Che si bofonchia?
Lettere alla Gazzetta Lucchese
Lucchese, una storia lunga un sogno
04/11/2007 17:44
Vladimir Leskur
Nella stagione seguente per problemi di bilancio, il portiere
Olivieri, mondiale del 1938, viene ceduto al Torino e l’assetto della
squadra rimane pressoché invariato. La formazione viene affidata a
Bonino che svolge un buon lavoro portando il gruppo a raggiungere una
posizione di centro classifica alla chiusura del girone di andata.
Tutto lascia pensare ad un torneo condotto sulla falsariga del primo
anno in A. Si verifica, invece, un calo inaspettato. Pur realizzando
soltanto 2 punti in meno rispetto ai 13 della prima parte, si retrocede
senza nessuna ancora di salvezza.
In questo caso sono i livornesi a prendersi la rivincita: pur
chiudendo a pari punti con la Lucchese, si salvano per miglior
differenza reti. Ciò è dovuto in modo particolare perché le altre
concorrenti hanno condotto un ritmo alto in contrasto con quanto
avvenuto nel campionato precedente. Se si analizza la classifica questa
stagione è definibile come la più equilibrata dalla istituzione del
girone unico sino ai giorni nostri: una differenza di soli 18 punti fra
gli estremi della graduatoria.
Si retrocede con il fermo intento di risalire nel giro di breve
tempo. Alla guida del gruppo è subentrato Virginio Rosetta, altro
celebre terzino della Juve pluriscudettata. Alla vigilia della
quart’ultima giornata i rossoneri sono in vetta alla classifica con 1
punto di vantaggio sull’Atalanta. Battendo gli orobici la serie A è
pressoché una realtà, ma anche un pareggio può essere utile. Si
verifica invece uno scivolone casalingo e di conseguenza i bergamaschi
guadagnano la prima posizione. Purtroppo tale passo falso lascia dei
segni nel morale della squadra incappando in altre due sconfitte con
Udinese ed Alessandria. A nulla è servito il bel gioco espresso durante
il campionato e le 21 reti del bomber Di Benedetti. Ad approfittare di
ciò sono i livornesi, i rivali di sempre, che si insediano in seconda
posizione e ottengono la promozione.
Il torneo 1940-41 vede l’austriaco Kutik sulla panchina
rossonera, ma le ferite della trascorsa stagione sono ancora aperte e
non si va oltre un anonimo 10° posto. L’anno seguente l’ingegner Della
Santina lascia la presidenza. Si apre una crisi profonda nell’ambito
societario che porta la squadra alla retrocessione e il club al
fallimento, tant’è che non viene iscritto al campionato di serie C del
1942-43. Nel 1945 la situazione è ancora precaria, ma decisamente
migliore rispetto a tre anni prima. Alberto Fontana è il nuovo
presidente e seguirà le orme di Della Santina. La Lucchese è iscritta
in serie C e dopo aver effettuato tre cambi di allenatore, da Canali a
Bonino quindi a Czing, pur faticosamente, si ottiene la promozione al
maxi-campionato misto di B-C del 1946-47. A questo campionato
partecipano la bellezza di 60 società suddivise in tre gruppi. Soltanto
le prime classificate di ogni singolo girone entreranno nell’èlite del
calcio. Ebbene, i rossoneri guidati dal mitico Aldo Olivieri centrano
tale obiettivo chiudendo con 5 punti di vantaggio sul Padova.
La formazione lucchese è un giusto cocktail di esperienza e
giovinezza. Sono rientrati alcuni di quei giovani che hanno giocato con
Olivieri alle dipendenze di Erbstein quali Coppa, Michelini e Rosellini
che nel frattempo hanno conosciuto la serie A in altre squadre. Inoltre
è da sottolineare l’ottimo inserimento dell’attaccante Ugo Conti,
trentenne, forte delle esperienze con Fiorentina, Livorno e Genoa.
Questa ala sinistra mette a segno 24 reti molte delle quali
determinanti. Ma l’attacco rossonero si identifica anche nelle giocate
e conclusioni di Miniati, Michelini, Giu sti e Rosellini. Il giovane
terzino viareggino Bertuccelli si pone in bella evidenza al punto che
che la Juventus fa una corte spietata a Fontana onde assicurarsi il
giocatore. Se ne parlerà fra qualche anno…
Siamo nel 1947 ed inizia il secondo periodo storico della
Lucchese: Cinque tornei nella serie maggiore di cui uno memorabile e
tanti, tanti giocatori messisi in luce nelle file rossonere. Con una
mossa intelligente il presidente Fontana richiama in seno alla società
Della Santina al fine di meglio operare nell’ambito della serie A.
