viani fà ritorno a Firenze. In cambio dalla società viola giungono il difensore Romagnoli, il mediano Bruno Neri e l’attaccante uruguaiano Gringa. Il tecnico ha visto giusto: i rossoneri non patiscono l’impatto con la massima serie ed occupano costantemente posizioni di centro classifica e la punta del massimo rendimento si verifica alla nona giornata quando si raggiunge il quarto posto in graduatoria. Si mettono in evidenza il portiere Olivieri, il cui nome dice tutto; Neri, che a fine stagione è ceduto al Torino, gli attaccanti Andreoli, Coppa ed il giovane Michelini. Questi ultimi sono autori rispettivamente di 13 e 10 reti. Inoltre a riprova del tasso tecnico di questo complesso, Olivieri e Neri esordiscono in azzurro, mentre Marchini fà parte della Nazionale Olimpica che nel 1936 conquista l’oro a Berlino. Nel campionato 1937-38 pur privandosi del forte mediano Neri, la rosa viene ampliata con gli innesti degli attaccanti Azimonti (Torino), del giovanissimo Rosellini proveniente dal vivaio e del mediano Turchi (Ambrosiana). Di questo terzetto il solo Rosellini si mette in bella evidenza. Forse l’eccessiva sicurezza di ripetere le prestazioni della stagione precedente, oppure l’usura dopo quattro anni condotti ad alto livello, fanno sì che i rossoneri patiscano le pene dell’inferno per raggiungere la salvezza. La partenza è più che discreta ma fra la settima e la decima giornata avvengono tre sconfitte consecutive ad opera di Atalanta, Bologna e Liguria che fanno precipitare la squadra in ultima posizione alla pari di Livorno, Napoli ed Atalanta. Tale situazione di crisi prosegue ed al 13° e 14° turno si registrano altri due passi falsi a Bari e nella gara interna con il Genoa in cui si subiscono 4 reti. La squadra non risponde più alle sollecitazioni del tecnico e nonostante le sue indiscusse capacità viene esonerato. Va anche sottolineata la delicata posizione di Erbstein: si è nel 1938, anno in cui entrano in vigore le leggi razziali che mettono gli ebrei ai margini della società e, con questa spada di Damocle puntata, il valido tecnico non è più in grado di svolgere le proprie mansioni con una certa tranquillità. Viene sostituito con il fiumano Vojak, grande attaccante che ha chiuso l’attività di calciatore soltanto l’anno prima nella Lucchese. La situazione è troppo ingarbugliata per migliorare. Dopo poco tempo a Vojak subentra Umberto Caligaris, altro ex campione al quale riesce l’impresa di evitare la retrocessione. E’ una salvezza sofferta, raggiunta non tanto per meriti propri ma per demeriti altrui in quanto Atalanta e Fiorentina, le due retrocesse, hanno deluso in modo clamoroso.

(1 - continua)

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