Leviamo i ganzi di loggia

Il punto di Aldo Grandi

Guardare alla quinta in classifica, non alla prima. E non mollare mai

12/10/2007 12:58

 

'Io guardo la quinta in classifica, non la prima'. Queste semplici, ma essenziali, parole, non le ha pronunciate né Piero Braglia, né Silvio Giusti, né Fouzi Hadj. E non perché, magari, non le pensino, ma, probabilmente, perché non è venuta fuori l'occasione giusta per ribadirle. Le ha dette, invece, un tifoso rossonero che ieri pomeriggio era al campo dell'Acquedotto per assistere all'amichevole della Lucchese contro il Quarrata. E a pensarci bene è la pura e semplice verità. Le sconfitte con Salernitana e Sanbenedettese, le espulsioni a pioggia, i gol a singhiozzo e gli attaccanti a secco hanno generato un clima di sfiducia attorno ai colori rossoneri che è bene eliminare sin da subito. Qui, a tutti, devono essere chiare alcune cose: si va fino in fondo, costi quel che costi, con Piero Braglia; c'è tutto il tempo per recuperare visto che l'anno passato, nonostante le rinomate vicissitudini, fino all'ultimo la Lucchese è stata in corsa per i play-off; quindi bando al disfattismo e avanti con entusiasmo. I risultati, prima o poi, arriveranno, facciamoci, piuttosto, trovare pronti per accoglierli. Domenica arriva il Gallipoli di Di Gennaro, Correa e Monticciolo: forse la gara peggiore nel momento peggiore. Per tanti motivi. Per i colori rossoneri l'unica ricetta possibile è quella di scendere in campo senza paura, grintosi, aggressivi quanto basta, consapevoli delle proprie possibilità e potenzialità. Tutti coloro che hanno la fortuna di giocare con la maglia della Lucchese in questo torneo, ora devono dimostrare di meritarsi maglia e rispetto. Sia chiaro che, quest'anno, non ci saranno né scuse né alibi come è accaduto in passato. Chi va in campo deve pensare solo e soltanto a giocare. E a vincere. Se qualcuno si sente appagato o pensa di essere venuto a fare una scampagnata, è meglio che si dia una mossa. E anche piuttosto robusta. Quanto alla società, che faccia il suo dovere, fino in fondo: da Silvio Giusti a Fouzi Hadj. Non ci interessa se hanno venduto Di Gennaro perché non lo avevano più simpatico, perché avevano bisogno di soldi o perché hanno ritenuto giusto e ottimale spedirlo da qualche altra parte in cerca di nuovi stimoli. Il passato non conta. Quello che è importante è il presente. I rimpianti servono solo a frenare le potenzialità di una squadra e di una società, ammesso che li abbiano. La gente sta con Braglia e con il presidente. Quest'ultimo ha speso oltre dodici milioni di euro per portare la Lucchese in serie B. Non c'è ancora riuscito ed è anche vero che non glielo ha certo ordinato il dottore. Comunque sia se Fouzi Hadj ha scelto di rilanciare, sappia che non sta scritto da nessuna parte che al terzo tentativo debba, per forza, centrare l'obiettivo. Tutt'altro. Ma se ha scelto di portare avanti il suo progetto, lo faccia con la più ampia delle convinzioni, perché non c'è niente di peggio che restare in mezzo al guado. L'indecisione è sempre fatale, soprattutto se prolungata nel tempo. Si perda o si vinca, si centrino o meno i play-off, Fouzi Hadj non può permettersi il lusso di abbandonare le cose a metà, così come la città non può permettersi di non sostenere la squadra e la società in questo momento così difficile. Solo l'unità di intenti, soltanto l'amore per i colori rossoneri, solamente la volontà, comune, di non mollare possono tirare fuori questo gruppo dalle sabbie mobili in cui è finito. A ognuno la sua parte: si sappia, però, che chi sbaglierà dovrà, alla fine, renderne conto.

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