Leviamo i ganzi di loggia

Il punto di Aldo Grandi

Giusti, il diplomatico che ha perso la pazienza

05/10/2007 07:31

 

Aldo Grandi - La Nazione

Chi scrive, in un recente passato, in occasione del suo ingresso alla Lucchese nelle vesti, ufficiose se non ancora ufficiali, di direttore sportivo, ebbe a parlare di Silvio Giusti come di un abile tessitore di ragnatele, intendendo con ciò riferirsi alla capacità dell’ex centrocampista rossonero di saper aspettare il momento giusto per muoversi e ghermire la preda. Lui, dopo aver letto la definizione, se ne risentì un poco e, probabilmente, non aveva tutti i torti. Anche se, ad essere onesti, quel tessitore di ragnatele era più un complimento alle capacità dell’uomo che non una critica o, peggio ancora, un’offesa. Sono passati diversi mesi da allora, settimane nel corso delle quali Silvio Giusti ha lavorato come un dannato, per lo più disinteressatamente, facendo, cioè, l’interesse del suo datore di lavoro, la Lucchese che altro non è se non il presidente di turno. Il neo diesse ha dimostrato di essere tagliato per il ruolo che gli è stato affidato, addirittura, come ha detto Piero Braglia, sembra nato per fare questo mestiere. Un diplomatico, senza dubbio, che cerca sempre di tenere la barca pari per evitare marosi troppo alti e forti su una fiancata o sull’altra. Un uomo che sa di calcio per averlo giocato e per esserci stato in mezzo anche con incarichi diversi. Un ragazzo che cerca di essere disponibile con tutti, di rispondere a tutti, di collaborare con tutti, ma che non arriva mai al servilismo, che sa bacchettare quando c’è da farlo, che, soprattutto, sa arrabbiarsi quando ce n’è bisogno e che mal tollera di essere preso per il didietro. Chi lo conosce, dunque, si è reso subito conto che in questi ultimi giorni la marea stava montando. Proprio lui, che in passato aveva fatto di tutto per stemperare i toni, che aveva smorzato sul nascere le polemiche, tagliato corto sulle proteste del presidente in merito a certi atteggiamenti dei mezzi di informazione, ha rotto gli argini applicando rigidamente le ferree disposizioni di Fouzi Hadj in merito all’accesso in sala stampa di alcuni giornalisti. E li ha rotti come sa, osservando prima, valutando poi, sparando infine su chi, a suo giudizio, non vuol bene alla Lucchese. Beninteso. Giusti, in questa avventura, si sta giocando non solo o non soltanto i soldi, non solamente la propria reputazione, ma anche il futuro come direttore sportivo. Un’occasione e una chance che non può permettersi di sbagliare. Lo sa lui, lo sa Braglia, lo sa Hadj. I suoi ultimi sfoghi lasciano intendere che il leone del centrocampo rossonero di dieci anni fa è pronto a ruggire e, se necessario, anche a mordere, a costo di proteggere con le unghie e con i denti la sua creatura. Sua, ovviamente, in senso metaforico, visto che la Lucchese, come ha spesso spiegato, non è di nessuno se non della città. Abbiamo conosciuto un volto di Silvio Giusti che non conoscevamo, l’espressione adirata e dura di chi non è disposto a scendere a compromessi con chicchessia, almeno su questioni di principio come queste. Vedremo se sarà di parola e se riuscirà a tenere fede ai propositi che hanno animato il suo insediamento. Per il momento è chiaro che, per lui, i nemici della società sono anche i suoi nemici.

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