Olivieri rinuncia a guidare la squadra nella nuova avventura non
sentendosi ancora all’altezza della situazione. La scelta del tecnico
cade sull’ungherese Hajos che a metà campionato viene sostituito da
Giulio Cappelli, futuro dirigente milanista, che a sua volta è rilevato
da Toni Cargnelli. Della compagine che è stata protagonista la passata
stagione rimangono Rosellini, Conti, Michelini, Miniati, Giusti e
Bertuccelli. I nomi nuovo sono il portiere torinista Piani, i difensori
Clocchiati (Milan), Cuscela (Taranto) e Giovannini (Bolzano); i mediani
Mezzadri del Treviso e Salar forte di esperienze in Triestina e Roma..
In una serie A composta da 21 squadre in cui sono previste
quattro retrocessioni, la vita si fà dura per una neo-promossa. Nelle
gare giocate al Sant’Elisa i rossoneri hanno un buon rendimento, ma
fuori dalle mura amiche l’inesperienza è l’ostacolo principale. Si
veleggia sempre fra la quint’ultima e la penultima posizione. Le uniche
due vittorie esterne contro il Milan e il Vicenza, particolarmente
quest’ultima, contribuiscono a dare una piccola scossa alla classifica
ed a far sì di raggiungere quota 36, che equivale a due lunghezze di
margine sulla quart’ultima Salernitana, altra neo-promossa che
retrocede. Si è citato volutamente la Salernitana poiché per coloro che
hanno i capelli bianchi, o gliene sono rimasti pochi come nel mio caso,
si ricorderanno del cosidetto “vianema”, modulo di gioco messo in
pratica da Gipo Viani nella squadra campa na, per poi esser largamente
copiato negli anni ’50 anche da compagini che andavano per la maggiore.
Nel 1948, l’omone Viani approda a Lucca ma non mette in pratica
tale schema in quanto ritiene che i calciatori rossoneri posseggano un
tasso tecnico superiore a quello dei campani e siano portati ad un
gioco più offensivo. Niente di più vero e gli spettatori del Sant’Elisa
assisteranno ad un calcio che si gioca in paradiso. La campagna
acquisti viene condotta con razionalità e fantasia. Viene acquistato il
centravanti Merlin della Salernitana su espressa volontà del tecnico. I
dirigenti rossoneri trattano la cessione di Bertuccelli ma a decorrere
dal futuro torneo. In compenso incamerano una bella cifra ed il
prestito di due atleti: il portiere Viola e la mezzala Magni. Dallo
Spezia giungono il mediano Scarpato e il difensore centrale Nay.
Quest’ultimo sostituisce degnamente te il centromediano Giovannini
ceduto all’Inter per una congrua cifra.
Ma l’opera non è completa. Dal Torino giunge l’attaccante rumeno
Fabian, elemento di classe che in granata non aveva possibilità di
emergere. Quindi è la volta di un altro attaccante: un ragazzino
diciassettenne di nome Bacci, che farà presto parlare di sé, purtroppo
in altri clubs. Si parte alla grande. Quattro vittorie consecutive ed i
rossoneri sono in vetta alla classifica. Al turno successivo la
Lucchese fà visita al Grande Torino. E’ il match clou della giornata.
Il primo tempo si chiude con i toscani in vantaggio di una rete messa a
segno dall’ex Fabian. I granata fanno loro la gara per 2-1, ma debbono
sudare le proverbiali sette camicie per aver la meglio sui validi
avversari che chiudono la gara fra gli applausi del pubblico del Fila.
Ma questa squadra non è un fuoco di paglia. All’undicesima giornata,
dopo tre successi consecutivi ai danni di Juventus, Fiorentina e
Padova, si guadagna nuovamente il vertice della classifica con 1 punto
di vantaggio sul Torino. Quando ormai si comincia a credere nel sogno,
la realtà si fa avanti impietosamente: tre sconfitte consecutive con
passivi pesanti ad opera di Sampdoria (5-0) ed Inter (4-0).
Ridimensionati ma sempre validi sul piano del gioco poi chè si chiude
il girone di andata a quota 25 alla pari di Genoa ed Inter a tre
lunghezze dai granata. Si è volato alto ma per far ciò si sono spese
molte energie e nessuno di questi giocatori ha mai lottato per certi
traguardi. Quest’ultima ipotesi è l’andicap maggiore. Nel girone di
ritorno si realizzano soltanto 13 punti che consentono di chiudere il
campionato all’8° posto. E’ un piazzamento che chiunque avrebbe
ampiamente sottoscritto a stagione iniziata, ma visto alla luce dei
fatti lascia l’amaro in bocca.
(2 - continua)