Che si bofonchia?
Lettere alla Gazzetta Lucchese
Luca Tronchetti: "Il futuro è rossonero, ecco perché c'è da essere ottimisti"
12/01/2010 20:09
Esattamente come la scorsa stagione. La Lucchese nelle
prossime quattro partite può davvero fare il vuoto e avviarsi a vincere
il suo secondo campionato consecutivo. Nella storia rossonera era
accaduto soltanto nell'immediato dopoguerra. Dalla C alla B nella
stagione 1945-46, dalla B alla A nell'annata calcistica 1946-47 con
alla guida della società il costruttore Della Santina. L'uomo che
realizzò lo stadio Porta Elisa inaugurato ufficialmente dalle autorità
nel gennaio 1935.
E proprio un altro imprenditore edile, anche
lui lucchese, oggi al timone del club ultracentenario: Giuliano
Giuliani. Corsi e ricorsi storici. Al di là dell'impressionante serie
di coincidenze ad oggi c'è da essere più che soddisfatti per quanto ha
fatto la Lucchese del nuovo corso. Dalla proprietà, alla conduzione
tecnica, alla squadra. Poche parole, tanti fatti. Lavorare a testa
bassa e senza buttare i soldi dalla finestra. Con il tandem
Giovannini-Favarin, che qualcuno all'inizio dell'avventura aveva
criticato soltanto perché non amavano la luce dei riflettori e non
aveva trascorsi nobili, gli sportivi possono dormire sonni tranquilli.
A
partire dalla scelta dei calciatori. Che prima devono essere uomini e
fare gruppo. Niente prime donne, niente giocatori di nome che scendono
di categoria per il vil denaro e non hanno più stimoli. Soltanto gente
che ha fame, che sa stare al suo posto, che si accontenta di quello che
passa il convento, ma che sa bene di poter contare su una società
affidabile che non li lascerà a piedi e che a fine mese farà ciò che si
deve fare tra persone serie e corrette.
Il bilancio come il
credo del vangelo. Guai a fare il passo più lungo della gamba. Facendo
i debiti scongiuri se la Lucchese a partire dal derby odierno con il
Poggibonsi nelle prossime 4 gare conquista 10 punti nemmeno l'unico
antagonista rimasto - il Prato - potrà fermarla. Consentendo così a
Paolo Giovannini di programmare. Partendo in vantaggio sugli altri
nella prossima stagione in Prima Divisione.
Intendiamoci:
sarebbe assurdo pensare a un'altra promozione di fila. Serve un anno di
assestamento. Una stagione di transizione per mettere solide basi in
grado poi di consentire l'atteso ritorno tra i cadetti, il brodo
primordiale per la Lucchese. Per disputare un tranquillo torneo nell'ex
C1 non sono necessarie spese folli. Basta confermare 12-13 elementi
dell'attuale organico e prenderne altri 7-8 - tra giovani provenienti
dalle Primavera di serie A e giocatori di C1 o di B - per galleggiare
tranquillamente tra il 6 e il 10 posto senza mai piombare nella zona
playout.
Sarà importante invece migliorare il settore
giovanile, linfa vitale per le squadre di provincia. Empoli, Cesena,
Chievo, Atalanta, Reggina, Lecce, sono rimaste per oltre 15 nel calcio
che conta proprio perché hanno saputo valorizzare al massimo i vivai.
Lanciando ogni anno uno-due calciatori appetiti dai maggiori club e in
grado di portare denaro fresco nelle casse sociali. Una politica che
nell'era Maestrelli grazie all'intuito di gente come il compianto
Alessandro Bianchi e Gianfranco Luporini (ma vorrei aggiungere anche
Paolo Baldi) è stata redditizia e foriera di piccoli campioncini: da
Baldini a Rossi a Vannucchi, tanto per citare i più noti. Con un
settore giovanile in grado di attrarre i migliori talenti della
provincia, ma anche dell'intera Toscana e di altre zone d'Italia, ogni
traguardo possibile. Occorre per lavorare con serietà e serenità.
In
una parola: programmare il futuro. Gli uomini adatti ci sono. Basta non
essere troppo impazienti e non pensare di poter vincere sempre. Nella
speranza che domani lo stadio torni a riempiersi di famiglie, di
bambini in festa, di giovani e anziani animati dalla stessa passione
per i colori rossoneri.
Luca Tronchetti - Il Tirreno