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Lettere alla Gazzetta Lucchese

Jacopo Di Bugno sul libro di Palmeri Ultras: "La dignità di gente che si fa i chilometri dietro alla propria squadra è uguale, e in molti casi superiore, a quella di chi sta dietro a una scrivania scrivendo articoli"

28/12/2009 11:42

Riceviamo una lettera di Jacopo Di Bugno, tifoso rossonero e imprenditore vinicolo in Argentina, ex giornalista del gruppo Rcs-Corriere della Sera. La pubblichiamo volentieri, anche perché l'autore è una persona che ha sempre dimostrato una considerevole indipendenza di giudizio e, di questi tempi, come in quelli passati, come sempre, non è cosa da poco.

"Aldo, sai quanto ti rispetto e quanto rispetto le idee altrui in generale. Riprendendo con qualche giorno di ritardo un tuo articolo sulla presentazione del libro ULTRAS mi sono dovute alcune puntualizzazioni. Partiamo da quella che più propriamete riguarda l'autore del libro, Andrea Palmeri. Si parla tanto di garantismo, di rieducazione ed inserimento, poi si nega la possibilità a un giovane che si è fatto sei mesi di carcere preventivo, cosa già di per sé inaccettabile in uno stato di diritto, di presentare un libro che parla dei tifosi della Lucchese. Non sono qua a difendere nessuno, ma solo e semplicemente un concetto, già espresso in una mia precedente e-mail al proposito: la libertà d'espressione deve valere per tutti, nessuno escluso. E siccome sono pronto a difendere anche quella di chi ha ucciso (avevo fatto gli esempi di Fioravanti, Mambro, Balzerani, Segio etc.) di venire ospitato quotidianamente a parlare in strutture pubbliche, non vedo perché non si dovrebbe fare lo stesso nei confronti di Palmeri. Non esiste una presentazione di un libro senza il suo autore quindi Palmeri aveva tutto il diritto di esserci. E non esiste una presentazione di un libro blindato da uno spiegamento incredibile di forze dell'ordine che, come dici tu, è stato "tanto robusto quanto inutile" (credo, senza timore di smentita, che sarebbe stato meglio mettere a disposizione il personale di polizia, carabinieri etc, sulle strade invase dal ghiaccio). Per quanto riguarda la presentazione, avvenuta al centro Sandro Vignini a cui ho partecipato direttamente (a proposito: perché i giornalisti, praticamente, non c'erano?), devo dirti che è stata l'occasione di rivedere persone con cui si è condiviso chilometri e gradoni, gioie e soprattutto delusioni, sorrisi e pianti, qualche manganellata e tanti abbracci... E' stato davvero un bel momento che dovrebbe far riflettere tutti, a partire dal sottoscritto: possibile che Lucca sia l'unica piazza d'Italia (e forse d'Europa) in cui non esiste più un movimento ultras? La risposta è no, anche e soprattutto dopo essermi reso conto una volta di più, anche grazie alla presentazione del libro, del gran potenziale umano che ci sarebbe. Sì, "perfino gli Ultras del libro di Palmeri e lo stesso autore, finiscono per assurgere a personaggi di spessore a dispetto di ogni procedimento penale che possono aver subìto", come, prendendoci un po' in giro, ci definisci tu. E qui arriva il punto centrale della mia riflessione di persona che è stata prima ultras e poi giornalista. Aldo, credimi, spesso, molto spesso, la dignità di gente che si fa i chilometri dietro alla propria squadra è uguale e in molti casi superiore a quella di chi sta dietro a una scrivania scrivendo articoli. Con tutto il rispetto possibile di ex collega e, almeno lo spero, attuale amico"

Iacopo Di Bugno

"Caro Jacopo volentieri pubblichiamo la tua lettera. I motivi li abbiamo già anticipati nella brevissima introduzione al tuo scritto. Quello che dici mi trova d'accordo, l'unica cosa su cui mi sento distante, è che io non sono un garantista come lo si intende oggi, bensì una persona che non prova particolare compassione per chi sbaglia quanto, piuttosto, per chi subisce. Più per la vittima che, scusami, per il colpevole. Il problema dell'attuale stato di diritto (troppo diritto, poco, pochissimo stato), è proprio questo: si tutelano i diritti del singolo, anche se assassino, anche se pericoloso per la società, ma non si tutela la collettività perché, apparentemente, indistinta rispetto al colpevole che è sempre uno e, quindi, facilmente individuabile; ciò non toglie che avrei permesso a Andrea Palmeri di presentare il suo libro non foss'altro perché, così facendo, avrei evitato di farne un... martire, cosa che, perdonami, assolutamente non è".

Aldo Grandi

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